Testimone di un massacro

Di Paolo Borruso

15 Dic 2022

Testimone di un massacro

Ed eccoci di nuovo, con un nuovo libro della Guerini e Associati, scritto da Paolo Borruso, professore associato di storia contemporanea presso la Cattolica di Milano, quindi non parliamo di un qualche autore improvvisato, ma di una figura che ha una sua certa autorità nel contesto storico.

Intanto vi metto anche la versione su Instagram, che piace sempre.

Ma di che tratta questo libro?
Nel maggio 1937, al santuario di Debre Libanos, antico centro del cristianesimo etiopico, si scriveva una delle più cupe pagine nella storia del colonialismo italiano: a pochi mesi dalla strage di Addis Abeba, il viceré di Etiopia Rodolfo Graziani dava ordine di uccidere circa duemila persone, tra monaci e fedeli del villaggio, ritenute coinvolte nell’attentato subito dal gerarca il 19 febbraio. Un massacro premeditato, apice di una complessa strategia repressiva della resistenza etiopica, con cui il fascismo svelò un volto totalitario pienamente realizzato.
In questo scenario, il diario di Attilio Joannas, sottotenente del corpo degli Alpini in missione in Etiopia in quel tragico anno, diventa un tassello fondamentale per la ricostruzione di un evento rimosso dalla memoria storica nazionale. Per la prima volta la vicenda è narrata direttamente in un documento privato, che va ad affiancarsi alle fonti ufficiali e alle testimonianze orali come prova del più grave crimine di guerra autorizzato dai comandi militari italiani.

Testimone di un massacro

La storia ci viene raccontata sotto una duplice lettura e troviamo la figura di Attilio Joannas, Sottotenente degli Alpini in Etiopia, che assiste e testimonia quello che accade a Debra Libanòs a maggio del 1937, ossia la devastazione attuata dalle truppe coloniale al comando del Generale Maletti (su ordine del Vicerè d’Etiopia Graziani) nei confronti della Chiesa Ortodossa Copta. Devastazione volta alla repressione che, persino per Rochat, è stato solo l’ennesimo fallimento di una conquista basata sul regime del terrore.

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Borruso, in una prima chiave di lettura più analitica e quasi giornalistica, in cui naviga tra due fronti, quello della storia e quello della memoria, che come sappiamo hanno due punti di vista differenti, quello oggettivo e quello soggettivo. La seconda chiave di lettura invece più giornalistica, o investigativa volendo, in cui il diario di Attilio Joannas viene accostato alle fonti e alle testimonianze di cui sopra, donando al lettore ben tre diverse strade da percorrere per arrivare alla stessa riflessione, al difficile e orrendo rapporto tra guerra e ideologia.

Sicuramente una lettura interessante, impegnata e capace di coinvolgere il lettore, dal curioso all’appassionato di storia.
Per altre recensioni dei libri di Guerini ed Associati, vi invito a leggere la recensione del libro di Carlo Nordio.


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