STAR WARS: I DUE VOLTI DELLA RIBELLIONE – N-Files

STAR WARS: I DUE VOLTI DELLA RIBELLIONE

Manuel Enrico 7 Feb 2017

Guardando Star Wars ho sempre pensato che ci fosse una sostanziale differenza fra Alleanza Ribelle e Impero, un confine netto tra i deu schieramenti che li rendeva facilmente distinguibile: l’approccio al nemico. L’Impero è da sempre spietato, non si pone limiti nel perseguire il proprio obiettivo, incarnando perfettamente il ruolo del villain, mentre i Ribelli cercano di mantenere una visione più ‘da buoni’, cercando di non scendere al livello di Palpatine.

Questa filosofia ha segnato il mio legame con Star Wars per tutti questi anni, almeno fino all’uscita di Rogue One, la pellicola spin-off che mostra il lato brutale e sporco della guerra civile galattica; ammettiamolo, con il film di Edwards il tono della saga si incupisce, mette in mostra lati sconosciuti e mai immaginati prima. A riprova di questa valutazione, basta analizzare il personaggio che più di ogni altro sembra essere l’incarnazione di questa nuova visione: Cassian Andor.


LA VISIONE DELLA RIBELLIONE DI ROGUE ONE SEMBRA NON ACCORDARSI AI BUONI DELLA SAGA DI STAR WARS, EPPURE ESISTE UNA SPIEGAZIONE 


Fin dall’inizio della lavorazione di Star Wars, nella mente di Lucas l’idea di una divisione netta dell’animo degli schieramenti era ben marcata: Impero cattivo, Alleanza Ribelli buoni. In ogni evento, questa dicotomia doveva essere ben evidente e così è stato fino al 2012, anno in cui LucasFilms passa sotto il controllo del colosso del male, la Disney. Con la creazione dello Story Group, il team che si occupa del controllo sulla storia e i personaggi di Star Wars, sono iniziate a comparire zone grigie, con nomi come Thane Kyrrel o Ciena Ree, che sembravano indicare come anche all’interno della compagine imperiale ci fossero delle personalità non del tutto negative, rispondendo a due domande: Perché qualcuno dovrebbe unirsi all’Impero? Tutti gli ufficiali imperiali sono cattivi?

Ovviamente, anche all’interno dell’Allenza Ribelle sarebbero dovuto comparire simili diversificazioni, come lasciava intendere la presenza simil-partigiano di Saw Gerrera, personaggi che mostra un animo decisamente poco in linea con i dettami dell’Alleanza ‘tradizionali’ (e in Rogue One vediamo come la sua dottrina da guerriglia venga mal accolta dai ribelli).

Il vero esempio di zona oscura nei ribelli è però il già citato Cassian Andor. Pensiamoci un attimo, quando conosciamo Cassian la prima cosa che gli vediamo fare è uccidere un informatore, Tivik, solo per evitare che finisca nelle mani degli Imperiali. Inizialmente può sembrare un’azione senza cuore e da cattivo, ma se applichiamo la logica l’esito è diverso: Tivik è ferito, non riuscirebbe a fuggire, sembra già abbastanza instabile e non avrebbe mai retto un interrogatorio. Un certo alieno dalle orecchie a punta direbbe “Gli interssi dei molti vanno gli interessi dei pochi“. Cassian agisce con la mentalità di un operativo che deve proteggere un segreto più grande, la Ribellione, e quindi sacrificare le pedine più deboli.

Stando a quanto riportato dallo stesso Cassian nel suo rapporto (estratto da Rogue One: Rebel Dossier di Jason Fry):

Prima che potessi scoprire altro, degli stromtroopers ci avvicinarono. Stavano chiaramente cercando Tivik; ho eliminato gli stormtroopers e neutralizzato Tivik per impedirne la cattura da parte degli Imperiali

Ora, non so voi, ma mi sarei aspettato che un Ribelle tentasse di tutto pur di salvare il povero Tivik. Eppure, la reazione di Cassian è decisamente più logica e pratica; teniamo presente che sono decenni che gli operativi ribelli affrontano l’Impero, hanno visto morire compagni e la difesa della loro ribellione è la linea guida di ogni azione. La percezione di ‘tradimento’ rispetto alla nostra idea della Ribellione è figlia del nostro esser cresciuti con una visione quasi naif di questa guerra galattica, con una netta distinzione tra bene e male, Ribelli ed Imperiali.

A privarci di questa illusione arriva proprio Cassian, il perfetto esempio di figlio del suo tempo!

Cassian nasce su Fest nel 26 BBY (Before Battle of Yavin). A sei anni si unisce a una cella di insorti spalleggiata dai Separatisti, combattendo tirando rocce bottiglie contro i camminatori della Repubblica e soldati cloni; si pensa che si sia unito ai Separatisti dopo che il padre venne ucciso durante una protesta contro la militarizzazione della Repubblica (quindi probabilmente dopo Episodio II: L’attacco dei cloni), quindi Cassian fu a tutti gli effetti un soldato bambino. Con la fine della Repubblica e la nascita dell’Impero, Andor venne reclutato dal generale Davits Draven, che lo addestrò come operativo dell’intelligence. Sempre Rogue One: Rebel Dossier ci rivela l’opinione che avevano di lui Davits e Mon Mothma.

Draven:

Il capitano Andor è uno dei migliori genti dell’Intelligene Ribelle. È un ottimo combattente sul campo, capace di gestire missioni che vanno dalla ricognizione e infiltrazione fino a sabotaggio ed assassinio. Il capitano Andor è anche capace nel raccogliere informazioni e capire cosa indichin, senza dover fare rapporto alla base per supporto o elaborazione. Il capitano Andor ha lavorato con i ribelli sin da bambino; non è un’esagerazione dire che siamo la sua famiglia: è assolutamente leale alla causa ribelle e farebbe di tutto pur di raggiungere i nostri obiettivi

Mon Mothma

“...non ho mai dubitato delle abilità del Capitano Andor o la sua dedizione al movimento ribelle. É davvero uno dei nostri migliori e più abili (operativi), e mi fido delle sue valutazioni nelle missioni. Mi preoccupo per lui, comunque. Capisco che il nostro movimento per sopravvivere neccesita di, uomini e donne coraggiose che devono fare cose terribili di cui preferiremmo non parlare. Ma cosa accade in seguito a queste persone? Li stiamo aiutando a sufficienza per convivere con ciò che hanno fatto? Li incoraggiamo quando si sentono colpevoli? Li confortiamo quando non riescono a dormire? E ci accorgiamo quando smettono di sentirsi colpevoli? Quando smettono di perdere il sonno?”

Detto chiaramente, Cassian per i Ribelli diventa anche un assassino. Secondo quando detto da Pablo Hidalgo nel suo The Ultimate Visual Guide, oltre ad essere un operativo e un reclutatore (con il nome in codice Fulcrum), Cassian porta con sé una pillola da suicidio, nascosta nel suo transponder di identificazione personale, a dimostrazione che crede a tal punto nella causa da esser pronto a sacrificarsi. Sempre grazie ai Rebel Dossier e Rogue One, scopriamo che la missione di Cassian era quella di verificare le informazioni di Bodhi Rooks e recuperare Galen Erso, sotto il comando di Draven, il quale cambia anche drasticamente le regole d’ingaggio della missione; quello che stupisce sono i repentini dilemmi morali di Cassian, che inizia a dubitare del suo ruolo in questa missione, oltre che di tutto il suo percorso come spia.

Da notare anche come sembri diversa Mon Mothma, come se avesse deciso di accettare il lavoro oscuro dietro al Ribellione, preparandosi non solo alla guerra in campo aperto, ma anche a compiere azioni disdicevoli ed immorali per il bene superiore della causa, quasi un contrasto con la figura pacifista, democratica e poco propensa alla guerra vista nel resto delle pellicole di Star Wars. Considerando la tipologia di leadership della Ribellione in questo momento (un generale che ordina assassinii e una guida moderata che accetta queste scelte come necessità) viene da chiedersi come mia ci sia una certa ostilità nei confronti di Saw Gerrera e nei suoi metodi. La spiegazione è forse che stiamo assistendo alla nascita di quella Ribellione che abbiamo conosciuto, che in Rogue One appare più come un gruppo di sopravvissuti guerrieri che cerca di combattere un regime oppressivo, uniti nel fine ultimo ma ancora incapaci di concertare un’azione comune, secondo un modus operandi condiviso. La leadership ribelle è composta da elementi militari e civili, i secondi spesso rimasugli del vecchio corpo legislativo della Repubblica, più propensi a seguire una linea di dialogo con l’Impero, mentre gli esponenti militari sono più convinti di una necessaria violenza.

Il messaggio che arriva da Rogue One è che spesso le vere rivoluzioni partono dal basso. La scena in cui Jyn incita i capi dei ribelli è il punto focale emotivo della pellicola, il momento in cui viene concretizzato il ruolo non solo militare ma anche morale della Ribellione. Diventa evidente che la Ribellione non può essere un’accozzaglia di guerriglieri che colpisce in modo scoordinato e senza una linea morale, ma che deve necessariamente incarnare un ideale, tenere presente che il fine non deve giustificare i mezzi, ma essere il traguardo a cui ambire. È il momento in cui Cassian sente il peso delle sue azioni, vede nelle parole di Jyn Erso quella linea guida che sente come la sua occasione di riscatto.

Nella novelizzazione di Rogue One scritta da Alexander Free, Mon Mothma dice di Jyn

Mi rincresce dire che ho incontrato solo due volte Jyn Erso. Dire che la conoscevo bene sarebbe come insultare la giovane donna il cui fervore ha infiammato tante persone. Giusto per parlare, indicare solo il suo effetto sul movimento- tenendo presente l’unrisi della Ribellione e la nostra trasformazione da una coalizione approssimata in una nazione unita- sarebbe ridondante e irrispettoso.”

Le parole di Jyn indicano come l’Alleanza Ribelle non poteva più accettare di assassinare gente, di non considerare le conseguenze delle proprie azioni sulla popolazione, con la loro crescente influenza sullo scacchiere sociale della galassia. Possiamo intuire che l’approccio di Draven sia stato accantonato in seguito dalla Ribellione, facendo sì che operativi come Cassian non siano più stati utilizzati; mi piace pensare che le parole di Jyn siano state incarnate nella scelta di Cassian e dei suoi compagni nel voler cambiare il loro modo di contribuire in maniera più dignitosa alla causa ribelle, una volontà incarnata nel discorso di Andor prima della partenza per Scarif e nel suo sacrificio ultimo per completare la missione. Rogue One ci mostra inziailmente una Ribellione spietata e crudele, ma tramite Jyn e la metamorfosi di Cassian assistiamo anche ad una trasformazione del movimento stesso, un passaggio che vede come primo volto della Ribellione lo sguardo cupo e disilluso di Cassian, che poi si trasforma nel sorriso e nella speranza che campeggiano sul bel volto di Leia.

D’altronde, dai momenti più bui a volte può nascere una nuova speranza.

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