IL FANTASTICO MONDO DEI MANGA prima parte – N-Files

Davide Fia 19 Ott 2016

Discussioni, sempre discussioni… eh già! Il mondo dei fumetti fa accendere sempre gli animi, dai più pacati ai più incisivi, si lotta sempre per chi ha il fumetto più bello o per chi è più fan di qualcosa. In tutto questo la differenza che, negli anni, è stata sempre più marcata tra Sol Levante e Sol Ponente, non ha di certo aiutato. Per la maggior parte delle persone che sono fan sfegatati del Giappone e dei manga, e per la maggior parte di quelli sfegatati per le produzioni occidentali: i manga sono diventati i nemici dei fumetti e viceversa. Il pensiero infatti è: << Ma sono due cose diverse!>>, <<Non dire fumetto, bestemmiatore! Si chiama manga>> <<Non provare a mischiare i miei fumetti della Marvel con quelle porcherie otaku, che non sono fumetti>> ……maaaaa…… WTF??

Proprio così, i fumetti sono diventati quelle narrazioni grafiche che appartengono all’occidente e i manga stesso discorso ma per l’oriente, non finisce qui. La differenza è stata così tanto marcata, che non è più possibile mettere a confronto due fan, poiché affronteranno la questione sempre e comunque su due piani diversi, alla maniacale e quasi isterica ricerca di ciò che li rende i “migliori”. Spesso gli scogli più duri, per così dire, sono i puristi del manga, che sono così selettivi e poco aperti al dialogo che Hitler in confronto sembrerebbe una ragazzina impaurita dalla vita. C’è da dire che, neanche la controparte, è proprio mansueta.


DUE “SOLI” MA CHE BRILLANO ALLO STESSO MODO, DUE “SOLI” MA CHE CAMMINANO INSIEME


I fumetti sono manga e i manga sono fumetti!! (infarto istantaneo per un sacco di persone) Il termine “manga” in giapponese significa proprio fumetto, infatti è usato per riferirsi ai fumetti di qualsiasi tipo e genere, invece nel resto del mondo è diventato indicativo di ciò che proviene dal Giappone. Nasce, evidentemente, da qui la diatriba. Se per noi manga ha assunto, erroneamente, un significato specifico in Giappone non lo ha. Qualsiasi fumetto di qualsiasi genere o provenienza, target o tematica: si chiama manga. Come ha riassunto con grande semplicità la mangaka Keiko Ichiguchi<<Fumetto e manga sono uguali, i fumetti sono fumetti. Si vuole distinguere il manga, però il manga è fumetto: lo stile è soltanto un po’ diverso, però io non trovo tanta distanza.>> Fixato (Looool gioco di parole op!) il concetto più volte, a beneficio della chiarezza, addentriamoci meglio in questo mondo.

In Europa la connotazione attribuita al fumetto è sempre stata legata a qualcosa di infantile, targettizzata per bambini e ragazzi. I manga, date le loro rappresentazioni spesso infantili, con occhi grandi e lucenti, o con protagonisti per lo più ragazzini e/o adolescenti, hanno creato molto più caos nel corso degli anni su cosa fosse per grandi e cosa per bambini. In realtà questo particolare tratto, non è sempre esistito all’interno della cultura manga giapponese, è stato infatti Osamu Tetsuka ad introdurlo. Il “dio dei manga” infatti, molto ispirato dalle prime opere di Walt Disney, introduce occhi grandi e lucenti nei suoi personaggi e tratti molto morbidi. Per “Jungle Taitei”, che da noi arriverà col nome “Kimba, Il Leone Bianco”, Tetsuka disse di essersi ispirato a Bambi.

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All’uscita del Re Leone la Disney, ammise di essersi ispirata all’opera di Kimba del famoso mangaka. Questo fa capire come occidente e oriente, nonostante siano due “Soli”, possano realizzare grandi cose assieme. Tuttavia, al giorno d’oggi lo stile dei fumetti giapponesi è cambiato parecchio, si è evoluto, quindi numerose sono le pubblicazioni ed altrettanto numerosi sono gli stili diversi di ogni manga. Le differenze più marcate tra occidente e oriente stanno più che altro nella regia, nell’impaginazione e nel tipo di narrazione adottata. Quello che noi chiamiamo manga, che per i nipponici è semplicemente il fumetto ha uno schema di impaginazione (chiamato anche gabbia) che differisce di molto rispetto ai nostri canoni.

Decisamente più larga rispetto alla nostra (dimensioni 180 mm x 270 mm); utilizza un formato standard che è il B4 (257 mm x 364 mm) per la produzione di volumi professionali, invece per le doujinshi (riviste piccole ed indipendenti) un formato A4 (210 mm x 297 mm). In occidente il fumetto è mediamente prodotto su un più ampio formato, di solito A3 o più grande. Lo schema narrativo, o gabbia di narrazione differisce per il numero di segmenti esposti. I nostri fumetti hanno gabbie con mediamente 12 riquadri, quello giapponese sviluppa la narrazione con 6/8 riquadri, avvicinandosi ai 12 solo in determinate scene che possiamo trovare soprattutto in alcuni generi Shonen.

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La lettura dei manga è fatta in maniera contraria alla nostra, si parte dall’ultima pagina per arrivare alla prima, la rilegatura del fumetto rimane sulla destra del lettore e il resto alla sinistra. Le vignette,vanno lette in egual modo da destra verso sinistra e, all’interno della pagina, in ordine dall’alto verso il basso. Negli anni sono cambiate alcune cose per quanto riguarda la disposizione delle vignette. Da quelle verticali nella prima metà del ‘900 a quelle orizzontali post anni ’40. L’approdo delle vignette aperte, quelle che più si distanziano da quelle occidentali, ha permesso ai mangaka di portare il lettore passo passo nelle pagine successive, con un armonioso cambio pagina che non tronca mai le scene più importanti e valorizza ogni vicenda al suo interno. Altra differenza presente nei manga che non è presente nella maggior parte degli altri stili fumettistici, è la centralità che viene data all’atmosfera e quindi all’ambientazione del racconto, alle emozioni che investono i protagonisti dei racconti e per ultimo un elemento fondamentale: l’introspezione dei personaggi principali e secondari. La pubblicazione in senso stretto è fatta sempre in bianco e nero, poiché i manga sono incorporati in riviste specializzate o apposite sezione di riviste più generiche. Usando il bianco e nero stampano una sola volta le pagine, riducendo così gli elevati costi iniziali.

I colori arrivano solo sulle serie di successo e direttamente in edizioni speciali o in prime pagine di determinati volumi, per farne risaltare un colpo di scena. Altro fattore fondamentale: la pubblicazione dipende esclusivamente dal pubblico. Se la prima pubblicazione in anteprima su una rivista non va bene a livello di pubblico, viene fermata immediatamente la produzione. Se invece si meritano l’approvazione del pubblico, saranno poi stampate a parte, nella forma di albi monografici, la cui qualità sarà più elevata e i capitoli verranno raccolti in Tankobon. Queste raccolte di differenziano per 3 formati: B6 ( 12,5 cm x 18 cm), A5 ( 15 cm x 21 cm) e B5 ( 18 cm × 25 cm). I manga si differenziano, per target: ogni target infatti sviluppa alcune caratteristiche e peculiarità, che fanno da base per tutti i manga dello stesso target. Ognuno di questi target ha inoltre dei sottogeneri, che rendono più facile identificarne la tipologia. Ma di questo ne parleremo la settimana prossima nella seconda parte, quindi #staytuned.

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