“Cicatrici” è il titolo della raccolta di poesie della livornese Irene Stella
Prima di capire il modo per recensire questo libro, occorre a mio avviso ragionare su quello che è oggi la poesia, una delle forme d’arte più nobili ed abusate, ove il filo divisorio tra pensiero frivolo e metaforico e capolavoro è spesso soggettivo e molto debole.
Il primo pensiero che mi viene in mente, per questa recensione, è cercare di capire, per l’appunto, cosa si cerca oggi dalla poesia, e quanto è importante o meno la presenza dei rigidi schemi che abbiamo studiato al liceo.
Quindi mi chiedo, è possibile apprezzare la poesia, quando mancano terzine, rime e tutti gli schemi che conosciamo? Se per voi la risposta è no, potete anche chiudere questa recensione.
Se invece è sì, potete continuare a leggere; alla luce di quanto premesso, è opportuna una breve premessa, necessaria per una giusta comprensione del testo: Irene Stella non ha scritto o redatto Cicatrici, al contrario, sono tutte poesie che sono iniziate a nascere a 16 anni, e proseguendo durante la sua vita, hanno si sono pubblicate a 23.
Questa premessa vuole rappresentare un fatto singolare, che allo scrivente è piaciuto abbastanza, e ve lo spiegherò dopo la pausa video.
Le poesie non sono poesie che seguono una metrica ben precisa, e non sono neanche poesie che si attengono ad alcuni canoni classici, ma sono pensieri ferali e delicati messi sulla carta, e questo impulso si percepisce già dalle prime pagine, ma non è tutto. Irene cresce, matura, cambia, e questo si nota non solo dallo stile con cui si approccia alla scrittura, ma anche con i pensieri che delle volte cambiano, ed è forse la cosa più interessante.
Leggere questa raccolta come se fosse quasi una biografia e non solo come un insieme di poesie, è forse l’approccio migliore, al fine di entrare nella testa della scrittrice, per godere a pieno del prodotto ivi presentato.