ALBI AUTOGRAFATI ALL’ASTA – Il Menabelino

Manuel Enrico 27 Gen 2017

Se come il sottoscritto siete dei maniaci (no, appassionati non è abbastanza) di fumetti, se come me avete la follia di leggere e rileggere un albo per scovare citazioni, riconoscere un dettaglio in una copertina (se ripenso alle ore in cerca della doppia C di Castellini nelle copertine del Nathan Never) , potete capire come in ogni fiera del settore ci sia un momento in cui l’amante dei comics che è in me vada in brodo giuggiole: le sessioni di autografi.

Code chilometriche, ore investite in pazienti attese per poter aver sul proprio albo la dedica dell’artista preferito, magari su una variant, pronta a finire nella nostra collezione, in un posto d’onore. Non solo, ma in quel momento in cui siamo noi e l’autore faccia a faccia si crea un ricordo, uno scambio di battute, un istante che poi potremo rivivere ogni volta che sfogliamo l’albo autografato, che raccontiamo (con anche un pò di spocchia) agli altri amici.

Peccato questo momento di pura passione ci venga ultimamente rubato, trasformandosi in un rapido imbroglio per raccattare due soldi.


MA DAVVERO È GIUSTO VENDERE COPIE DI ALBI CON DEDICA?


Giusto l’altro giorno seguivo un post di Roberto Recchioni sulla sua pagina Facebook in cui si scagliava contro la pratica della vendita di albi autografati, minacciando (non fare scherzi, Rrobe!) di non firmare più volumi proprio per non contribuire a questo mercato.

Ora, si potrebbe dire che chi ricorre a questa vendita per raggranellare qualche spicciolo non fa altro che sfruttare una richiesta e offrire il prodotto, la più vecchia applicazione della legge di domanda e offerta. Non è esattamente così, perché a ben pensare, mettendosi in coda, questi simpatici approfittatori non fanno altro che ostacolare un appassionato che, in caso di mancato raggiungimento del proprio obiettivo, potrebbe diventare un acquirente!  I disegnatori hanno pensato anche di combattere questo fenomeno, legaLmente valido ma moralmente discutibile, firmando gli albi aggiungendo la dedica con il nome del (presunto) fan; non ci crederete, ci sono aste con offerte di albi con dediche “A x “, avanzate da persone che si chiamano in altro modo.

Per me, è assurdo, oltre che una mancanza di rispetto sia per l’autore che per il fan.

A mio avviso, il peggior individuo di questo circo delle firme non è tanto il venditore, quanto il COMPRATORE. Non riesco a capire il senso di acquistare un albo firmato per un’altra persona, che magari si chiama anche diversamente, solo per poter dire “Ho un albo firmato da…“; non è più collezionismo, ma esibizionismo, quello non è coltivare una passione ma solo volersi dare un tono, in modo anche stupido. Se non si riesce ad andare ad un evento per avere una dedica, sarebbe più rispettoso anche nei confronti dell’artista apprezzato contattarlo e chiedere una commission, visto che alcuni disegnatori traggono anche da questo modalità il proprio guadagno. Avvalersi di un mezzucolo come questo, spendendo quattro soldi per placare in parte il proprio ego, non la propria passione, rende complice l’acquirente di questo fenomeno schifoso.

Alcuni di questi venditori spesso si sono addirittura giustificati dicendo che ricorrono a questo espediente per pagarsi la spesa di andare ad una fiera, ma è una cosa che non regge! Sarebbe come dire che per andare a Lucca, lucro su coloro che (come me) non possono andare facendo incetta di albi dedicati da mettere su Ebay! È una mancanza di rispetto per tutti, dal disegnatore a chi fa la fila in modo corretto ed onesto per avere la tanto desiderata dedica! Vi farò ridere, ma se mi capita di aver il compito di far autografare un albo per un amico che non è riuscito a presenziare, la prima cosa che faccio è chiedere all’autore se è possibile avere due dediche, per monopolizzare il tempo e magari fare perdere questa possibilità a chi è in coda da tempo.

Purtroppo anche in questo aspetto subentra il mercato, una spietata legge che, come spesso accade, si insinua in una passione sostanziosa e molto diffusa, tenuto da vivo da un modo distorto di vedere le cose che appartiene anche a larga parte degli appassionati, che diventano utenti di questa compravendita. La battaglia di alcuni autori in questo senso è corretta, giusta, e andrebbe sostenuta e incoraggiata soprattutto dagli appassionati, i primi che dovrebbero difendere la propria passione, valorizzando il momento della dedica nella sua unicità e valenza, anziché alimentare questo parassitismo.

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