High Roller: The Stu Ungar Story – la recensione

2 Ott 2023

High Roller: The Stu Ungar Story – la recensione

Il panorama cinematografico è ricco di prodotti di spessore che spaziano tra vari generi: dal dramma al romanzo, passando per il gotico e il biografico. Quest’ultima sfera concernente la ripresa tramite frame su schermo di storie vere, vissute da protagonisti appartenenti a vari mondi, è quella su cui andiamo a focalizzare l’attenzione. In particolar modo, al centro del focus dedicato vi è il film “High Roller: The Stu Ungar Story”. Un biopic che incentra la propria trama intorno alla vita di uno dei giocatori di poker più importanti di sempre, ossia Stu “The Kid” Ungar. Siamo nel 2003 e, quindi, non si vedono scene di persone giocare a poker online con soldi veri semplicemente perché siamo agli albori del web (basti pensare che Facebook è nato nel 2004). Oggi, probabilmente, se fosse stato girato, avrebbe avuto delle scene diverse.

Vediamo, però, nel dettaglio trama, cast riconoscimenti e curiosità legate ad High Roller: The Stu Ungar Story, prodotto del grande schermo di carattere biografico.

Trama e protagonisti di High Roller: The Stu Ungar Story

Partiamo in questa disamina del film High Roller: The Stu Ungar Story da trama e personaggi che danno corpo e sostanza alla narrazione biografica. Il protagonista dei fatti è il celebre giocatore di poker Stu “The Kid” Ungar (Michael Imperioli), non a caso il flm è noto anche con il nome “Stuey”. Il tutto prende il là da una stanza di uno squallido motel, in cui vive gli ultimi istanti della propria vita Stu. Questi racconta, attraverso dei flashback, la propria parabola esistenziale ad un perfetto sconosciuto. Mediante confidenze anche abbastanza intime, Ungar inizia a riavvolgere il nastro della propria vita partendo dalle origini umili: il padre bagarino e scommettitore, segna fin da subito le tendenze verso il gioco del figlio. Da qui, un’adolescenza difficile, fatta di alcol, droga, e vicissitudini non di certo positive. Attimi di fragilità che si susseguono senza sosta caratterizzando una crescita negli anni migliori della vita davvero difficoltosa. Tuttavia le difficoltà giovanili non precludono al protagonista eventi belli, quali la nascita della figlia e il matrimonio con la donna amata. Relazione che però dura poco e confluisce dopo qualche tempo nel divorzio. Poi le parentesi legate al professionismo, al diventare un campione di poker (3 volte campione al Main Event delle World Series of Poker nel 1980, 81 e 97) riconosciuto in tutto il mondo. Una professione che gli consente di confrontarsi con tanti volti rinomati del settore ma che non risparmia a Stu le soglie ultime della propria esistenza. Particolare, in questo senso, è la scena finale del film, che conclude in maniera cupa e incerta gli ultimi istanti di Ungar (probabilmente affiancato da niente meno che la Morte).

Le curiosità legate al film High Roller: The Stu Ungar Story

Tra le tante curiosità che hanno accompagnato la realizzazione di questo prodotto cinematografico focalizzato sulla vita del campione di poker Stu “The Kid” Ungar, è da sottolineare il cast nutrito. Apparizioni celebri del mondo del gioco di carte più rinomato nel globo, ma anche di sportivi, hanno interessato questa pellicola diretta da A. W. Vidmer. Parliamo di figure quali Glazer, Al Bernstein e Van Patten: professionisti di calibro degli anni 80 e 90 che hanno segnato la propria epoca. Elementi di spicco che hanno accresciuto lo spessore del film biografico su Stuey, e che restituiscono perfettamente il contesto frequentato dal protagonista. Un ambiente fatto di lusso, azzardo, ma anche doppio gioco ed alti e bassi che caratterizzano la vita dei professionisti del poker. Contatti con sportivi, e personaggi pubblici più o meno noti, che circondano le star del settore citato. Particolare è anche la presenza nel cast del film di Pat Morita: da molti conosciuto per aver interpretato il celebre maestro Nariyoshi Miyagi nella saga di “The Karate Kid”.

Premi e riconoscimenti al film High Roller: The Stu Ungar Story

Il biopic sulla figura del professionista di poker 3 volte campione delle WSOP 80’, 81’ e 97’, Stu “The Kid” Ungar, è stato premiato ed insignito di diversi riconoscimenti. La pellicola di Vidmer, disponibile anche su Amazon Prime,  è stata celebrata con il “Best Feature” al Nashville Film Festival, il PRISM Awards Commendation e il premio per la miglior regia al San Diego Film Festival Award. Titoli che hanno quindi evidenziato la qualità sia del director che degli attori e dei frame che sostanziano il film stesso. Premiazioni diverse tra loro che sottolineano come il biopic di Vidmer sia stato realizzato in maniera altamente qualitativa. Non si tratta solo di un mero adattamento cinematografico della realtà di un campione di poker, ma di raccontare sul grande schermo una parentesi di vita che è simbolo semantico puro di un mondo specifico. Il mondo del gioco d’azzardo e di ciò che esso comporta quando si entra a farne parte.

Riflessioni e tematiche del film High Roller: The Stu Ungar Story

Un racconto biografico, quindi, fedele alla vita del giocatore di poker in questione, e soprattutto allo spaccato dell’epoca vissuta dal protagonista. Anni che hanno conosciuto una grande ricchezza e benessere, dai quali molto spesso hanno avuto origine vizi quali droga, alcol ed eccessi di varia natura. Quindi una dissolutezza che ha permeato vari settori professionistici, ivi compreso quello dell’azzardo. Un contorno che non è affatto di poco conto, ma che in alcuni frangenti diventa addirittura prevaricante sulla vita stessa di Ungar. Quindi un biopic che si sposta continuamente mediante i flashback tra passato e presente della storia del protagonista, fornendo allo spettatore un’immagine chiara del tessuto sociale ed esistenziale degli anni 80’ e 90’. Eccesso, per tanto, quale parola chiave della storia di Stuey, e comune a tantissime altre storie di professionisti di questa categoria. Parabole spesso discendenti. Che si consumano in poco tempo dopo aver conosciuto fama e picchi di successo. Ungar è quindi una testimonianza per il regista Vidmer, un simbolo, come detto sopra, di un mondo specifico, e di ciò che esso fa conseguire. Non un semplice racconto filmico sul poker ed il gioco, ma un messaggio veicolato mediante la vita di un campione sugli angoli bui ed i risvolti negativi che una simile carriera genera. 


Lascia un commento