Death Stranding 2 – La Recensione

Sono passati anni, quasi 6 dall’uscita del primo capitolo. In questi giorni e per conto di Nerdgate sono riuscito a mettere le mani su Death Stranding 2, e dopo svariate ore di gioco sono pronto a parlarvene. Sarà una recensione abbastanza lunga, quindi che ne dite, cominciamo?

Diciamolo subito: Hideo Kojima non fa mai nulla di banale. Death Stranding 2 riparte dal concetto di connessione ampliandolo in una dimensione ancora più metaforica. La trama è sempre surreale, andando a strizzare l’occhio a tutte quelle dinamiche narrative del new weird contemporaneo, restando barocca, eccessiva, infarcita di simbolismi, e popolata da un cast stellare che buca lo schermo (Norman Reedus, Léa Seydoux, Elle Fanning, Troy Baker, per citarne alcuni). Tuttavia la scrittura non sempre riesce a mantenere la coerenza interna: monologhi pseudo-filosofici si alternano a momenti di tensione emotiva sincera, ma la sensazione è che manchi un editing adatto che possa in un qualche modo non alterare il ritmo del flusso narrativo. Infatti è proprio questo uno dei problemi: la velocità con il quale la trama orizzontale si consuma in filmati talvolta anche abbastanza brevi, alternati da momenti in cui non accade nulla per molte ore di gioco. Questa volta l’effetto straniante del primo episodio non si ripete, e la coazione si trasforma spesso in noia per il giocatore. Il backtracking eccessivo non ha più la giustificazione dell’originalità: si ha l’impressione che il team si sia adagiato sull’identità unica del primo gioco senza osare abbastanza da un punto di vista narrativo.

I nuovi strumenti cercano di dare varietà alla traversata, ed effettivamente riescono nel loro intento. Il lato dedicato puramente al gameplay è infatti ottimale, e ne risulta un degno successore del capitolo precedente. Le consegne detengono un livello di sfida ben calibrato e sempre al passo con le skills sia acquisibili da Sam (il protagonista) che dalla capacità con il quale il giocatore prende via via più dimestichezza. Ogni missione è una sfida quasi sempre brillante e divertente da affrontare, a maggior ragione si si arriva ad avere quanti più gadget possibili per affrontare la traversata. Questo miglioramento è spinto al limite, e diventa quasi una contraddizione con gli sforzi esigui compiuti in contesto di scrittura, rendendo il gioco si divertente, ma “solo” da un punto di vista arcade. Il combat system è buono, ma non migliora. I nuovi scontri sono spettacolari, e le boss fight hanno una regia degna di un blockbuster, ma il sistema di copertura e tiro resta legnoso. Non è un titolo pensato per chi cerca un action dinamico, e non finge nemmeno di esserlo, ma è evidente che i combattimenti restino uno tra i punti più deboli del titolo, usati più come intermezzi obbligati che come espressione ludica appagante.

Dal punto di vista tecnico, invece, Death Stranding 2 rasenta la perfezione. Il Decima Engine si conferma uno dei motori grafici più impressionanti sul mercato. I paesaggi sono spettacolari, modellati con un’attenzione maniacale alle superfici, alla luce, alle condizioni atmosferiche. Ogni roccia, ogni ansa del fiume, ogni terreno fangoso sembra studiato per dare fisicità al mondo. Anche il sonoro è di altissimo livello: il design ambientale è immersivo, e la colonna sonora resta un elemento identitario potentissimo, donando al giocatore un senso di pace, intraprendenza e tranquillità assoluto.

Un altro piccolo problema sta nella struttura delle missioni secondarie. Pur con qualche miglioramento ed essendo comunque sempre divertenti, restano ancora troppo simili tra loro. È chiaro che l’obiettivo sia costruire la sensazione di fatica, di lunghezza, di viaggio vero, ma dopo decine di ore la magia si consuma, a maggior ragione con un secondo capitolo che non fa poi molto per evolversi rispetto al precedente se non in termini ludici. C’è un evidente squilibrio tra l’ambizione artistica del concept e la ripetitività degli obiettivi ludici. Kojima cerca di giustificare questa lentezza come parte integrante del messaggio: la connessione umana richiede sforzo, pazienza, dedizione. Ed è vero, il gioco riesce a trasmettere questa idea in modo unico. Ma c’è un limite sottile tra scelta autoriale e pigrizia di design, e Death Stranding 2 spesso lo supera. La sensazione è che molte ore di gioco siano lì per allungare il brodo più che per arricchire il racconto, complice anche un’evoluzione dei caratteri in gioco veramente pressapochista. Vi basti pensare che Sam, dopo tutto quello che è successo nel primo capitolo, accetta di tornare a fare le consegne solo perché gli viene gentilmente chiesto. Ed è assurdo, risulta quasi come un pretesto se uno pensa a quanto peso il suo personaggio porti sulle spalle (in senso metaforico, s’intende) rispetto a quanto successo sia nel primo capitolo che nel background dello stesso Sam.

CONCLUSIONI: In conclusione, Death Stranding 2 è un’opera monumentale e contraddittoria. Artisticamente è un trionfo di stile, sempre apprezzato, ma che sa di già visto. Ludicamente si evolve, migliorando gran parte dell'esperienza di gioco e offrendo delle sfide interessanti per i giocatori più stimolati. Narrativamente, invece, è un sequel troppo conservatore, incapace di superare i limiti del predecessore e che crea un senso di irritante coazione a ripete. Resta un unicum nel panorama dei tripla A, questo è certo, ma finisce col lasciare nel giocatore un grande desiderio: quello che le cose cambino al più presto.

VOTO FINALE: 7.5

SCHEDA GIOCO

  • DATA RILASCIO: 26/06/2025
  • GENERE: Videogioco d'avventura
  • SVILUPPATORE: Kojima Productions
  • PUBLISHER: Sony Interactive Entertainment
  • PIATTAFORME: PlayStation 5
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