Trilogia della città di K: La Recensione

Pensieri e riflessioni sul capolavoro della Kristóf

4 Feb 2024

Quelle che mi appresto a scrivere sono impressioni a caldo che sento il bisogno di condividere. Pensieri spontanei, liberatori, imprevisti. Una pseudo recensione che non avrei mai dovuto comporre, ma che ho il dovere morale di fare. Mi si perdoni, quindi, una dialettica più personale.
Oggi più che mai voglio essere promotore della Buona Letteratura.
O quantomeno, ci proverò.

Ho appena ultimato la lettura di Trilogia della città di K. Le lacrime versate pochi minuti fa ancora bagnano il cuscino. Il turbamento è tanto. Ho mal di testa.

Ágota Kristóf, l’autrice, compone la trilogia nell’arco di una manciata di anni. Il Grande Quaderno (1986), La Prova (1988) e La Terza Menzogna (1991) il nome dei singoli libri, oggi raccolti in un unico volume edito qui da noi da Einaudi.
Sebbene Ungherese, l’autrice compone tutti i testi in francese, seconda lingua che mai imparò a padroneggiare con totale assenza di errori. È il 1956 quando, assieme al marito, fugge dal paesino che le diede i natali per stabilirsi definitivamente in Svizzera. Di quell’anno, infatti, è l’intervento della Armata Rossa volto a reprimere le insurrezioni popolari contro l’occupazione sovietica.

L’autrice

Conoscere questo piccolo spaccato di vita dell’autrice è essenziale per meglio comprendere la trilogia.
Nelle pagine, che ho avidamente consumato, gli orrori della guerra, amore e morte, drammi privati e sociali. Una storia di abbandono, di ricerca, di ritrovamenti. Malattia e tradimenti. Fede, pragmatismo, astuzia e cinismo. Armonica, sigarette e acquavite. Anagrammi e separazione.

Parlare della trama di quest’opera è tutt’altro che semplice. La struttura della stessa è a tal punto eterogenea da risultare geniale, magnetica. La narrazione è sviluppata su più livelli, e raggiunge nelle meno di 400 pagine grande profondità.
Nonostante la collocazione spaziale e temporale della storia sia indefinita, è facile immaginare che l’autrice abbia attinto ai propri ricordi e racconti traumatici della propria patria nel tessere la trama dell’opera.

Con l’obiettivo di spronarvi a leggerla, di qui in avanti cercherò di non anticipare quasi nulla della trama, ma di focalizzarmi piuttosto sulla analisi della prosa.

Nel primo volume, scritto alla prima persona plurale, seguo la crescita di due bambini nella casa della nonna materna. Due gemelli che sono un tutt’uno. Che all’unisono vivono e all’unisono imparano a stare al mondo, difendendosi con i denti dalle bruttezze della vita. La narrazione è asciutta, minimale e cruda. I capitoli di poche pagine.
Terza persona singolare per il secondo volume della trilogia. Narratore esterno.
La storia di uno dei due. La sua adolescenza. Poi gli anni della maturità. I primi amori. Le relazioni sociali. La ricerca di una stabilità emotiva che sembra impossibile da far propria. I capitoli si allungano, divengono più ‘convenzionali’.
Sono al terzo volume, a sua volta diviso in parte prima e seconda. Tutto cambia nuovamente. Flashback e presente si alternano nei capitoli. Salti temporali incessanti. Prima e terza persona singolare.
Il racconto dell’esistenza dei due gemelli non è più corale. Parla uno nella prima parte. Si racconta l’altro nella seconda. Due vite intere scorrono in queste pagine.
Scopro le menzogne e la verità di ognuno dei due e mi emoziono. Tanto.

Quello che ho appena letto mi ha regalato sensazioni forti, spesso disagevoli. Dato insonnia. Incubi.
Ma quanto di tutto ciò che è scritto nella trilogia è davvero reale? Quanto è affidabile, di volta in volta il narratore?
E posso solo immaginare la sospensione dei lettori che affrontarono questo viaggio negli anni della prima pubblicazione. Posso immaginare e invidiare il senso di stupore nella lettura, dopo mesi di attesa tra un volume e l’altro della serie.

La trilogia trova un posto speciale nel mio cuore fin da subito. Un capolavoro del tardo ‘900 a mio avviso indiscutibile, di cui spero si sentirà parlare sempre più.

Ágota Kristóf muore in Svizzera nel 2011.
Oggi riposa nella sua amata Ungheria.

CONCLUSIONI: Una prosa brillante, imprevedibile, cangiante. Una trama forte, che tocca le corde dell’anima. Un capolavoro.

VOTO FINALE: 9.5

SCHEDA LIBRO

  • USCITA: 2014
  • SOGGETTO: Ágota Kristóf
  • GENERE: Narrativa
  • AUTORE: Ágota Kristóf
  • EDITORE: Einaudi
  • ISBN: 9788806219307
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