Top 10 I migliori Film Indipendenti

Secondo articolo dedicato a quelli che reputiamo I migliori Film Indipendenti

Giulio Pennacchi 28 Gen 2018

Eccoci finalmente, in questo articolo dal carattere piuttosto atipico se messo a paragone con gli altri del sito. Non che gli altri articoli abbiano qualcosa in meno o in più di questo. Diciamo che la lettura che vi aspetta è semplicemente diversa da quelle a cui siete abituati.
L’idea, immediatamente trasposta sul web, è stata quella di stilare una lista dei 10 migliori Film Indipendenti premiati da Nerdgate. Quei film che molto spesso non vengono notati dal grande pubblico, ma che sono in grado di ammaliare chiunque vi posi lo sguardo.
Prima di cominciare a parlare e (speriamo) a discutere insieme dei film che appariranno in questa classifica, è mio preciso dovere illuminarmi su un punto e sottolinearne un altro, quindi:

– Cos’è un film indipendente? Molto semplice: è una pellicola prodotta con pochi soldi O con tanti soldi NON PROVENIENTI dalle Major (le più grandi case di produzione al mondo, esempio: Universal, Paramount, Fox…), che quindi sono stati elargiti grazie a enti privati o a, per l’appunto, altre produzioni meno popolari ma ugualmente ambiziose. Nel produrre un film indipendente, talvolta, prendono parte nello sviluppo economico lo stesso regista o gli stessi attori di cui il film è composto.

– Questa lista NON prevede alcun ordine temporale se non quello della nostra visione (sono infatti i migliori 10 Film Indipendenti che noi abbiamo visto in questo 2017, indipendentemente da quando sono usciti). Sono presenti film del 2015 ma anche del 2017 o ancora più recenti. La lista in questione è stata stilata secondo un ordine di gradimento proprio del sito (che va dal meno apprezzato decimo posto al più gradito: il primo) e, soprattutto, basata sulle capacità che i registi, gli scrittori e in generale tutta la troupe hanno dimostrato nel mettere in piedi dei film assolutamente strabilianti, che verranno descritti, analizzati e, se serve, anche lodati per la loro bellezza.

Chiarificato il tutto, che ne dite, vi va di cominciare?

10 – Diario di una Teenager

Marielle Heller intavola con le sue immagini la storia abbastanza semplice di una sgraziata adolescente alla scoperta della propria sessualità. Nulla di davvero troppo originale se non fosse che l’ambientazione fortemente anni ‘70 tende a conferire alla pellicola un connotato di grande riconoscibilità, che fa dell’immagine e della fotografia le punte di diamante del film e che, senza andare sul sottile, riflette in pieno lo stato d’animo dei comprimari e della protagonista. Già, poiché per la ragazza non si tratta di scoprire semplicemente il sesso, ma di esserne tremendamente incatenata. Quasi come se l’amplesso fosse il parallelismo di quella terribile dipendenza dalla droga che ha governato quel periodo. Il passaggio fra il sano e il malsano diventa infine punto cardine dell’ordito, trasformando la semplicità di una sceneggiatura adatta a fare giusto il compitino, in un terribile ottovolante di emozioni a carattere talvolta violento e talvolta dolciastro, sfumato in quei colori pastellati e leggeri tipici delle spiagge americane dell’epoca.


9 – Time Lapse

Tre ragazzi, coinquilini e gestori di un modestissimo complesso di appartamenti, scoprono che in uno di questi il proprietario, un vecchio scienziato, è morto. Inizio promettente, vero? Ma non è ancora tutto. Esatto, perché il motore narrativo dell’intera vicenda risiede proprio nella scoperta a cui i tre incorrono, e non sto parlando del cadavere dello scienziato, ma del macchinario a cui stava lavorando: un apparecchio che fotografa immagini provenienti da ventiquattro ore nel futuro.
Paradossalmente, questo piccolo elemento Sci-fi attribuisce al gioco della sceneggiatura un pretesto per evolversi in tantissimi modi differenti e tutti stimolanti. E la peculiarità del film sta proprio in questo: che ci riesce!
Time Lapse è un elegante e divertentissimo esercizio di scrittura, che fa del susseguirsi degli eventi un protagonista silenzioso ma assolutamente funzionale all’economia del film. Se siete in cerca di una pellicola dove la regia e la messa in scena è tutto, allora passate immediatamente al punto 8 della lista… ma se il vostro intento è quello di godervi un film denso, con personaggi interessantissimi e con una sceneggiatura dalle evoluzioni entusiasmanti e inaspettate, Time Lapse è il film che fa per voi.


8 – The Eyes of my Mother

Amanti dell’Orrore autoriale, accorrete, The Eyes of my Mother è qui per voi!
Questo è un film molto particolare, che pone l’accento su di un comparto visivo strabiliante, e che attraverso un bianco e nero quasi commovente, articola una trama davvero semplice e intuitiva. La storia di The Eyes of my Mother infatti, non si prende l’onere di catapultare lo spettatore in situazioni banali, senza sentimento, tipiche degli horror del nostro tempo. No. Il film si inchina ad un progresso narrativo neanche troppo imprevedibile, ma che è accettabile non voglia esserlo. La suggestione infatti, ciò che può dire l’immagine, l’inquietudine che dallo schermo raggiunge in un silenzio tombale il cuore dello spettatore, è il movente che spinge il film ad essere costruito. E per questo dobbiamo ringraziare il grande Nicolas Pesce, che ha realizzato un film elegante, pacato ma anche terribilmente angoscioso. E che fa del linguaggio visivo il maggior mezzo di espressione.


7 – Raw

Con questo film si toccano sicuramente altissimi livelli di profonda autorialità, mescolata ad un appagante direzione dell’immagine e delle luci che la regista ci propone in ogni frame.
Raw, scritto e diretto da Julia Ducournau grazie allo sviluppo della sceneggiatura presso il Torino Film Lab, si pone l’obiettivo di raccontare una storia a tratti energica nel suo linguaggio visivo e a tratti desolante, terribile nelle emozioni che la protagonista vuole comunicarci attraverso le sue abilità facciali, senza dubbio icone totalizzanti del film.
Justine viene portata dai genitori nella stessa università ad indirizzo di Medicina Veterinaria che la sorella maggiore, Ella, sta frequentando. Quello che doveva essere l’inizio di un percorso universitario ben presto si trasformerà in un incubo, dove atipiche quanto disturbanti rivelazioni faranno luce non solo sulla sorella della protagonista, ma su Justin stessa.
Un film mozzafiato, spiazzante in alcune sequenze e magistralmente sorretto dall’interpretazione di Garance Marillier, la cui assenza avrebbe sicuramente abbassato la qualità della pellicola tutta.


6 – A Ghost Story

Un film delicato, sottile, che fa del suono (e anche dell’assenza di esso) il dettaglio più importante.
La storia taciturna di un uomo la cui vita s’interrompe prematuramente. Il suo fantasma poi, tornato nella casa in cui il suo essere fisico è vissuto, sarà costretto da un imprecisata questione irrisolta a osservare inerme l’esistenza degli altri scorrergli davanti.
Scritto, diretto e montato da David Lowery, A Ghost Story si prende la briga di stupire lo spettatore giocando con i silenzi e con il passare del tempo. La percezione delle lancette che scorrono, dei giorni che si consumano e degli anni che si susseguono, diventa un discorso quasi effimero, che si perde o meglio: si comprime in una regia classica la cui identità alla base fa leva su di un montaggio invisibile ma assai potente. Non mancheranno stacchi tra una scena e l’altra che per il fantasma, per il protagonista quindi, saranno tradotti in veri e propri sbalzi temporali. Lassi di tempo sospesi, completamente tagliati ma non senza ragion di essere. Diventa quindi la compressione e la dilatazione temporale a essere parti integranti del film, ovviamente da considerare unite come citato poc’anzi, ad un silenzio che per gran parte della pellicola accompagnerà lo spettatore.


5 – Tallulah

Sian Heder scrive e dirige un film dai connotati grintosi e quanto mai irriverenti. Tallulah, un’adolescente scapestrata cresciuta quasi come una barbona, viene lasciata dal suo ragazzo che se ne torna a New York senza darle troppe spiegazioni. La ragazza, nel tentativo di ritrovare l’ex fidanzato, incrocerà il proprio destino con quello della madre del ragazzo e con quello di una neonata. La bebè, figlia di un’ubriacona poca di buono in fuga dal marito disinteressato, sarà il cardine di un rapporto fra la protagonista e l’altra donna: due caratteri ai poli opposti.
Il film ingrana come una commedia dalle tinte tipiche del romanzo di formazione per poi evolversi a cavallo di una struttura semplice ma che rimarca sui personaggi. Tallulah infatti, egregiamente interpretata da una magnifica Ellen Page, si mostrerà a cavallo di un carattere accattivante, dotata di un’evoluzione realistica e di una tridimensionalità non indifferente. La comprimaria Margo, madre del fidanzato di Tallulah, è invece interpretata da Allison Janney, attrice che già a suo tempo ebbe modo di lavorare con Ellen Page sul set di Juno. Nella pellicola diventa palese la coordinazione già sperimentata che unisce le due attrici, dando vita a un’armonia talmente potente da rendere quest’opera un film indipendente da vedere senza pensarci troppo.


4 – Into the Forest

Anche questa volta si parla di Ellen Page, ma non lasciatevi fuorviare. La pellicola, come anche l’attrice in questione, sono sorrette da una direzione artistica ben differente dal film descritto poco sopra. In un futuro non troppo distante, dove l’elettricità viene di colpo interrotta in tutto il globo, due sorelle, abbandonate al proprio destino in una casa al centro di un’immensa foresta, riscopriranno l’importanza di valori quali la speranza e l’amore proveniente da un rapporto fraterno davvero ben sviluppato.
Ad affiancare la già nota Ellen Page c’è sua sorella, interpretata da Evan Rachel Wood, che forse ricorderete per il suo recente ruolo in Westworld, nei panni di Dolores. La sinergia presente tra le due attrici è tale da rendere encomiabile uno script che si basa sulla caratterizzazione dei personaggi. Le due sorelle infatti, inizialmente legate da un rapporto fatto di silenzi e di piccole ostilità, impareranno poco a poco l’una dell’altra, regalando allo spettatore una visione quasi dualista, che lo porterà a vedere le due ragazze con gli occhi di entrambe. Ogni scoperta guadagnata dallo spettatore, sarà una scoperta che i due personaggi raggiungeranno sia su loro stessi che sull’altro.
In un film dai connotati a tratti docili, pacati, si alterneranno poi momenti di forte tensione nonché di immane violenza, ed è proprio in quei punti che una regia apparentemente invisibile si farà carico di mostrare la crudeltà dell’animo umano attraverso una visione comunque assai rispettosa del contesto, che non scade nel banale o nel gratuito.
Un film da vedere con calma, col cuore aperto, e che non mancherà certamente di emozionarvi.


3 – Swiss Army Man

Eccoci qui, sul podio. Più ci avviciniamo, più è certo che i rapporti umani stiano diventando i veri protagonisti di questa lista. Con Tallulah ne abbiamo avuto il sentore, con Into the Forest ne eravamo quasi certi, ma con Swiss Army Man arriva la conferma.
Solo che qui il rapporto umano pare non esserci sulla carta. O meglio: c’è, ma è fra un ragazzo e il cadavere spiaggiato di un suo coetaneo.
Tranquilli! Non è niente di fantascientifico, anzi… diciamo che con Swiss Army Man il tema principale è quello dell’amicizia e delle interazioni che ne scaturiscono. Già, un’amicizia atipica, quanto mai irriverente e accompagnata dalla giusta dose di realismo magico. Un rapporto che vedrà il protagonista relazionarsi con il cadavere di quest’altro ragazzo in vista di un evoluzione precisa, fondata sul raggiungimento della piena consapevolezza del proprio essere e del superamento dei vari scogli che la vita pone di fronte a ognuno. La timidezza, la paura, l’incapacità di soddisfare gli altri e il mondo che ci circonda talmente forte, da oscurare quanto in realtà sia importante soddisfare anzi tutto la propria persona. La paura di deludere gli altri che infine ci porta a deludere noi stessi. Questi sono gli elementi che Swiss Army Man s’impone di sconvolgere e di oltrepassare con i propri personaggi. Una lente d’ingrandimento tanto personale quanto divertente e a tratti, perché no, anche commovente.
In coda: Menzione d’onore a un Daniel Radcliffe nei panni del cadavere, davvero pazzesco.
Un film che ci siamo sentiti di premiare mettendolo al terzo posto di questa lista e che voi, di certo, non vi lascerete sfuggire.


2 – I Don’t Feel at Home in This World Anymore

Macon Blair, dopo aver recitato in quasi tutte le pellicole del grandissimo Jeremy Saulnier (e forse questo potrebbe essere uno spoiler per la prima posizione), decide di dirigere e di scrivere il suo primo film: I Don’t Feel at Home in This World Anymore. E ci riesce molto bene, dato che come opera prima è stato candidato, proiettato e vincitore al Sundance Film Festival 2017!
Il Vigilantismo, primo fra tutti, è l’ingrediente principale del film. In un mondo avverso, dove la ormai non troppo giovane e sfigata Ruth viene privata del suo computer per via di un manipolo inesperto di ladruncoli, niente sembra andare per il verso giusto. La polizia non offre gli aiuti necessari alla donna, amici e parenti sembrano non considerarla minimamente e perfino gli incontri casuali, quelli che i film ci hanno insegnato a idealizzare come svolte positivistiche per il protagonista, sono invece altri colpi sullo stomaco che Ruth riceve dal mondo e dalla vita stessa. Nessuno è con lei, perché tutti sono troppo impegnati, immersi nelle loro vite e hanno dimenticato di valorizzare il prossimo. Ed è in un contesto del genere che Ruth, facendo il magico incontro di Tony (Elijah Wood), decide di urlare finalmente basta! Farà da sé, andrà fino in fondo a questa storia e risolverà i suoi problemi con le sue stesse mani.
Una pellicola dal carattere inusuale, che vede una sceneggiatura muoversi su diversi e ben strutturati punti di vista, supportati a sua volta da personaggi strampalati ma che non oltrepassano mai il confine del realismo.
Insomma: questa è la seconda posizione, e se non vi vedete questo film siete delle brutte persone!


1 – Green Room

Il momento tanto atteso è giunto, ecco a voi il primo posto. Ecco a voi Green Room, il nostro personale 10/10.
Nel punto appena sopra abbiamo parlato di un certo Saulnier, ricordate? Ebbene, il buon Jeremy è il regista nonché sceneggiatore di questo magnifico, grande film.
Green Room ha un incipit assolutamente semplice: una band squattrinata tenta il tutto e per tutto accettando di fare un piccolo concerto mal pagato in un locale di naziskin, ma non sanno quanto distorto sarà il destino che li attende.
Non siamo scesi in troppi particolari nello spiegarvi la trama del film, è vero, questo perché in una pellicola del genere non è assolutamente importante sapere a cosa si va incontro, dato che alla fine sarà capace lo stesso di sorprendervi. Comunque la mettiate, l’opera prenderà delle pieghe talmente potenti e astruse che sarà impossibile, a un certo punto, staccarvi dalla visione.
In una sceneggiatura condita da colpi scena maestosi, con una precisa identità stilista e con dei personaggi perfettamente tridimensionali, lo scopo del regista è quello d’introdurvi a un mondo cupo, difficile, ma con delle regole chiarissime. I cattivi, se così comunemente possiamo definirli, costringeranno i protagonisti a muoversi uno spazio circoscritto, tendenzialmente governato dalla paura e dalla tensione, e dove questi elementi costituiranno le colonne portanti dell’intera trama. Un gioco di topi in trappola, troppo terrorizzati da quei gatti famelici che gli ruotano intorno con la bava alla bocca, pronti ad azzannarli al momento più opportuno.
In un film dove il calcolo delle probabilità diviene impossibile, Saulnier costituisce un’opera assolutamente originale, per nulla pretenziosa e assolutamente strabiliante nella sua costruzione drammaturgica e registica. E ci sarebbe da menzionare anche il comparto fotografico, meraviglioso nelle atmosfere acide e angoscianti che riesce a creare.
Noi di Nerdgate ci sentiamo di consigliarvelo dal più profondo. Una pellicola meravigliosa, che non mancherà di farvi trattenere il fiato per l’alta tensione e che alla fine, riuscirà a spezzarvi anche quel sospiro di sollievo sull’ultimo stacco prima dei titoli di coda.
Green Room sarà per voi quel tipo di film che una volta terminato, non potrà far altro che farvi dire “ancora, ne voglio ancora!


E alla fine, questo è quanto! Noi di Nerdgate ci auguriamo che la lettura vi abbia intrattenuto e soprattutto, che vi abbia fatto venir voglia di guardare almeno uno dei film che ci siamo sentiti di inserire nella lista. Speriamo inoltre che questo articolo possa essere (per voi e quindi anche per noi) un buon punto di partenza per discutere del Cinema Indipendente. Un panorama molto spesso sottovalutato, che passa in sordina, ma dal valore artistico assolutamente incredibile.

Alla prossima!

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