IL SEGNO DELLA CROCE – Recensione

SCIENZA, RELIGIONE E STORIA 

23 Dic 2016

il segno della croce glenn cooper copertina

Il nome di Glenn Cooper non ha certo bisogno di presentazione. Autore di due delle saghe più interessanti degli ultimi (il ciclo della Biblioteca dei Morti e la trilogia dei Dannati), ha ampliato la sua produzione con dei romanzi auto-conclusivi che hanno messo in mostra le sue doti di narratore. Non è semplice inserirsi in un genere narrativo che ormai pare aver sempre più rappresentati, uno stile di raccontare storie a base di intrighi e con influenze religiose che per anni ha avuto come massimo esponente Dan Brown, aiutato anche dalla incredibile campagna promozionale ai tempi del primo film tratto da un suo libro, Il codice da Vinci; Cooper è stato capace di usare l’arma migliore di uno scrittore per farsi conoscere: sapere raccontare una storia.

Il segno della croce mantiene in toto questa sua bravura, riuscendo a tenere il lettore incollato alle pagine (nel mio caso, allo schermo del lettore e-book). L’idea di base è un classico di Cooper, un racconto che si snoda in diverse epoche storiche, man mano sempre più vicine fino a coincidere, nella seconda parte, con un solo contesto narrativo, seguendo da vicino le vicende di due protagonisti, Cal Donovan e Irene Berardino.

Il primo, docente universitario americano esperto di tematiche legate al cattolicesimo, viene convocato dal Vaticano per seguire un’indagine molto particolare, legata ad un giovane prete che pare aver ricevuto le stigmate. Irene è la sorella di questo prete, Giovanni, che inizialmente diffidente sull’americano dovrà ricredersi con il susseguirsi degli eventi, un vortice fatto di rapimenti e ritorni di figure storiche che sembrano più grandi di lei.

il segno della croce glenn cooper

Se l’inizio sembra ricordare altre opere, posso assicurarvi che questa sensazioni svanisce in brevissimo tempo, sempre per il merito di Cooper di sapere raccontare a modo proprio la storia; il suo voler portare a spasso il lettore per la storia è un tratto distintivo immancabile, fatto con la solita cura e ricerca (nell’edizione digitale non mancano le note con i riferimenti alle opere storiche presenti nei capitoli), un viaggio che non manca mai di appassionare. Ovviamente, il merito è anche della costruzione dei personaggi, sempre ben caratterizzati, non invincibili e molte volte quasi sul punto di essere sconfitti, ma che riescono in qualche modo a uscire dalle difficoltà. Cooper sa bene come dare ritmo alla storia, alterna momenti di azione ad altri di dialogo da studioso, senza diventare pesante ma anzi incuriosendo il lettore. Per noi italiani, poi, questo libro assume un particolare valore, visto quanto l’amore di Cooper per la nostra terra traspare nell’ambientazione; allo stesso modo va notato come la presenza di un’istituzione come la Chiesa e una figura chiave della sua storia vengano trattati con una delicatezza raffinata, ci si avvicina e si respira quella giusta dose di misticismo ma non si varca un limite, si mantiene il doveroso rispetto per la fede di un lettore.

Il punto che adoro di un libro di Cooper è il finale. Lo scrittore ha sempre la capacità di sorprendere, come abbassi la guardia pensando che ormai tutto sia arrivato alla conclusione, scopri che c’era ancora una sorpresa, un indizio che avevi trascurato e che all’improvviso ti viene messo davanti con il colpo di scena finale; Cooper non ha paura di negare il finale classico, giusto, lui preferisce una conclusione che ti emozioni, che sappia lasciare un filo di delusione per i personaggi, per le loro speranze o aspettative infrante, ma che sia comunque la migliore conclusione per la storia raccontata.

CONCLUSIONI: Il segno della croce porta il lettore in un'avventura in cui fede e scienza si inseguono, con la storia come filo conduttore. Viaggi, intrighi e religione sono diluiti in un cocktail equilibrato, da assaporare fino all'ultima pagina. APPASSIONANTE.

VOTO FINALE: 7.5

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