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BLACKBOX: FUTURA MEMORIA
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Ad inizio 2016 avevamo avuto un primo assaggio di cosa avrebbe potuto essere Blackbox, il fumetto steampunk edito dalla Hyppostile. Come avevo detto all’epoca, l’idea alla base di questo comic è decisamente intrigante, non solo per la scelta di un’ambientazione steampunk, ma soprattutto per la trama che viene ordita da Giuseppe Grossi.
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UNA SOCIETÁ SPIETATA IN CUI SI MUOVONO PERSONE CHE TENTANO DI SOPRAVVIVERE ALLA DUREZZA DI EUCRONIA!
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Blackbox ci porta ad Eucronia, una città distopica che ricorda molto le cupe atmosfere inglesi dei borghi durante l’ascesa dell’età industriale. I tanti scorci urbani mostrano edifici pesanti e opprimenti, alte ciminiere fumanti che si accompagnano perfettamente all’etica urbana di ottimizzazione della produzione mirante all’impegno bellico. Tutto in Eucronia mira a rendere i cittadini degli strumenti, ingranaggi di un meccanismo oppressivo e che non esita a sacrificare non solo i sentimenti in nome di un bene superiore, ma anche gli individui deboli, in modo da garantirsi una società salda e forte, anche se minata da una latente ipocrisia.
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Perchè i personaggi di Blackbox sono persone che nonostante la vita condotta in questa società totalitaria, sotto il giogo dalla soppressione emotiva e l’obbedienza cieca, cercano comunque un modo di non perdere la propria anima; la vecchia giostraia Mama che viene incaricata di costruire un nuovo ibrido meccanico-vivente cerca di mantenere un briciolo di speranza in questo grigiore, come il tutore della legge Isaac che è tanto inflessibile nelle strade ad amministrare la giustizia come carico di dubbi nel privato con la sua Triss, vivendo un amore tormentato.
E su tutto incombe la visione guerrafondaia di Eucronia, con duri addestramenti per giovani reclute destinate a soffrire e morire per diventare le nuove forze con cui difendere ed espandere Eucronia; il misterioso progetto E.L.I.A., la figura del maestro Richard e le sue vicende personali si intrecciano nella vita di Eucronia, mostrandoci ogni lato della realtà di Blackbox.
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Bisogna riconoscere a Giuseppe Grossi di avere creato un mondo cupo ma affascinante, ricco di sofferenza per i protagonisti ma che conferisce loro la forza di reagire a questo giogo invisibile ma onnipresente, una sorta di silenziosa ribellione che nasce nell’anima. L’ambientazione, la varietà dei protagonisti e le loro personalità complesse e bene amalgamate donano al fumetto una dimensione reale, coinvolgente. Perchè almeno in questo primo capitolo di Blackbox tutto si riversa nell’anima dei personaggi, nella loro psiche e nei loro tormenti; non troviamo azione, ma introspezione, Grossi mette sotto analisi motivazioni e spirito dei suoi personaggi, li sonda impietosamente e li spinge al limite, mostrando tramite i loro patimenti la durezza della società di Eucronia.
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E la parte grafica non è da meno! I disegni di Mario Monno e i colori di Gaetano Longo trasmettono tutta la durezza della trama creata da Grossi. Gli opprimenti edifici, i visi scavati dalle asperità della vita e gli sguardi spenti sono tratti distintivi di questa società dura, ma Monno sa anche regalare intensi primi piani dei personaggi nei momenti in cui la loro vita prende una piega inattesa, mostrano sorpresa o decisione, rassegnazione o voglia di reagire! Longo usa sapientemente i colori per dare maggior spessore al tutto, scegliendo con perizia le tinte fosche del grigio per la realtà quotidiana di Eucronia, ma non esitando a virare il tutto in una chiave di rossi accesi quando si parla di violenza e morte.
I tre artisti sono riusciti a creare una sinfonia fra trama, disegno e colore, una trinità che riesce a colpire il lettore e a farlo appassionare alle vicende di Blackbox, una serie di cui speriamo di aver presto tra le mani il nuovo capitolo.
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- USCITA: 2016
- SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Giuseppe Grossi
- DISEGNI: Mario Monno
- COLORI: Gaetano Longo
- CASA EDITRICE: Hyppostile
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