In redazione non ha tardato ad arrivare la nostra copia di A Palgue Tale: Innocence, ultima fatica dell’Asobo Studio, pubblicata da Focus Home Interactive il 14 Maggio! L’arcano compito di parlarvene spetta a me, ma con la solita dovuta premessa: niente spoiler, solo l’incipit della trama e l’analisi più profonda possibile del videogioco in questione. Let’s begin!
Corre l’anno 1348. La Francia è sconvolta dalla Guerra dei Cent’anni. Fame, violenza, sordidi intrighi e tornaconto personale sono solo alcune delle parole chiave per descrivere la situazione in cui tristemente versa il paese. Eppure alla giovane Amicia, adolescente di bella presenza e figlia di due piccoli lord locali, tutto questo non sembra importare granché. Eh già! La vita agiata, le passeggiate col cane di famiglia e i colori vivaci dell’orto della magione possono essere grandi distrazioni, se posti a muro sociale fra te e il resto del popolo che muore… ma non c’è bisogno di scomporsi, perché anche ad Amicia tocca far fronte al problema. Il battesimo di fuoco giunge fra capo e collo quando gli inquisitori devastano la magione, tagliando la gola del padre di Amicia e uccidendo sua madre. Il perché? Molto semplice: loro vogliono Hugo. E chi cavolo è Hugo? Giustamente uno se lo domanda… ecco, Hugo è il fratellino malaticcio, gracile e tenero della giovane Amicia. E pare nascondere dentro di lui un segreto direttamente collegato a ciò che, oltre alla guerra, sta devastando il paese, la Peste Nera. Inizia così la grande fuga di Amicia, che oltre a proteggere il fratellino Hugo, sarà costretta a fronteggiare per la prima volta un mondo spietato, ben lungi dalla superficialità a cui fin dalla nascita era stata abituata.
Di nuovo ci si trova di fronte ad un gioco dalla trama assai semplice ma prima di tutto efficace, avvalorata anche da un contesto storico più che interessante, e da un presente dove all’attenzione del pubblico odierno sta arrivando quella tematica grimdark, che per anni ha interessato serie televisive come Game of Thrones. La costante paura di essere colti in flagrante dall’Inquisizione è infatti palpabile, dando un senso molto più marcato alla grande, immensa e quasi infinita fuga che struttura il gioco stesso. Sì, ci sarà da correre, e tanto anche. O in caso contrario: da camminare acquattati nell’erba alta il più lentamente possibile per non farsi né vedere né sentire. E qui veniamo alla componente stealth. Amicia non è in grado di fronteggiare possenti guerrieri in armatura, o almeno non se sono estremamente bardati, per cui sarà vitale aggirarli cercando di creare dei diversivi, come ad esempio lanciare dei sassi contro un cumulo di spade per causare del rumore che attragga l’attenzione, così da sfruttare l’attimo e passare inosservati. In alcuni momenti sarà possibile “combattere”. Lo metto fra virgolette perché lo scontro oltre che essere abbastanza raro, è anche circoscritto ad alcune situazioni dalla narrativa precisa, che quasi costringono il giocatore al combattimento, ma solo ai fini del proseguimento della trama. Di fatti non è che il combat system di questo gioco sia chissà quanto strutturato. Amicia ha una fionda che lancia sassi, e con essa può colpire in faccia il nemico e stenderlo. Fine. Un sistema non molto elaborato e anche un pochino macchinoso, ma che non deprime la qualità di un gioco che fa della trama la sua asse portante. Inoltre, la rappresentazione della Peste Nera già citata poco più su, porterà il giocatore a impallidire di fronte a orde su orde di ratti scuri e dagli occhi luminescenti, che temendo la luce, potranno essere evitati soltanto con l’ausilio del fuoco.
Importantissimo, oltre che la corsa e il silenzio, sarà l’utilizzo del piccolo Hugo. In un gioco dove gameplay e trama cercano di fondersi in un’unica sinfonia frenetica ma aggraziata, l’affetto procedurale che nutriremo nei confronti di Hugo andrà a braccetto col suo utilizzo nell’avanzamento di gioco. Ci si troverà di fronte a numerosissimi enigmi ambientali, che non saranno certamente troppo difficili da superare ma che, grazie al forzato utilizzo di Hugo nell’aggirarli, non solo si andrà avanti nel gioco ma si verrà addirittura premiati con una progressiva conoscenza sia di Amicia che di suo fratello. Come nella vita, anche in questo videogioco le avversità superate insieme contribuiranno a rendere il legame fra i personaggi più forte, riuscendo a far affezionare il giocatore e rafforzando la drammaticità che permea la trama tutta.
L’aspetto tecnico del gioco si alterna invece fra elementi di spicco e altri un poco meno. Ma è bene andare per gradi. Il comparto grafico è lodevole nelle ambientazioni, fedelmente accurate, che dipingono il violento scenario della Francia dell’epoca. Non dico bugie quando ammetto che molte volte mi sono fermato, prendendomi qualche minuto per godere del panorama, anche quello più mortifero. Purtroppo però la questione della grafica scade un po’ sui modelli poligonali dei vari personaggi. Non perché siano mal realizzati, per carità, sono graficamente accettabili… il problema è che sono anche poco espressivi, un po’ imbalsamati… ecco, non il massimo. Ed è un peccato perché un poco di lavoro in più su quel frangente avrebbe comportato certamente un ulteriore innalzamento della qualità del titolo. Il sound design è molto curato, e la menzione d’onore è da attribuire sicuramente alla colonna sonora del titolo, davvero ben realizzata e di grande ispirazione, anche se non del tutto memorabile. Infine, la struttura dei livelli è abbastanza classica nella sua profonda linearità, senza sviluppare innovazioni ma senza neanche scadere in errori grossolani… anche se i muri invisibili nel 2019 iniziano a fare un effetto un po’ vintage, devo dirlo.