Finalmente moltissimi fan appassionati potranno gioire, Onimusha: Warlords remastered è disponibile. Nato come spin-off di Resident Evil, il gioco Capcom che ha formato anche Devil May Cry, è pronto per esser recensito.
Perché DMC? Il sistema di combattimento a juggling di DMC nasce da un bug che c’era nello sviluppo nel primo Onimusha, quindi i vertici hanno deciso di tenerlo per altro. Ovvero DMC. Ma torniamo a noi.
La Capcom è tornata sul mercato in maniera prepotente, nel mondo videoludico, proponendo un caposaldo di una generazione: Onimusha: Warlords, rappresenta uno dei primi esempi di cinematografia all’interno di un videogioco, era il 2001 quando questa novità entro nel cuore di molti appassionati, non solo grazie ad un comparto narrativo magistrale – e nuovo per l’epoca, ma anche per la parte tecnica. Poi? Tutta la questione del Giappone feudale, con il folklore legato ai demoni, e la presenza dei personaggi storici realmente esistiti, hanno attratto gran parte del pubblico.
Il protagonista del gioco, Samanosuke, deve salvare la principessa Yuki, e risollevare la potenza del suo clan a seguito della morte di Nobunaga. In poco meno di quattro ore di gioco, il protagonista si troverà ad esplorare una fortezza intera, per poi finire nel mondo nei demoni.
Ma andiamo a parlare delle cose interessanti, non delle nozioni che si possono trovare semplicemente su wikipedia.
Il gameplay: in questa remasterd, che quindi non è solo un mero aggiornamento grafico, come in altri giochi recensiti ultimamente su questo sito. La telecamera è rimasta fissa come nel gioco precedente, ma il modo di muovere il protagonista è cambiato totalmente, in grado di muoversi liberamente. Una cosa gradita? Non proprio: nonostante l’aggiornamento di questo punto del gioco, non riusciamo a trovarci a nostro agio, perché migliora la percezione delle profondità ed ovviamente sta al passo con i tempi, ma il game design e la scenografia non si sposta con questo movimento. Un grande problema, che potrebbe far storcere il naso a molte persone.
I nemici, in questo caso quindi, sono quasi arredamento, perché se nel primo gioco diventava vitale saper schivare nel momento giusto, qua ci si può trovare in situazioni nelle quali il boss non diventa più capace di colpirvi. Inoltre tutto diventa più semplice con i poteri demoniaci più facilitati nella gestione, ed armi a distanza, e tutti gli elementi RPG.
Per non snaturare troppo il gioco, lo staff non ha modificato il sistema di salvataggio, lasciando quindi gli specchi dove è possibile salvare il gioco e potenziare il proprio personaggio, usando le anime degli avversari. Allo stesso modo hanno lasciato gli enigmi a tempo, anche se sono più facili di Resident Evil.
Di positivo, rispetto alla versione precedente, troviamo la pratica inesistenza dei caricamenti, e tutte le parti più stealth da giocare con Keade, amica del protagonista, anche se comunque restano le parti meno riuscite del gioco in confronto, ma pur sempre divertenti. In aggiunta, le stanze del regno oscuro, che in sintesi sarebbe la modalità orda, ma rimane importante per recuperare un oggetto necessario per avere la spada OP finale del gioco. Troviamo infine anche un minigioco, Spirito Oni, che aggiunge una difficoltà maggiore al gioco.
Concludiamo parlando della grafica. La grafica non è il vero fiore all’occhiello di questa remastered: se è vero che non vediamo più i poligoni come nella versione originale, non possiamo parlare di una vera grafica da next gen. Nonostante il comparto estetico sia veramente bello, non abbiamo modelli e texture modificati, ma solo portati in alta definizione. Ma questo è durante il gioco. Invece, durante le cutscene, complice la colonna sonora immersiva e contemplativa, troveremo delle sequenze veramente belle.