Da quando leggo fumetti, e vi assicuro che sono anni, ho sempre dovuto lottare con una frase che periodicamente emerge, una condanna che mi perseguita da anni e che ogni volta mi provoca lo stesso senso di dolore e fastidio: ma dai leggi quella roba per ragazzini?
Ecco, credo non esista una frase più inutile e piena di preconcetto come questa, forse solo l’assioma “i videogiochi istigano alla violenza“; eppure uno si aspetterebbe che in un un’epoca come la nostra, in cui con Google si possono trovare migliaia di informazioni, prima di parlare la gente si documenti, non viva più legata a stereotipi . Invece no.
CHI CRITICA IL MONDO DEI FUMETTI, LO CONOSCE DAVVERO?
Dunque, i fumetti son roba da ragazzini, soldi gettati al vento e tempo perso. Tutti, a prescindere, non si salva nulla. Ora, anche ammesso che io sia di parte, mi chiedo come certa gente possa ritenere che tutti i fumetti o comics che dir si voglia siano robetta da niente; tralasciando il gusto personale, le varie tipologie di fumetto e le mille mila edizioni, faccio un’enorme fatica a credere che una persona non veda il valore artistico, anche umano in certi casi, di alcuni fumetti. Si potrebbero fare decine di esempi, ma per questioni di spazio e tempo (che ho da leggere parecchi “roba da ragazzini”) mi limito a tre semplici casi.
MAUS. E qui si vince a tavolino, una di quelle situazioni in cui il tuo avversario nemmeno prova a reagire, subisce e si arrende. Provate a mostrare a chiunque vi dica che i fumetti sono robetta questa capolavoro di Art Spiegel e poi costringetelo a non cambiare idea; onestamente, questo è ben più di un fumetto, è un pezzo di arte che dovrebbe esser presente in ogni casa. L’apparente semplicità dei disegni è una componente essenziale della forza narrativa di questo lavoro di Spiegel, un racconto crudo e senza fronzoli di cosa sia stato l’Olocausto. La sua importanza ha influenzato non poco il mondo dei comics (così su due piedi, mi viene in mente Doktor Terror, di Dylan Dog), proprio per la capacità di trasmettere in pieno l’orrore vissuto dagli ebrei nei campi concentramento e la bassezza a cui può arrivare l’animo umano. Qualcuno obietterà che certi temi seri non sono da trattare con la semplicità di un fumetto, se vi capita di sentire una simile belinata (per i non liguri, una simile cazzata) regalategli questo capolavoro, facendogli presente che riesce a spiegare benissimo il tema, meglio di tanti testi didattici e programmini ipocriti da Giorno della Memoria!
WATCHMEN. Alan Moore e Dave Gibbons demoliscono il mito del supereroe, lo privano della sua connotazione per avvicinarlo alle bassezze umane. Abituati a vedere i supereroi come essere infallibili, Watchmen ribalta questa concezione, ci presenta gli uomini dietro la maschera; le paranoie di Rorschach, il cinico realismo del Comico e la volontà ferrea di Veidt di pilotare l’umanità sono una rivoluzione per il genere. Moore è abituato a offrire storie estreme, rompendo gli schemi e stupendo; la potenza di questo fumetto (e non dite “lo conosco, ho visto il film“, vi supplico) è immensa, con una critica sociale forte e ben strutturata. Leggila, fine intellettuale che denigri i fumetti, poi ne riparliamo eh?
SPIDERMAN 9/11. Per chiudere volevo citare un qualcosa di veramente emotivo, tragico e potente. La coscienza collettiva attuale ha una cicatrice immensa che si chiama 11 settembre 2001, e per quanto il mondo dei comics cerchi di non immischiarsi troppo nella realtà, con questo numero di Spiderman si è voluto cercare di dare una scossa alle anime di chi questa sciagura la ha vissuta. Leggerlo e non rimanere scioccati è impossibile, l’impotenza degli eroi che si vedono inutili, quel filo di retorica eroistica americana che trapela e l’omaggio alle vittime, sono momenti di alta letteratura; riuscire a trasmettere in pieno l’orrore dell’evento, la disperazione, mostrare una totale sinergia tra parole e disegno non è facile. Veder le lacrime del Dottor Destino sembra una inezia per chi non conosce i fumetti, ma leggere le didascalie, sentire le accuse di persone comuni agli eroi che non sono intervenuti trasmette tragicità, mitigata solo sul finale dalla speranza. L’ideale sarebbe di mettere chi sminuisce i comics davanti a questo albo, magari con il Boss che intanto canta The Rising.
Sono solo alcuni esempi di grandi opere che sono considerati comics, potrei citare i disegni di Alex Ross, le storie di Corto Maltese, lo stupendo The killing Joke o il monologo di Norrin Radd in Silver Surfer: Requiem, ma questi tre riferimenti possono essere il primo passo per aprire la mente di chi ancora giudica i fumetti sulla base di un pregiudizio sterile e vecchio. Prima di muovere accuse e sputare sentenze, sarebbe meglio prima conoscere ciò di cui si vuol parlare, senza fermarsi ad una marginale conoscenza. Chissà, magari si può anche dover ammettere di aver sbagliato….