Anno pari, anno Dicker.
A questo ci ha abituato lo scrittore Ginevrino, che puntuale, svizzero come un orologio, vede pubblicata in questo 2024 la sua ultima fatica: Un animale selvaggio, caratteri di La nave di Teseo (448 pagine, costo di 22€).
È così dal 2016, un romanzo ogni due anni.
Questo, da poco in libreria, è come sempre già in cima alle classifiche di vendita.
Un meccanismo di stesura, redazione, pubblicazione e advertisment ben oleato; uno schema collaudato funzionante in patria e all’estero quello di cui si avvalgono lo scrittore e il suo editore.
È così da ancor prima, in effetti.
Da quando Joël Dicker raggiunse nel 2013 la fama planetaria per La verità sul caso Harry Quebert, poi riadattato in una alquanto dimenticabile serie tv.
Ma perché questo fenomeno editoriale resiste e perdura nel tempo?
Perché sebbene Dicker non abbia la penna delle più fini, sebbene la sua prosa non sia delle più eleganti, lo scrittore riesce a regalare quasi sempre trame interessanti e coinvolgenti.
Thriller studiati nei minimi dettagli, mai eccessivamente sanguinolenti, relativamente plausibili, raccontati attraverso una struttura narrativa e uno stile del tutto autentici: periodi brevi, scorrevoli, minimali. Forte caratterizzazione dei personaggi e descrizioni ridotte all’osso. Una prosa asciutta e funzionale, che va dritta al punto. Una cadenza narrativa degna di un buon podcast true crime, in cui la sequenzialità degli eventi è tanto importante da essere conteggiata al minuto. Trame portate parallelamente avanti da diversi filoni narrativi, distribuiti nel tempo e nello spazio e spesso focalizzati sul punto di vista di personaggi differenti. Un narratore quasi mai totalmente sincero, ma non completamente inaffidabile, uso al lasciare intendere altro rispetto a quello poi rivelato. Pagine al contempo magnetiche e leggere, capaci letteralmente di scomparire sotto lo sguardo avido del lettore, che con foga si ritrova facilmente a divorare il volume, alla ricerca della risposta a tutte le sue domande.
Ecco i motivi dietro al successo di Dicker, al di là del contenuto del singolo romanzo.
E volendo parlare di questo, senza rischiare di incorrere in inutili rivelazioni, possiamo dire che in Un animale selvaggio non ritroveremo Marcus Goldman, scrittore e suo malgrado investigatore, protagonista ricorrente di altre opere di Dicker.
Scopriremo però una storia nuova, fatta di ossessione e gelosia, apparenze e ostentazione. La storia di una rapina. Del come, del quando e del perché della stessa. La storia di due coppie alle prese con una difficile quotidianità. Una storia da scoprire e consumare in fretta. Forse nemmeno la migliore dell’autore, che con Il libro dei Baltimore ha toccato la sua vetta più alta.
Ma poco conta in fondo, perché Dicker, se piaciuto in passato, continuerà a piacere, sempre e comunque.