Indiana Jones e il Quadrante del destino: L’intervista

Il 25 giugno NerdGate ha avuto l’onore di partecipare alla conferenza stampa con i tre attori protagonisti dell’ultimo capitolo della saga di Indiana Jones, Indiana Jones e il Quadrante del destino (la cui recensione si trova sul nostro sito). Per quanto fosse una tele-conferenza con tante altre testate, l’emozione era tanta e avere attori come Harrison Ford, Phoebe Waller Bridge e Mads Mikkelsen a cui poter fare domande ha solo che aumentato l’hype per l’evento. I tre attori, al Taormina Film Fest, grazie ad un traduttore che leggeva e traduceva in diretta le nostre domande ci hanno risposto in circa una mezzoretta di conferenza. 

Indiana Jones e l’Arca perduta

Domande e Risposte

Tutti e tre, in particolare Harrison Ford, hanno elogiato spesso la sceneggiatura e, all’introduzione non poteva certo mancare l’elogio alla bellezza italiana di Siracusa e della grotta – alias, Orecchio di Dionisio – che non ho la benché minima idea di dove si trovi.  

La sceneggiatura viene elogiata partendo da una risposta che Ford ha dato, sottolineando anche quanto ben sapessero cosa fare nella scena, i rapporti tra i diversi personaggi – ripresi anche successivamente parlando del rapporto complesso tra Indy ed Helena. Bisogna fidarsi del regista e dello sceneggiatore e dopo qualche prova ci si lancia nel set e si girano le scene. 

Le emozioni, quelle che ci hanno regalato durante tutta la saga, devono essere riportate dai personaggi. Proprio in questo ultimo film, si hanno delle emozioni maggiori poiché si ripotano i rapporti importanti da esprimere durante l’ultimo film della saga. C’è un rapporto platonico d’affetto tra i personaggi di Phoebe ed Harrison, costituendo, de facto, un collante emotivo e narrativo della trama.  

Viene ripreso anche il rapporto con la tecnologia, che ha reso possibile ringiovanire Indiana Jones. Harrison, che non è in grado di spiegare come funziona questa tecnologia, racconta come siano state costruite le scene nel 1944. Questo processo misterioso e complesso è stato reso possibile dagli innumerevoli foto e video presenti dai lavori precedenti dell’attore.  

Domanda della casa

Passiamo poi alla domanda, rivolta a Mads Mikkelsen, che hanno letto per la testata di NerdGate. Perché la domanda proprio a Mads? Il motivo risiede semplicemente nel fatto che Mikkelsen è un attore talmente trasversale da poter interpretare un villain di qualsiasi tipologia, in un qualsiasi contesto – cinematografico o videoludico oltre che narrativo – e in maniera talmente eccezionale da suscitare grande curiosità. La domanda, infatti, è stata: Cosa ci vuole per interpretare il villain nel film di Indiana Jones e qual è la preparazione? 

  • Spesso devi capire qual è il contesto in cui ti trovi, cosa fatta bene negli ultimi 42 anni, e nei film di Indiana Jones viene bene fare il nazista. Per il lavoro sul personaggio, cerco di far sì che i cattivi diventino gli eroi del loro mondo, non essendo cattivo e non svegliandomi la mattina sperando di esserlo.

Ritorniamo al menù

Sulla domanda su uno spin-off, rivolta a Phoebe, l’attrice risponde che non può e non sa rispondere. Indiana Jones è un carattere che è stato definito e reso iconico da Harrison Ford al quale non potrebbe, parole sue, aggiungere nient’altro.  

Piccatamente, Harrison risponde poi ad una domanda sulla rivisitazione dei suoi personaggi. Io non rivisito i personaggi, lo faccio solo se penso che stiano facendo un film che possa essere parimenti buono o migliore, cercando, infatti, su Indiana Jones di introdurre nuovi elementi per ogni film. Questa costruzione porta tutti e cinque i film ad una bella conclusione. Un finale che non ci lascia appesi – aggiungerei ahimè – ponendo fine alla saga, secondo gli attori, nel modo giusto. Vuole, infatti, sottolineare come sia stato ben svolto il lavoro durante tutti questi anni, cercando di far sentire il finale come la scelta giusta.  

Indiana Jones è un archeologo, non un eroe. Non c’è un modo convincente di intepretare un supereroe; il supereroe è tale ed evidente con tutina e mantello. L’eroe, però, è una persona ordinaria che agisce, in casi straordinari, in modalità straordinaria e altruistica. Ho, infatti, sempre voluto che il pubblico sentisse le paure del personaggio o i tentativi per cercare la soluzione ai problemi. Gli aspetti cinetici non sono mai stati di mio interesse, sono più i comportamenti del personaggio, tanto che in questo ultimo capitolo, nella vecchiaia, ha cambiato modo di approcciarsi. 

Concludiamo riportando che la Bridge, rispetto al personaggio, prova un senso di ammirazione, dicendo di sentirsi attirata dalle parti del personaggio che non le appartengono e che le piacerebbe molto avere, riferendosi a quei tratti avventuristici e di disinteresse per ciò che ptrebbe capitare.