IL FANTASTICO MONDO DEI MANGA terza parte – N-Files

NON TI CURAR DI LORO, MA SCEGLI IL TUO GENERE E PASSA

Davide Fia 2 Nov 2016

Ormai dovrebbe essere chiaro che il manga, per chi ha seguito la prima e la seconda parte di questa rubrica, non è qualcosa di esclusivo per ragazzini. Abbiamo parlato di tanti target diversi, che permettono di raggiungere tante fasce d’età: dai piccini in età prescolare agli adulti già immersi nel mondo del lavoro. Questo meccanismo però, non è stato tanto assimilato dalla cultura occidentale che continua a definire determinate narrazioni, roba da bambini o da sfigati…strano mondo il nostro. In ogni caso i target non sono l’unica cosa che distingue i manga: esistono anche i generi. Già nel vastissimo mondo dei fumetti orientali, non bastava definire un manga come adatto ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze e così via, la cura per la selezione dell’utenza, divide in generi i 5 target analizzati in precedenza. Se siete pratici di internet, girando su vari blog potrete trovare anche un’altra dicitura: generi (quelli che sarebbero target) e sottogeneri (quelli che sarebbero i generi). Non mi piace troppo come definizione poiché genere e target sono due cose completamente differenti, quindi è più corretto dire che i vari target a cui si riferiscono i manga, hanno dei generi che identificano meglio il tipo di narrazione che andremo ad affrontare.


L’UTENZA VIENE ACCURATAMENTE SELEZIONATA PER ETÀ E FINEMENTE CORTEGGIATA PER GENERE DI GRADIMENTO


I generi sono veramente tanti infatti, per evitare l’elenco stile spesa, metterò in evidenza solo alcuni generi predominanti e/o più diffusi. Tutte queste divisioni derivano soprattutto da una cultura cataloghista, che il Giappone ha sempre avuto anche storicamente, nulla viene lasciato al caso, ma tutto deve essere schematizzato e semplificato (si purtroppo lo fanno anche con le persone). Indipendentemente che sia Kodomo, Shojo, Shonen, Josei o Seinen, a seconda di cosa parla, il manga rientrerà in una categoria narrativa, che avrà caratteristiche più o meno marcate, diverse o addirittura inesistenti, dipendentemente dal target di cui stiamo parlando. Ok sta diventando complicato…iniziamo e tutto sarà più facile!

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Un genere molto diffuso, di cui ho parlato anche nella scorsa top 5 è lo Spokon, con questo termine intendiamo il genere dei manga che parlano di sports. Questo particolare genere è presente soprattutto nel target Shonen e Shojo, richiede al mangaka un’approfondita conoscenza dello sport di cui vuol parlare, poiché il genere punta alla verosimiglianza almeno per le regole. I protagonisti sono solitamente ragazzi in età scolare, che giocano con la squadra della propria scuola, fino ad ottenere l’ambito traguardo, altra possibilità per lo sport riguarda gli spokon sulle arti marziali, che possono anche esulare dal contesto scolastico ed affrontare sfaccettature diverse della vita (ma sono decisamente più rari).


Di tutt’altro genere i manga Romakome, che infatti sono un genere quasi esclusivo dello Shojo e in alcuni casi degli Josei. Le narrazioni romakome, hanno al centro una storia romantica nella sostanza, contornata da una leggera comicità che stempera il clima amoroso. I canoni di questo genere sono sempre gli stessi e sempre facilmente riconoscibili: ragazzina in età scolare, che è innamorata di qualcuno inarrivabile, con amico pasticcione e combina guai al seguito, di cui solitamente finisce per innamorarsi. Proprio per la leggerezza data ala tema romantico è molto raro trovare Josei che siano romakome.


Rimanendo sugli Shojo, abbiamo un genere che è sempre stato molto forte, poiché molto apprezzato dai fan giapponesi e non. Sto parlando del Maho Shojo meglio conosciuto col nome di Majokko, genere che ha veramente una quantità di successi, tra le sue cartucce, incredibili. Non vi dice nulla Sailoor Moon? Magica Emi? O qualcosa di più moderno tipo Mew Mew? Ebbene sì tutti questi sono Majokko, ovvero quel genere di manga che ha al centro, una ragazza (accompagnata da altre ragazze solitamente coetanee) che per qualche motivo possiede dei poteri magici, il tutto condito con una storia d’amore che spesso è travolta da momenti di commedia no-sense. Il genere è reso più complicato ancora dalla presenza di una divisione più serrata, che dipende dal tipo di protagonista e dall’universo in cui viene proiettata, infatti avremo i 3 sottogeneri: maghe, streghe ed eroine. (non chiedetemi la differenza tra le prime due…questa volta passo anche io!)

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Gli Aniparo sono i manga che cercano di strapparci un sorriso! Forse l’ho detto un pò semplificato, ma rispecchia un pò lo scopo di questo genere. Gli aniparo nascono come genere peculiare dei kodomo, infatti è sempre stata prerogativa delle narrazioni per bambini, la caricaturalità di altre narrazioni. Proprio così un genere che fa satira su altri manga e anime, geniale! Gli aniparo sono divertenti e spensierati, ma usufruibili al meglio solo se si ha una buona conoscenza del mondo manga, altrimenti comprenderne battute e riferimenti diventa veramente difficile. Esempio eccelso di questo, per chi ha avuto la fortuna di scoprirlo, fu Excel Saga, che senza pietà fece le caricature di decine di anni di manga ed anime già nei primi capitoli, non risparmiando nessuno! Altro aspetto degli aniparo è il tratto disegnato, definito super deformed poiché è molto sporco e snatura la forma fisica di un personaggio per dare particolare carica ad una determinata scena. Questo espediente è molto utilizzato, quando si vuole fare commedia in uno Shonen.


Non tutto può essere divertente e leggero, infatti per i più duri esiste il genere Gore. Questo riguarda soprattutto i Seinen, anche se ultimamente alcuni Shonen si sono lanciati su questo versante ma i maniere molto più mite. Con Gore intendiamo il sangue, ma non quei manga dove schizza un pò di sangue, o dove uno viene trafitto da una spada. Un manga appartiene al genere Gore quando è incentrato sulla violenza e sullo splatter, caratteristica di molti seinen. La trama standard vede il protagonista che cerca vendetta o redenzione per un motivo X, quindi ammazza tutto quello che trova per redimersi da questa cosa e nel farlo toglie viscere, fa saltare budella e litri di sangue ai nemici (bad mood). I mangaka si concentrano sul rendere realisticamente queste parti, che suscitino una reazione forte nel lettore.


MA QUANTI GENERI SONO!?!?!?!?!?


Due generi molto vicini, che differiscono davvero di poco sono: Meitantei e Suriraa. Tutti e due i generi sono affini alle storie thriller/poliziesche o anche quelli che noi definiamo gialli, ed entrambi sono generi principalmente dei target Shonen e Seinen. Il meitantei è il genere che riguarda più da vicino la struttura del thriller investigativo, quindi che ha come protagonista o un detective che risolve casi misteriosi di omicidio o furto o altro (ma che siano verosimili) oppure ladri che cercano di commettere furti ingegnosi o affini (anch’essi abbastanza verosimili). Il suriraa invece è quello che mischia la sua natura thriller con elementi sovrannaturali, quindi si passa da cose verosimili a forze incontrollabili, il tutto affrontato sempre con ingegno e precisione; fondamentale differenza è che in questo secondo genere il centro della scena è la psicologia sempre molto curata dei personaggi, che ne delinea tratti e personalità in maniera profonda e a volte sconvolgente. Per togliere ogni dubbio (se mai ce ne fossero) Meitantei: Detective Conan, Lupin III, Occhi di Gatto. Suriraa: Death Note.


Ultimo genere (non in assoluto ma che tratteremo) molto famoso soprattutto in passato, è il Mecha. Con questo termine si raggruppano tutti quegli anime e manga che hanno al centro della narrazione un robot gigante. Cosa significa? Bè che se stai guardando un anime, o leggendo un manga e vedi un robot decisamente grande rispetto a tutto il resto che lo circonda, stai guardando il genere Mecha. Eh sì perché i Mecha per essere tali hanno bisogno delle dimensioni (evvai coi doppi sensi), infatti se nel manga c’è un robottino piccolino che accompagna il protagonista, o poco più grande ma che non sovrasta la scena non potremo parlare di Mecha. Le trame sono molto lineari, il protagonista pilota un gigante di ferro con l’obbiettivo di sconfiggere i nemici (solitamente alieni), gli capitano varie vicissitudini personali di contorno, buoni vincono cattivi perdono. Un altro elemento canonico è la scena di combattimento che finisce con la mossa finale del robottone di turno dopo averne prese per dritto e per rovescio. I mecha possono avere due sotto-generi non identificati con un nome particolare, ma che dipendono dalla struttura del robot: se componibile da più robot o singolo.

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Sembra incredibile vero? Eppure è un vastissimo mondo che non può essere affrontato con una toccata e fuga superficiale…la superficialità inasprisce gli animi, rende tutti nevrotici su cosa è meglio di chi. Che senso ha stabilire cosa sia migliore? Nessuno poiché il mercato fumettistico giapponese offre ad ogni individuo nutrimento per la sua individualità, non obbliga nessuno a leggere nulla, ne a ghettizzare chi legge altro. Siamo noi che dobbiamo salire sullo shonen (metaforicamente parlando) di turno dicendo che è la cosa più bella di sempre e che solo gli idioti non lo leggono, cominciando ad accusare tutti di non capire la bellezza di blablablablablabla…….che tristezza! Ti piace lo sport? Spokon! Sei fan di Mazinga? Mecha! Adori il sangue e lo splatter? Gore! Non ti piacciono? Fatti i c…i tuoi! (in senso buono non temete) Possiamo cominciare a discutere su cosa sia fatto meglio o peggio quando tutte queste conoscenze saranno state acquisite, con una visione d’insieme ad ampio raggio, che non sia limitata e chiusa da singole percezioni di bellezza. Hegel diceve che “non vi è errore più grande che assolutizzare un parziale”, credo sia proprio vero anche sulle piccole cose senza una visione dettagliata ad ampio spettro è impossibile cogliere la bellezza di ciò che stiamo leggendo (manga) o di ciò che stiamo guardando (anime).
Siamo quasi in dirittura d’arrivo con questo approfondimento sul fantastico mondo dei manga, manca l’atto finale che sarà su…#staytuned

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