Ghostwire: Tokyo – La recensione

Ghostwire Tokyo: la recensione del nuovo titolo targato Bethesda

Ghostwire: Tokyo è l’ultima fatica di Tango Gameworks in uscita il 25 marzo per conto di Bethesda. Presentato all’ormai vecchio E3 2019, il gioco propone un’ambientazione horror e un sistema di gameplay in prima persona molto particolare, un qualcosa di sicuramente innovativo.

in Ghostwire: Tokyo il giocatore interpreterà Akito, ragazzo che dopo un grave incidente si ritrova con all’interno l’anima di KK, un investigatore del sovrannaturale dotato di una particolare magia (che sembra quasi fondere le arti marziali con le magie più classiche lanciate da stregoni e maghi). Partendo da questo incipit, sia Akito che KK avranno a che fare con Hannya, un personaggio con una maschera omonima che ha in serbo degli strani piani. Il quartiere dove sarà ambientato principalmente il gioco è Shibuya, uno dei più famosi al mondo soprattutto per il grande incrocio divenuto ormai un simbolo della capitale giapponese. Per via di un misterioso evento, tutte le persone che un tempo popolavano questa grande metropoli, spariscono nel nulla lasciando solo i loro abiti a terra. Il gioco inizia proprio da qui, lasciando il giocatore inizialmente spiazzato dalla bellezza/tristezza di una città come Tokyo completamente abbandonata. Non ci vorrà molto per conoscere i primi nemici, chiamati Viaggiatori, ovvero spiriti di varie forme con poteri e forza diversi che cercheranno sempre di ostacolare i nostri due protagonisti. La storia di Ghostwire Tokyo è ben narrata, nonostante abbia diversi momenti “più lenti” soprattutto nella parte centrale. Il suo punto a favore più importante è l’uso degli elementi del folklore nipponico per evidenziare i problemi di una società piena di contraddizioni, tra persone piene di obblighi e doveri che non si sentono mai libere ad altri grandi drammi come la vita dedicata solo al lavoro, che affliggono la società nipponica. Queste critiche vengono mosse in maniera velata e molto intelligente nel gioco, un esempio sono gli Yokai, ovvero spiriti inquieti dotati di comportamenti che ricordano quelli ossessivi delle persone. Tutto quello che scopriremo o che vorremmo rivedere, riascoltare e riesaminare verrà custodito nell’archivio, consultabile in qualsiasi momento dall’apposito menu.

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Il gameplay è divertente, certi aspetti ricordano addirittura i più recenti DOOM come per esempio esportare il nucleo da un viaggiatore (che sarebbe l’equivalente delle Glory Kills del Doomguy) ed è molto veloce, immediato e una volta padroneggiato per bene difficilmente annoierà, anche perché ci sono diverse tipologie di nemici, tutti realizzati con estrema cura. Di base il nostro protagonista ha tre attacchi di tipo elementale (vento, acqua e fuoco) e permettono di lanciare fasci di energia di diverso tipo: queste avranno funzioni di “tiro” diverse, dal colpo del vento pensato per la raffica a quello acqua orizzontale, fino a quello fuoco che sarà potente, esplosivo e perforante. Inoltre potremmo usare anche un arco magico e una serie di talismani che fungono da “trappole” per i nostri nemici. E’ presente anche l’attacco corpo a corpo ma va usato solo in modalità stealth, diversamente sarà inutile. Il problema di questi attacchi è che avanzando nel gioco non cambieranno mai, non c’è una evoluzione o qualcosa che ci permette di cambiarne l’intensità, saranno sempre quelli dall’inizio alla fine. E’ presente l’immancabile albero delle abilità e nonostante sia contenuto nella dimensione va più che bene, ci permette di potenziare la forza, la velocità degli attacchi e acquisire alcune nuove mosse. Abbiamo anche la possibilità di cambiare l’equipaggiamento, ad esempio ci sono alcuni bracciali che hanno dei bonus nell’attacco, velocità o altro. In più se non vi vanno bene i vestiti del protagonista, potrete cambiarli a vostro piacimento (alcuni saranno ottenibili tramite missioni secondarie e primarie) e si potranno vedere meglio nelle cutscene oppure nella divertente photo mode, ricca di filtri ed espressioni facciali.

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Ghostwire: Tokyo ha un sistema di open-world molto contenuto e non particolarmente immersivo, per accedere a nuove aree della mappa dovremo prima purificarle andando a liberare questi portali giganti chiamati Torii. Oltre ai nemici le strade di Tokyo pullulano di alcuni eventi particolari: si potranno incontrare dei Nekomata all’interno dei tipici conbini giapponesi, pronti a venderci utili oggetti per la nostra avventura e cibo per curarci oppure si potrà decidere di fare una delle tante missioni secondarie che variano molto dalla storia principale e riescono a raccontare sempre storie diverse. Ci sarà una grande verticalità nell’esplorazione, dovuta all’utilizzo del rampino per agganciarci ai Tengu, esseri alati tipici del folklore nipponico, così da poter visitare anche i tetti della città, che aggiungeranno una nuova dimensione alla mappa. Il mondo di gioco è pieno di collezionabili e non aggiungono molto al gameplay se non ore di ricerca di oggetti che nell’insieme è poco divertente da fare. Girovagando per la città troveremo molti cani e gatti con cui sarà possibile interagire dandogli da mangiare o semplicemente accarezzandoli, ad ogni modo completare tutti i compiti secondari richiederà molto tempo extra. Se per la singola storia ci vorranno circa 20/25 ore per finirla, completandolo al 100% come minimo si arriverà anche a 40/50.

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Tecnicamente parlando, il gioco si presenta molto bene su Playstation 5 (la versione PC non è stata testata) con una grafica più che buona. Il titolo ha un dettaglio stupendo in ogni angolo della città e ogni parte del gioco è una boccata d’aria fresca per gli occhi, anche se da il meglio di sé nei luoghi al chiuso. La cura nella caratterizzazione dei personaggi, degli attacchi e delle location è praticamente maniacale, un lavoro minuzioso degno di un videogioco di alta qualità, e persino nel modo in cui sono stati riprodotti gli stretti vicoli di Tokyo si vede quanto l’obiettivo di Tango Gameworks sia stato quello di regalare una città realistica e immersiva, inoltre su console sono presenti ben 6 modalità grafiche, che vanno da quelle più classiche che permettono di giocare in 4K a 30 FPS e Ray Tracing attivo, a 4K dinamici con 60 FPS costanti, fino a un mix di varie opzioni che accontenteranno tutti, anche a seconda del televisore che si possiede. Il gioco è tradotto completamente in italiano e presenta tre diversi doppiaggi: italiano, inglese e giapponese.

CONCLUSIONI: Ghostwire: Tokyo è un buon titolo: divertente, veloce e con una storia raccontata come si deve. Il comparto open-world lo penalizza perché se fosse stato progettato come avventura a capitoli senza possibilità di girare per la città forse il team si sarebbe concentrato nell'approfondire maggiormente altri aspetti come il combattimento ed una maggiore tensione.

VOTO FINALE: 7,5

SCHEDA GIOCO

  • DATA RILASCIO: 25/03/2022
  • GENERE: Azione/Avventura
  • SVILUPPATORE: Tango Gameworks
  • PUBLISHER: Bethesda
  • PIATTAFORME: Playstation 5, PC
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