Dying Light 2 è stato uno dei titoli più attesi degli ultimi anni, grazie all’enorme successo del primo capitolo che fin da subito ha rapito i videogiocatori di tutto il mondo.
Era il 2018 quando Techland fece sussultare tutti gli appassionati di Dying Light con il trailer di annuncio ufficiale del sequel, durante la famigerata E3 di Los Angeles, dove da sempre prendono parte i “big” del settore videoludico e non. Le enormi pretese e i dettagli succulenti mostrati durante la primissima clip del gioco lasciarono tutti a bocca aperta facendo ben sperare al pubblico che da anni era entrato in sintonia con la creatura del team polacco.
Dying Light 2 – Stay Human quindi, si è presentato fin dall’inizio come un progetto ambizioso, enorme e rivoluzionario, provando ad entrare nell’Olimpo videoludico mondiale e nello specifico in quello dei Survival Horror (vi diciamo fin da subito che il team di sviluppo ha tentato un incredibile scalata al successo, che si è conclusa poco prima di raggiungere la vetta), ma andiamo con ordine: Le pesanti mancanze e i vari abbandoni da parte di alcuni dipendenti di certo hanno gravato sul progetto, che nonostante abbia lacune evidenti dal punto di vista del gameplay e soprattutto della storyline (insieme all’incoerenza del tutto) Dying Light 2 si presenta come un titolo (in)completo da innumerevoli punti di vista, ma che lascia il giocatore in un open world vasto e pressoché infinito, capace di regalare svariate ore di relax e divertimento…nonostante bug divertenti e “comprensibili”.
STORYLINE AMBIZIOSA MA STENTATA
Sono trascorsi già vent’anni dalla conclusione del primo capitolo, che vedeva come protagonista il tanto acclamato Kyle Crane. L’isolamento di Harran e il sacrificio ineluttabile della metropoli mediorientale, permise agli scienziati di contenere una progenie in pieno sviluppo e di combattere il virus, ormai inarrestabile e incontenibile. Ma nonostante tutto il GRE aveva intenzioni economiche per quanto riguarda la pandemia; infatti quest’ultimo voleva trasformare la piaga accaduta ad Harran in un arma di distruzione di massa da vendere al miglior offerente, donando modifiche, addirittura, al ceppo originale così da mutare e rendere il vaccino sviluppato qualche anno prima per il virus attualmente in circolazione, totalmente inutile. Proprio per queste riprovevoli intenzioni la piaga non si è mai estinta, ma anzi, ha continuato a dilagare a macchia d’olio, così da catapultarci nelle vicende di Aiden Caldwell, che non ha mai conosciuto il mondo come era stato in precedenza, ovvero prima della pandemia globale. Il nuovo protagonista quindi si muove tra lande desolate colme di creature pericolose, disgustose e violente: Corre, attraversa e affronta le rovine di una città fantasma, calpesta la terra di un mondo che ormai non esiste più e che racconta ben poco del suo passato. Aiden è un Pellegrino, una figura nomade che si sposta tra un rifugio e l’altro portando a termine missioni, consegnando oggetti e donando un ausilio importante al popolo che non sa affrontare il mondo all’esterno; nonostante tutto la sua figura non è ben vista da innumerevoli persone. D’altronde la storia del protagonista non è così spoglia, ma anzi, in giovane età quest’ultimo è riuscito a sfuggire agli esperimenti che il GRE conduceva su di lui e su sua sorella Mia, anche se quest’ultima molto probabilmente è rimasta sotto le grinfie degli esperimenti più a lungo di suo fratello, che al momento è sulle sue tracce.
Le ricerche conducono il ragazzo in una delle poche metropoli rimaste abitate dall’uomo, ovvero le alte mura di Villedor; un posto sicuro e immenso dove si presume che ci siano indizi su Waltz, lo scienziato che costrinse i due fratelli a sottoporsi agli esperimenti appena accennati qualche riga fa. Da come si può intuire, Techland ha puntato molto sulla storia e sui personaggi, aprendo un contesto vasto e colmo di spunti e opportunità che dovevano essere firmati dalla penna di Chris Avellone (Fallout 2, Prey, Fallout: New Vegas), autore che alla fine ha abbandonato la “missione”, riportando ferite non indifferenti sulla storyline di Dying Light 2.
Durante le prime ore che coinvolgono il giocatore nella storia appena narrata, si scovano spunti interessanti e ambizioni grandiose dal punto di vista del gameplay e della narrazione, ma inevitabilmente col passare delle missioni e dei minuti (specie se ci approcciamo durante la seconda fase del gioco) ci si trova di fronte ad una palese “opera incompiuta” vittima delle mancanze professionali che hanno abbandonato il progetto prima della fine; durante le Cutscene, i dialoghi e le scelte di conversazione (su questo torniamo tra poco) il giocatore avvertirà senza ombra di dubbio un senso di destabilizzazione e di “vuoto”; per farla breve ad un certo punto della campagna ci si può avvertire un senso di “Memento” (dal latino “ricordati”), e proprio come nel film di Nolan il pubblico si troverà a dover ricomporre un mosaico fatto di sprazzi tagliati, ricuciti e ricostruiti sulla base di un progetto “impastato” più volte, che alla fine non ha donato altro che confusione e buchi di trama davvero notevoli dal punto di vista della linea temporale e del susseguirsi delle vicende.
Nella prima parte della Campagna quindi, non si hanno vuoti significativi, ma anzi, se non ci si riflette a fondo neanche si notano alcune cose e la storia scorre fluida così come dovrebbe essere – ma il punto dolente vige su altro: La possibilità di scegliere. Aiden si muove sui binari di due fazioni, ovvero Villedor (la città) e i Pacificatori e quindi per forza di cose nel corso dell’avventura dovremmo scegliere da che parte schierarci, senza alcuna preoccupazione a quanto pare: Le scelte del giocatore verso le due fazioni non sono di alcun peso consistente per quanto riguarda la storia, infatti niente e nessuno ti farà pentire ne gioire delle tue imprese verso una “squadra” piuttosto che un’altra, rovinando ulteriormente un’aggiunta di game design che alla fine delle fiera risulterà banale e poco incisiva nei vari tasselli concerni alla storyline (infatti i plot twist centrali avvengono sempre e comunque), che donerà manforte solamente al gameplay, con alcune aggiunte in campo open world dal punto di vista difensivo e offensivo quando sbloccherete rifugi, accampamenti, reti idriche e via discorrendo; infatti se liberate una centrale energetica o una rete idrica appunto, sarete costretti a scegliere la fazione a cui assegnare quella struttura e in base a questo otterrete vantaggi diversi: Se la assegnerete ai Pacificatori questi ultimi piazzeranno trappole e dispositivi offensivi in giro per la mappa, utili a decimare centinaia di infetti che si avvicineranno a quella zona; se si assegna la struttura ai Sopravvissuti invece, possiamo contare su alcuni ausili utili nello spostamento, ovvero funi, trampolini o impianti di ventilazione; insomma la possibilità di scegliere non stravolge, ne intacca la trama, ma dona vantaggio minimo solamente al gameplay.
Il finale da come si poteva ampiamente percepire, è frettoloso, avventato e rabberciato – in parole povere è stato “rattoppato” alla bene e meglio. La boss fight di certo non brilla di originalità e divertimento, mentre la scelta finale non regala a prescindere un senso di completezza alla storia, rimanendo ancora una volta inconcludente, scialba e poco avvincente, se consideriamo soprattutto quello che Techland aveva promesso al riguardo di Dying Light 2. Questo è un vero peccato perché il gioco di certo non manca di momenti esaltanti e degni di nota, volti alla spettacolarità di uno dei Survival Horror più interessanti degli ultimi anni.
Parkour! Parkour!
Nonostante gli evidenti difetti quindi, la Campagna di Dying Light 2 di certo non è priva di momenti intensi e spettacolari, ornata da un’incredibile messa in scena e personaggi sfumati, spessi e profondi. Aiden, una volta fuori dalle alte mura, farà la conoscenza dei Sopravvissuti, un gruppo forte, unito e compatto, ma che allo stesso tempo è stato piegato e distrutto dallo scorrere del tempo e dalla morte e la distruzione successiva alla Caduta; un esempio lampante di tutto questo, è il personaggio di Frank (conosciuto tramite Lawan – ci torneremo), ex- capo dei Nottambuli, uno dei gruppi più forti ed efficaci del loro tempo, un tempo che non esiste più visto la caduta nel delirio e nella depressione da parte del comandante Frank; un uomo piegato dalla guerra e dall’infezione, un cerchio dalla quale è difficile uscire. Lawan, interpretata da Rosario Dawson, fa parte di questo pattern di personaggi stimolanti e profondi a cui il giocatore farà fronte (e forse ci si affezionerà), infatti Aiden si immergerà nel mondo appartenente alla donna, un mondo composto da grandi e commoventi storie, talmente interessanti da competere con le vicende principali senza ombra di dubbio. Da qui possono scaturire missioni secondarie interessanti, che nel complesso donano una varietà situazionale degna di nota: Tra scontri diretti, fasi stealth e corse intense e improvvisate, il divertimento dal punto di vista del gameplay di certo non mancherà.
Futile dire quanto è centrale e impattante la fase del parkour, un’arte studiata a puntino e inserita nel dettaglio grazie alla partecipazione di David Belle, il padre del parkour che presta le sue fattezze alla figura di Hakon, uno dei primi personaggi incontrati da Aiden. Senza ombra di dubbio è il fulcro centrale del gameplay e quindi rispetto al primo capitolo è stato nettamente migliorato aggiungendo inevitabilmente ulteriore enfasi e dinamismo alle prodezze del protagonista, che si conferma più talentuoso rispetto a Kyle (protagonista del primo Dying Light). Le abilità sbloccabili durante il gioco, riguardante il ramo del parkour sono davvero esaustive, e tra queste troviamo la possibilità di correre sulle pareti, atterrare da distanze considerevoli, utilizzare gadget che aumentano le prestazioni e tanto altro.
Due aggiunte singolari e interessanti sono sicuramente il parapendio e il rampino, due oggetti interessanti e divertenti che aggiungono ulteriore divertimento ad un level design eccellente e colmo, capace di fare divertire il giocatore per diverse ore; queste due aggiunte se potenziate come si deve regalano agevolazioni incredibili al giocatore, che potrà lanciarsi da qualsiasi altezza senza timore, ne paura di morire schiantato al suolo. Rampe, scalette, funi, sporgenze e appigli sospesi saranno all’ordine del giorno e nonostante la possibilità di potenziarsi, di certo il team polacco non ha reso vita facile al giocatore che nonostante tutto dovrà essere abile e agile nelle scalate, oltre a tenere i nervi saldi durante la ponderata scelta dei percorsi più adatti per raggiungere determinati obiettivi. Le abilità appena citate saranno utili spesso di notte, quando gli Urlatori (una specie di infetti) scaglieranno contro Aiden orde di mostri, che inseguiranno il nostro eroe senza sosta, finché quest’ultimo non si porterà in salvo grazie ad accampamenti o rifugi contenenti luce UV. Ricordiamo che anche il protagonista di questo secondo capitolo è infetto, e avrà bisogno di esporsi anch’esso alla luce UV capace di risolvere momentaneamente l’infezione e condurlo in uno stato “normale”.
Il gameplay è davvero vario, divertente e spettacolare, ma nonostante tutto soffre di alcune lacune dal punto di vista delle animazioni, delle collisioni incerte e “disturbanti” soprattutto durante il parkour, che spesso risulterà frustrante e “tamponato” da alcune mancanze riguardanti il sistema della “pulizia” dell’intero titolo, che disturba anche un sistema di combattimento divertente, ma spesso caotico e ai limiti dello stress nervoso, provare per credere.
COMBATTIMENTI DIVERTENTI E RICCHI, MA CAOTICI E STRESSANTI
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad alcune aggiunte rilevanti rispetto al primo capitolo, volte a migliorare il sistema di combattimento al fronte di un complesso e ricco sistema di parkour, aggiungendo un tocco esaltate di dinamismo ed alla spettacolarità. Le abilità in combattimento sbloccabili sono molteplici: Potenti attacchi volanti, parate vantaggiose, sgambetti, colpi destabilizzanti, scivolate e aggressioni varie sono solo alcune delle abilità sbloccabili durante il corso dell’avventura, che insieme ad un classico ma efficace sistema di parry, completa un pattern davvero interessante ed esaustivo. Durante gli scontri con i Rinnegati quindi, il giocatore potrà effettuare parate spettacolari che attiveranno alcune abilità interessanti, come quella di scavalcare il nemico ed eseguire un doppio calcio volante all’avversario posto di fronte a noi, regalando non solo innumerevoli vantaggi durante le risse più succose, ma anche un tocco di classe non indifferente dal punto di vista visivo. Le espansioni riguardanti le abilità di Aiden sono corrisposte attraverso un classico sistema bipartito dove le mosse utilizzate per risolvere situazioni di “parkour” e le soluzioni adottate durante le risse, riempiranno determinate barre che una volta sature finiranno per assegnare al giocatore un punto abilità, spendibile per potenziare il personaggio principale; il ramo delle abilità è molto vario e specifico, e spesso l’enorme quantità di potenziamenti disponibili risultano anche futili e inservibili in un certo senso, visto che la maggior parte delle battaglie possono essere risolte con due o massimo tre abilità, ma tutto sommato è uno dei punti di forza del titolo.
La parte “succosa” ovvero le risse e le vere e proprie battaglie contro i cosiddetti “mordicarne” (gli infetti del gioco) risultano divertenti, frenetiche e soddisfacenti, anche per via del rumore dei colpi udibile durante le risse, che aggiungono qualche punto in più ad un sistema di combattimento imperfetto che non convince pienamente; l’impossibilità di concentrarsi del tutto sullo scontro e proiettarsi su bersagli “definiti” e mobili su schermo, pongono un enorme mancanza e travolgono il giocatore in scontri spesso caotici, indefiniti e pericolosi, scontri spesso risolti colpendo completamente a caso tutto il range del campo di battaglia colmo di infetti; infetti che vantano un design interessante e non indifferente. Infatti quest’ultimo è un rilevante punto a favore, e risulta ben curato e altamente spaventoso, e copre la mancanza di un roster vario e ben definito. La sezione stealth dal punto di vista dei Rinnegati invece, di certo non brilla, e la mancanza di un IA impegnativa (anche nei livelli di difficoltà più alti) non stimola il pubblico, che si trova la strada spianata da questo punto di vista, così da scegliere spesso e volentieri un approccio aggressivo e poco silenzioso senza pensarci due volte; concezione altamente distante dagli accampamenti della saga Far Cry (da qui questo secondo capitolo attinge molto) dove l’enorme difficoltà nella fase stealth durante i vari agguati, stimola da sempre i giocatori, così da scegliere volentieri la suddetta strategia. D’altro canto, se si affrontano a viso aperto, la difficoltà aumenta ed anche la reattività, insieme alle soluzioni strategiche, i Rinnegati offrono, dunque, una sfida completa, divertente ed esaltante se consideriamo questo punto di vista, che senza ombra di dubbio compensa la mancanza di reattività riguardante la fase stealth.
Uno dei punti di forza su cui si poggia Dying Light 2 è di certo la componente survival durante la fase “oscura”, che ancora una volta offre una sfida ai limiti dello stress e dell’ansia, grazie all’incredibile accanimento dei mordicarne durante le perlustrazioni notturne, che daranno filo da torcere non solo ad Aiden ma anche alla psiche del giocatore, che tra il recupero di Luce UV, i vari inseguimenti degli infetti e l’enorme curiosità nello scoprire e craftare in luoghi e accampamenti militari immensi, sarà messo a dura prova. Da come si può intuire, il combat system del titolo in questione è ben bilanciato ed è funzionale e divertente se consideriamo le enormi soluzioni a cui il giocatore può attingere (sia sulla fase di parkour che quella del combattimento); le innumerevoli armi, i vari equipaggiamenti e le numerose soluzioni a livello di crafting e potenziamento, offrono un’esperienza varia e immensa, donando infinite ore di gioco senza annoiare mai. Armi e vestiari possono essere potenziati con una versatilità ragguardevole, incrementando le funzionalità tramite bonus corposi riguardanti danni, resistenza e vantaggi durante le risse con Rinnegati o Mordicarne. Aiden avrà inoltre accesso a innumerevoli oggetti di ausilio come esplosivi vari (ad esempio C4), miscele e soluzioni curative risolutive (spesso risolvendo momentaneamente anche il problema dell’infezione), insieme a munizioni ed armi speciali che doneranno un enorme vantaggio sul campo di battaglia; lo spirito di ricerca e completezza che colpisce il giocatore, riguardante l’esplorazione, non è merito solo dell’impostazione del gameplay, ma anche dal punto di vista visivo e grafico, grazie ad ambienti splendidi e immensi che senza ombra di dubbio invogliano ad una ricerca spesso interessante e minuziosa.
GLI INCREDIBILI TRAMONTI E LE NOTTI VIOLENTE DI VILLEDOR
Sicuramente tra gli innumerevoli moventi positivi per godersi pienamente Dying Light 2, è presente l’incredibile impatto grafico e visivo; location talmente stimolanti e gradevoli all’occhio, che senza ombra di dubbio proietteranno il giocatore nel piacere della scoperta e della ricerca, allontanandosi spesso e volentieri dalle mansioni principali. Sbloccare reti idriche, scalare e riattivare centrali energetiche, insieme a secondarie vigenti sul parkour e la ricerca di inibitori (volti a potenziare vigore e salute di Aiden) l’open world partorito da Techland ha colpito nel segno se consideriamo questo punto, confezionando un Survival Horror sicuramente di pregiata fattura. Un enorme quantità di attività (scusate il gioco di parole) come scoprire l’enormità della mappa, risolvere jumping puzzle, affrontare miniboss e tanto altro, non è un becero tentativo di allungamento inutile, ma anzi è un enorme lavoro svolto dal team polacco, che questa volta nonostante le varie difficoltà ha offerto al pubblico un titolo vasto e immersivo da qualsiasi punto di vista, e per stimolare ha giocato abilmente sulle totali ambientazioni di gioco. Il meraviglioso fascino di un mondo diverso dal nostro, proiettato avanti nel futuro è sempre e comunque un pretesto pregevole per lasciarsi coinvolgere dalle varie digressione e le specifiche attività secondarie, che di certo non stancano per ripetitività; l’enorme direzione artistica fa il resto.
Se la direzione artistica di colori, fotografia e panorami da togliere il fiato ha raggiunto un risultato ottimale, di certo non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda il comparto tecnico e grafico totale, un comparto che soffre visibilmente di un engine figlio della scorsa generazione, che non ha saputo nascondere enormi difetti grafici e poligonali che disturbano il giocatore soprattutto durante il gameplay e le fasi di combattimento. Se il comparto di illuminazione e resa particellare è degno di nota e offre una buona resa dell’illuminazione, la scarsa resa dei poligoni e dello shading delle superfici non brilla, lasciandosi andare ai soliti bug di routine e una scarsa resa del frame rate, specie se consideriamo come sistema di gioco un Pc da gaming ben ottimizzato da far girare il titolo a qualità alta. Gli enormi problemi di stabilità (soprattutto in location colme di oggetti ed edifici; oltre che nelle risse più caotiche) conducono ad un esasperata ricerca di un frame rate stabile, che conduce al pubblico meno avvezzo a sfruttare e settare le opzioni di upscaling, ovviamente “sporcando” l’immagine finale, così da perdere tutta la bellezza dell’illuminazione totale.
L’ottimizzazione di Dying Light 2 non è il massimo e ha problemi evidenti se si vuole godere delle impostazioni “ultra”, e nonostante si possega un’ottima scheda grafica, il risultato non cambia. Bug e glitch sono ovviamente presenti in Dying Light 2, ma come sempre tramite patch future saranno risolti nella maniera più efficace possibile. Ultimo ma non per importanza, il titolo gode di un sonoro spettacolare volto ad enfatizzare le vicende drammatiche e ansiogene in cui Aiden si muove, capace di trasmettere il tutto anche al giocatore, compresi i colpi sferrati contro i nemici che per forza di cose cadono a pezzi, esaltando maggiormente il valore della scena e della battaglia conclusa. La recitazione è davvero buona e il livello di doppiaggio di certo non è da meno, anche se fa storcere il naso agli appassionati, che anche a questo giro si aspettavano il doppiaggio in italiano, che alla fine non è arrivato.