Era il 2005 quando su console PlayStation 2 uscì un gioco picchiaduro ad arena che era pronto ad intrattenere una intera generazione (e non) di persone cresciute con uno dei manga e anime più famosi di sempre: Dragon Ball. Parlo di Budokai Tenkaichi, primo gioco di questa serie dedicata proprio al brand ideato da Akira Toriyama uscito esclusivamente sulla console di casa Sony mentre il sequel ed il terzo capitolo uscirono anche su Nintendo Wii rispettivamente nel 2006 e 2007. Poi arrivò uno spin-off uscito in esclusiva sulla console portatile PSP nel 2010 e da li in poi, il nulla. Sono passati ormai quasi 20 anni da quel primo capitolo e Bandai Namco nel 2023 annuncia che un nuovo gioco della saga Budokai Tenkaichi era in lavorazione. Inutile dire il fomento da parte dei fan e la contentezza di poter leggere e sentire questo annuncio. Sono stati rivelati sempre più dettagli col passare dei mesi, fino all’annuncio ufficiale del titolo e della data di uscita: è così arrivato il tempo di parlare di Sparking! Zero.
Quali sono gli aspetti che rendono i giochi della serie Sparking! (titolo originale giapponese di Budokai Tenkaichi) così apprezzati e voluti dagli appassionati? Prendete un qualsiasi video di gameplay e la risposta arriverà da se. Combattimenti caotici, numerosi personaggi da poter controllare, distruttibilità degli stage e soprattutto una fedeltà incredibile all’opera originale. Sparking! Zero cattura i combattimenti caotici ed esagerati dell’universo di Dragon Ball, perfezionando al contempo le meccaniche che i fan hanno imparato ad amare, aggiungendo una modalità storia ad episodi che offre un viaggio nostalgico attraverso i principali archi narrativi di Dragon Ball Z, con l’aggiunta del recente Dragon Ball Super. Ma andiamo con ordine.
La modalità storia include dozzine di battaglie iconiche, le vicende vengono raccontate attraverso delle slide e alcuni filmati che sembrano usciti direttamente dall’anime, solo che questa volta ci sono elementi della storia ramificati con esiti che potrebbero essere diversi da quelli che ricordiamo. Ad esempio, uno scenario esplora cosa accadrebbe se Goku e Piccolo unissero le forze per combattere Radish, ma se si decide di andare da soli, Goku viene invece supportato da Crilin. Queste versioni alternative (meglio note come What if?) aggiungono un tocco di freschezza alle trame che ormai conosciamo a memoria, anche se non cambiano drasticamente la traiettoria della narrazione generale e sinceramente è un peccato, si ha come la sensazione che questi What if? non siano così d’impatto come dovrebbero essere. Questa modalità è suddivisa in sei episodi (più due segreti che vengono sbloccati giocando le altre storie) dove in ciascuno di essi interpreteremo unicamente un solo personaggio e ripercorreremo la sua storia vista in Dragon Ball Z e/o Dragon Ball Super. I personaggi iniziali in questione sono: Goku, Vegeta, Gohan, Piccolo, Black Goku e Freezer. Inutile sottolineare come ripercorrere per l’ennesima volta la storia di Goku sia stato l’episodio, soggettivamente, più noioso e i What If? avrebbero potuto fare la differenza ma così non è stato perché se anche, ad esempio, scegliamo di andare ad affrontare Raddish da soli all’inizio della storia anziché andare con Piccolo, lui arriverà lo stesso ad un certo punto della battaglia per aiutarci e Goku morirà come da prassi. Ma cosa sarebbe successo se quello a morire fosse stato Piccolo? o se Raddish avesse avuto la meglio sui due? forse creare delle storie alternative così ampie sarebbe stato complicato per il team di sviluppo, quindi si è scelto di andare molto più cauti concentrandosi moltissimo sul gameplay.
Il roster dei personaggi è composto da ben 182 combattenti, inclusi quelli di Dragon Ball Super e persino l’ultima serie che sta andando in onda adesso, Dragon Ball Daima. Certo, la maggior parte di essi è popolata da varianti di personaggi come Goku e Vegeta, ma è comunque una collezione impressionante. Il gameplay di Sparking! Zero è una continuazione diretta di Budokai Tenkaichi 3, ma in qualche modo sembra un po’ sciatto. Il ritardo di input tra i diversi attacchi varia molto, principalmente perché le mosse dipendono maggiormente dalle animazioni rispetto alle hitbox reali. Buona fortuna nel cercare di afferrare un nemico bloccando anche i suoi attacchi, perché una volta che ci si impegna nell’eseguire una mossa, è meglio finirla. Il sistema di blocco è un grosso problema nel gioco, principalmente a causa della sua inaffidabilità. Ci sono diversi modi per concatenare i blocchi con delle barre che si ricaricano posizionate accanto alla salute, ma è difficile capire il giusto tempismo per contrastare gli attacchi degli avversari. Inoltre, non aiuta il fatto che il gioco abbia combinazioni di pulsanti completamente diverse per bloccare diversi attacchi. Certo, potrebbe dare l’impressione di un sistema profondo, ma data la velocità con cui i combattenti si muovono negli stage, è davvero difficile ottenere una lettura degli avversari. Gli scatti d’aura che ci permettono di avvicinarsi all’altro personaggio non sono sempre rapidi come dovrebbero essere in un picchiaduro arena del genere. Insomma bisogna allenarsi, e pure molto per padroneggiare a pieno questo gameplay. Per fortuna, i fondamenti dell’attacco e dell’uso degli speciali rimangono gli stessi per ogni personaggio. Ogni fan di Budokai conosce il metodo collaudato di stare a distanza, caricare il proprio Ki e poi far esplodere gli avversari con attacchi speciali basati su “proiettili”. Lo stesso vale qui, che è sia una benedizione che una maledizione del franchise. È allo stesso tempo nostalgico e insoddisfacente usare le stesse tattiche che ho impiegato quando ho giocato ai vecchi titoli quasi due decenni fa. La telecamera è migliorata rispetto ai predecessori ma fa ancora fatica a tenere il passo con l’azione, portando ad alcuni momenti frustranti. Nelle arene più piccole, come il livello della Stanza del tempo, la telecamera può spostarsi in modo goffo, rendendo difficile rintracciare l’avversario.
Il gioco offre poi altre modalità offline come la classica battaglia dove possiamo scontrarci con avversari controllati dal computer oppure giocare in locale (con la limitazione di dover scegliere solo la stanza del tempo come stage), una modalità torneo mondiale (serie di battaglie che porteranno ad un solo personaggio alla vittoria) e una modalità denominata battaglia personalizzata dove possiamo letteralmente creare e giocare a scontri personalizzati tra i personaggi. Il tutto funziona con un editor che ci permette di aggiungere dialoghi, combattenti, scenari e possiamo persino mettere un titolo alle nostre battaglie che funziona come se stessimo guardando una puntata dell’anime. Possiamo anche caricare le nostre creazioni online così tutti i giocatori possono scaricarle e giocarle. Cimentarsi in questa modalità è divertente, anche se è ancora in fase iniziale quindi speriamo venga supportata in futuro con aggiornamenti, magari dando in primis la possibilità di cercare le frasi da aggiungere alle battaglie in ordine alfabetico. La progressione dei personaggi è legata alla modalità storia, che ricompensa con oggetti e cosmetici equipaggiabili. Un negozio in-game poi consente di acquistare tali oggetti con la valuta di gioco. Si può personalizzare il proprio profilo giocatore e tutti i personaggi, a proprio piacimento. Peccato per i costumi, molti sono legati esclusivamente ad un personaggio specifico, ad esempio il costume di Goku rovinato dalla battaglia di Vegeta scimmione non può essere equipaggiato a Goku di Dragon Ball Super, idem per il costume di Vegeta appena atterrato sulla Terra che non può essere equipaggiato al Vegeta di Super, e via così. Immancabili le evocazioni dei draghi che qui sono tre: Shenron, Porunga e Super Shenron. Una volta trovate le sfere legate al drago in questione, si potrà evocare tramite il menu apposito e si possono scegliere i desideri che vanno dall’avere più valuta di gioco allo sbloccare dei costumi speciali oppure sbloccare anticipatamente dei combattenti. L’online di questo gioco è ricco di varietà. Le modalità classificate e non classificate si rivolgono sia ai giocatori competitivi che a quelli occasionali, e il matchmaking fluido senza grossi intoppi è molto apprezzato. Per alcuni, il vero divertimento è proprio formare squadre uniche e provare diverse strategie contro gli avversari online. Il bilanciamento è sempre altalenante, come ci si immaginava personaggi come Gogeta o Goku Ultra Istinto sono troppi forti online.
La parte più bella di Sparking! Zero è il comparto tecnico, il gioco sfrutta appieno l’hardware di nuova generazione, offrendo un’esperienza visiva straordinaria. Il gioco funziona senza intoppi a 60 fotogrammi al secondo e i modelli dei personaggi sono incredibilmente dettagliati. Possiamo vedere il sudore che gocciola sul viso di Goku dopo una battaglia e gli ambienti sono pieni di elementi distruttibili, rendendo ogni arena dinamica. Esplosioni, esplosioni di energia e scontri di luce illuminano lo schermo con impressionanti effetti particellari. La grafica in cel-shading del gioco rimane fedele allo stile artistico dell’anime, offrendo al contempo bordi più nitidi e colori più vivaci. Le sequenze di trasformazione sono particolarmente impressionanti.