Ai tempi della prima Civil War, avevo fatto un pOo’ di fatica a scegliere da che parte schierarmi, anche se alla fine il ragionamento di Stark mi aveva convinto più per l’affetto che nutro per Tony che non per la validità delle argomentazioni; da un punto di vista puramente emotivo, le idee di Cap avevano una maggior liceità e comprensione.
E ora mi ritrovo nella stessa situazione con Civil War II. La questione del potere di premonizione di Ulysses è una bella trovata, ma mi ha stupito come la posizione di Tony sia quella di non accettare questo strumento, soprattutto in funzione della sua scelta di sostenere all’epoca l’atto di registrazione dei metaumani; per quanto sostenga (a mio parere, a ragione) che l’uso dei poteri dell’inumano sia una violazione alla libertà individuale, mi confonde come la posizione sembri stridere con le sue scelte al tempo della strage di Stamford.
In questo quarto numero della miniserie di Civil War II questo dilemma morale di Stark diventa ancora più pressante, soprattutto con l’esito del processo a Clint Barton. Occhio di Falco nello scorso numero aveva ucciso Bruce “Hulk” Banner, in seguito ad una visione di Ulysses secondo la quale il forzuto supereroe avrebbe ucciso l’intera comunità metaumana; nel corso della sua difesa, Barton aveva sostenuto di aver agito per adempiere ad un impegno preso con Banner stesso, per evitare che la sua personalità violenta commettesse qualche strage. E la giuria gli ha creduto, tanto che esce dal processo con un’assoluzione.
BARTON PROSCIOLTO, STARK SEMPRE PIÙ CONFUSO E UNA SITUAZIONE CHE RISCHIA DI FAR PRECIPITARE TUTTO IN UNO SCONTRO APERTO!
Un proscioglimento che arriva nel momento in cui Jennifer Walters esce dal coma in cui era entrata in seguito allo scontro con Thanos; tocca a Carol Danvers, Captain Marvel, svelarle la morte dell’amato cugino e l’esito del processo al suo assassino, e non sembra che She-Hullk prenda la cosa troppo bene! Sicuramente non ha assorbito bene questo finale Tony Stark, che in questo periodo sta vedendo crollare il suo mondo. La morte di Rhodes, quella di Banner e il difficile momento per le Stark Industries (come abbiamo visto in Invincibile Iron Man) stanno facendo sentire il loro peso sulle spalle del genio in armatura, ma a dare il colpo di grazia è l’esito degli studi fatti sul cervello di Ulysses, iniziato da Stark per cercare di comprendere il reale potere del giovane inumano.
Per Iron Man la capacità di Ulysses è pericolosa, in quanto vivendo lui direttamente le esperienze non può non rimanere influenzato nel suo giudizio; senza contare che non sono previsioni esatte, ma semplici previsioni. Anzi, spesso ricorre il termine profilazione, ovvero una sorta di analisi di vari soggetti tramite la quale prevedere le loro potenziali mosse; per Tony il termine potenziale è la chiave della vicenda, visto che si giudica la gente, amica o nemica, solo sulla percezione di una loro eventuale azione, con un processo alle probabile intenzioni. Ma se Tony sembra considerare questa lacuna un segnale d’allarme, per la Danvers la semplice possibilità che la previsione possa avverarsi è sufficiente per far sì che il soggetto incriminato venga fermato.
La divergenza di opinioni porta i due a un’empasse, almeno fino all’arresto di Alison Green, apparentemente una visione fallita da parte di Ulysses.
Bendis ha costruito il crescendo di Civil War II in modo perfetto, basandosi non tanto sulla divergenza degli schieramenti, ma lavorando in modo curato e molto intimo sulla difficoltà di Tony Stark; non va trascurato il fatto che Bendis sia al lavoro anche sulla seria solista dell’eroe in armatura, ma il modo in cui fa gravare questa responsabilità sulle spalle di Stark è trasmessa in modo credibile, incredibilmente umano. Il suo apparente stato di depressione, la sua incapacità di prendere una decisione finale in questa situazione lo spinge ad evitare errori passati, confrontandosi anche con coloro che sono di visione opposta, in modo da evitare un ripetersi dei drammi vissuti nella prima Civil War. Ma l’incontro non va come sperato (con un Cap che al momento non sappiamo quanto sia davvero lui, visto l’attuale situazione con l’Hydra), e arriviamo al punto di rottura, con quella che si prospetta una battaglia epocale nel prossimo numero.
Quello che spicca in questo quarto albo è come venga presentato anche il punto di vista dei cittadini comuni; in una tavola a doppia pagina l’esito del processo a Barton viene commentato con un dialogo fra giornalisti in cui si cerca di analizzare la visione del cittadino medio, esprimendo considerazioni e paure su Hulk. È però nella storia delle Choosing Sides dedicata a Jameson, il giornalista da sempre detrattore di Spider-man, che viene meglio analizzato questo aspetto; inizialmente intenzionato a voler esprimere un giudizio asettico da vero giornalista, nelle ultime tavole si lascia andare a una confessione (a sua insaputa proprio con una metaumana, Silk) in cui ammette che questi eroi sono pressati dall’opinione che la gente ha di loro, quasi indossassero le loro maschere come una colpa.
“Diamine, forse siamo noi quelli che li elevano. Forse noi li costringiamo a vivere così perché è quello di cui abbiamo bisogno. Forse l’unico motivo per cui esistono è perché non riusciamo a gestire i nostri problemi“