In quel del Mattatoio, in uno dei quartieri più significativi della capitale, in una delle città più belle mondo, dal 12 al 14 maggio si è svolto ARF! il festival del fumetto. L’evento, nel quale si sono raccolti molti fumettisti, fumetti e mostre, ci permetterà di incontrare “nell’area Self interamente dedicata all’editoria indipendente, un’Artist Alley per incontrare le eccellenze del panorama internazionale, Job ARF!, il format di successo per l’incontro tra case editrici e aspiranti professionisti e, per i più piccoli, un’Area Kids ricca di laboratori creativi tenuti da nomi di spicco dell’editoria per ragazzi”.
Com’è andata?
Evitando di ripetere quanto detto nel completissimo articolo di Damiano, in questa pagina si vuole riportare l’esperienza vissuta al Festival del fumetto. Dalla mostra di Margherita Morotti, con i suoi richiami geometrici e, in alcuni casi, anche macabri, agli stand di Mammaiuto, Panthera Comics, BlekBord, Inuit e Coltelli Comics, abbiamo avuto modo di spostarci in un ambiente attivo e dinamico, dove si sente l’odore di passione e sacrificio. Dalla zona a pagamento, dove troviamo case editrici come Sergio Bonelli Editore e Bao Publishing, si riesce a passare, in poco spazio, alla free area, dove riusciamo ad immergerci in un contesto indipendente, di grafiche, fumetti e anche manga. Da Roma all’Emilia Romagna, si riesce a trovare una vastissima gamma di prodotti, di offerte e di tipologie di lavori.
Il festival, che abbiamo vissuto domenica 14, ci ha sicuramente fatto respirare l’odore della carta da fumetto. Il principale fatto, che colpisce, è vedere tanta passione che viene vissuta e riportata su carta nell’area Self ARF, paradossalmente più viva e coinvolgente di quanto proposto all’interno. Le proposte, per quanto piacevoli, vengono accostante, però, in un contesto non al top. Un ambiente, per certi versi, un po’ sciatto e rovinato, lasciato un po’ a sé stesso, soprattutto quello dedicato alle mostre nella Self ARF. Come direbbe qualcuno, la location non è meravigliosa.
Un evento che permette a fumetti con poche chance di pubblicità di essere conosciuti, notati e comprati. Una pubblicizzazione che, tuttavia, non cade nel fastidioso merchandising che viviamo in altri eventi di portata anche maggiore, svilendo, di fatto, il senso della passione. Quindi, per lo meno con il sottoscritto, questo festival è riuscito a far vivere un’esperienza vera, vivace e di scoperta, la quale, sicuramente, rientrava tra gli obiettivi degli organizzatori.