Maid: recensione della serie originale Netflix con Margaret Qualley

Maid è la mini-serie originale Netflix che vi stupirà.

Maid è la nuova serie tv targata Netflix in uscita sulla piattaforma il primo ottobre. Viene classificata come mini-serie anche se è composta da dieci puntate dalla durata media di un’ora ciascuna. Protagonista assoluta è Margaret Qualley, giovane attrice vista in film come “C’era una volta a Hollywood” o “Strange But True” e affiancata da un cast interessante come la sua vera madre Andie MacDowell che anche nella serie interpreta lo stesso ruolo.

Maid

Maid di cosa parla esattamente? abbiamo una storia che è tratta da un libro di Stephanie Land su cui si basa l’intera serie “Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive” uno scritto così avvincente che è diventato un bestseller del New York Times. La serie, della showrunner Molly Smith Meltzer prende spunto dalla storia originale per metterci del suo all’interno. Fidatevi, una volta iniziata questa serie sarà difficile abbandonarla, perché si vuole sapere sempre di più su questa storia molto toccante e difficile, ma soprattutto si vuole vedere la protagonista Alex (Margaret Qualley) avere successo in qualcosa. Alex ha un fidanzato emotivamente violento (Nick Robinson), un padre separato (Billy Burke), una madre malata di mente (Andie MacDowell) e un conto in banca così impoverito che un inevitabile viaggio alla stazione di servizio per fare rifornimento alla vecchia autovettura può causare il panico. Il tutto inizia, senza fare troppi spoiler, una notte mentre Alex insieme a sua figlia piccola Maddie, decide di andare via di casa e scappare dal suo compagno. Non avendo un lavoro, un reddito o un posto fisso dove stare, decide di girovagare per la città pur di restare lontana dalla persona con cui è stata insieme per diversi anni, alla fine dormiranno alla stazione dei traghetti perché non hanno nessun altro posto dove andare. Coloro che dovrebbero amarla e proteggerla falliscono in entrambi i casi, e Alex si ritrova molto presto in un rifugio per vittime di abusi domestici, prima per la disperazione nel trovare un alloggio senza spendere soldi poi però si rende conto che in realtà appartiene davvero a quel posto. Troverà (non senza difficoltà) un lavoro come donna delle pulizie e questo le permette almeno di campare il minimo indispensabile, verremmo a conoscenza di diverse persone che interagiranno con lei e alcune la aiuteranno moltissimo nel suo percorso, anche se alla fine dei conti le persone importanti (e che si sviluppano meglio durante la serie) sono sempre quelle relative alla famiglia. Sean (l’ex di Alex) non è il cattivo unidimensionale che potremmo trovare nelle storie di abusi domestici. Ama davvero sua figlia e la sua compagna, e sta lottando con il suo trauma. È stato abusato da un tossicodipendente da bambino e ora sta combattendo la sua battaglia con l’alcolismo. Allo stesso modo, Alex ha una rivelazione a metà stagione che cambierà il suo punto di vista riguardo un personaggio a lei molto vicino. Per quanto Sean e Alex dicano di voler fare il meglio possibile con Maddie, continuano a cadere negli stessi errori commessi anche in precedenza e rialzarsi non sarà sempre facile.

È un viaggio lento per Alex che la vediamo muoversi attraverso il rifugio per la violenza domestica, un tribunale familiare e varie situazioni abitative che si rivelano insostenibili – incluso un soggiorno con la madre bipolare non diagnosticata, Paula. Alex è al centro di ogni scena, e Metzler e i suoi collaboratori trovano il modo per far sentire la loro eroina ancora più presente offrendo dei flash periodici di memoria, immaginazioni e le varie emozioni che sta provando per nascondere al mondo circostante la sua. Una volta che lo spettatore si adatta ai suoi ritmi dopo il primo o il secondo flash, migliora solo la nostra comprensione del personaggio di Alex e di come si sente veramente durante questo calvario. Verso la fine del settimo episodio, Helen Shaver fa un lavoro notevole nel filmare uno sviluppo inaspettato che coinvolge Alex e Sean, in un modo che allo stesso tempo mette lo spettatore nella sua testa e rende oggettivamente chiara la gravità di ciò che sta accadendo. Le principali forze creative qui sono Molly Smith Metzler, che ne ha scritto gran parte della serie, John Wells, che dirige diversi episodi e la serie è stata prodotta anche da Margot Robbie.

Maid

Maid fa un lavoro straordinario mostrando come il debito, la vergogna e la burocrazia perseguitano i poveri in America. Alex è seguita a volte da un conteggio sempre più basso delle sue finanze. Durante la compilazione di moduli di assistenza obbligatori, le parole si trasformano in insulti sulle persone benestanti. Ciò che sembra logico e ragionevole – che ad Alex dovrebbe essere permesso di rimuovere sua figlia da una situazione pericolosa – è contrastato da leggi sadiche e assurdità burocratiche. Doveroso spendere qualche parola sulla magnifica esibizione della sua protagonista, Margaret Qualley. La ballerina diventata attrice che in questi anni è migliorata tantissimo e può essere solo che un bene per il futuro. In Maid, Qualley si catapulta ufficialmente nella stessa lega di giovani promettenti attrici come anche Anya Taylor-Joy, Florence Pugh e Saoirse Ronan. È accattivante, intelligente, eccentrica, comica e forse l’unica persona che avrebbe potuto vendere tutte e dieci le ore del tumultuoso viaggio di Alex.

CONCLUSIONI: Maid merita di essere il vostro prossimo "binge-watch" di Netflix. La serie racconta una storia umana inquietante, ma in definitiva stimolante, e presenta una performance di livello molto alto di Margaret Qualley. Potrebbe anche cambiare il modo in cui si pensa alla povertà. Nessuno merita di essere intrappolato nelle situazioni in cui si trova Alex, eppure così tante persone in tutto il mondo lo sono.

VOTO FINALE: 8.5