La Panini Comics ci porta una nuova edizione di Mister Miracle, fumetto ormai noto per la sua altissima qualità narrativa. Noi di Nerdgate lo abbiamo letto, e siamo qui per parlarvene. Cominciamo!
Mister Miracle si presenta come un’opera completa, fruibile dai grandi appassionati ma anche da chi si affaccia al personaggio per la prima volta. Per questo, ai neofiti diciamo: state tranquilli! Non dovrete sentirvi costretti a leggere altro del percorso editoriale di Scott Free (vero nome di Mister Miracle). Ed è doverosa una premessa del genere proprio perché come fu per i cartonati di Visione, scritti dallo stesso autore, vi troverete d’innanzi a un fumetto che fa del personaggio quasi un pretesto per affrontare un certo tipo di dinamiche. Questo è uno dei tanti poteri narrativi che Tom King mette in atto, quando scrive di supereroi. Perfino ad una prima occhiata non è difficile constatare come Mister Miracle non sia prettamente un fumetto incentrato sulle scazzotate al Villain di turno, quanto invece un tipo di storia che vuole dare qualcos’altro al lettore. Qualcosa che, con King, diventa più oscuro e profondo. Qualcosa che con Mister Miracle, emerge, trasformando la tipica narrazione supereroistica in un elegante trattato sulla lotta alla depressione.
Scott Free è depresso, e ha tentato il suicidio. Giusto un piccolo preambolo, una scarsa infarinatura sul personaggio, poi… Scott è debole, stanco, sconfitto, vuole morire. E tutto nelle prima dieci pagine. Quando riapre gli occhi è in ospedale. Sua moglie, Big Barda, lo ha salvato per il rotto della cuffia. Il supereroe, noto per essere in grado di fuggire da ogni trappola, non è riuscito a scappare dalla vita. Nel frattempo, la minaccia di Darkseid si abbatte sul suo pianeta di origine, costringendolo a lasciare la terra a più riprese per assecondare i suoi doveri reali.
La narrazione di Mister Miracle è quindi una strana polifonia che si articola sulla vita di Scott, un uomo dai gravi problemi personali costretto comunque a portare avanti tutto quello che gli altri vorrebbero lui facesse. La medesima lotta a Darkseid, famoso villain DC, è quasi una sorta di specchio alla depressione che occupa la mente del protagonista, divisa tra i suoi doveri sociali in quanto supereroe e famigliari in quanto compagno e padre. La pressione delle alte aspettative diventa quindi il nucleo di tutto il tormento del protagonista, perché… ci sarà mai spazio per lui? Scott riuscirà a svestire i panni di Mister Miracle e a concentrarsi su se stesso? O utilizzerà la maschera come strumento per abbattere la sua malattia? Queste sono le domande che emergono nella lettura, e che rendono il problema del personaggio ancora più reale e pesante e terribilmente presente anche quando succedono talmente tante cose che sembrerebbe quasi impossibile pensarci.
Tom King realizza quindi un meraviglioso affresco della scoperta personale a cavallo di un problema indicibilmente complesso, inframezzato da una storia che comunque non manca nell’evocare momenti di forte intensità supereroistica, ricordando al lettore che Darkseid non è solo là fuori, ma anche dentro, nascosto nel profondo.
Per quanto concerne l’aspetto grafico, il fumetto viene beatificato dalle matite di Mitch Geards. Il primo punto da considerare è senza dubbio la gabbia della tavola, che si articola sullo schema della ripetizione a nove pannelli. Tale continuità ha un peso ulteriore sulla pressione emotiva e sociale che il personaggio di Scott vive nel perdurare della storia, producendo un risultato efficace che va a unire narrazione e disegno in un connubio allucinato e deliziosamente preciso per ciò che il fumetto desidera comunicare. Oltre a questo, i volti espressivi e le pose dei personaggi regalano un appeal del tutto realistico al tono generale che, nonostante i viaggi interplanetari e le guerre contro razze sconosciute, rimane integro nella sua sospensione dell’incredulità. E’ infatti essenziale citare Gerads nel suo apporto grafico perché senza di lui, la sceneggiatura di Tom King non sarebbe mai stata tanto convincente. Da qui emerge infine l’evidente sinergia che ha legato i due autori, fondamentale per la riuscita di un fumetto tanto bello quanto delicato nelle tematiche.