Il caso di Utena La Fillette Révolutionnaire non è certamente unico, ma comunque interessante da affrontare: nato come progetto in seno al gruppo di autori Be-Papas destinato a incarnarsi in diversi media, è solamente con la serie TV diretta da Kunihiko Ikuhara, il regista delle più influenti stagioni dell’adattamento animato di Sailor Moon, nel 1997 che conquista il cuore degli amanti del genere mahou shojo di tutto il mondo. Alla base, infatti, Utena presenta una storia molto classica, che fa ampio uso di tropi della tradizione favolistica e del genere narrativo Shojo per rappresentare nel modo più immediato e riconoscibile un’ampio ventaglio di situazioni amorose, spesso in bilico fra il melodramma e l’assurdo.
I rapporti umani, nell’opera dei Be-Papas, sono ciò che fa girare il mondo, e l’incarnazione fumettistica di questa storia di mistero, lacrime amare e individui fuori dall’ordinario non poteva che essere rappresentata da Chiho Saito, una fumettista classe 1967 che solamente l’anno prima di essere arruolata nel collettivo artistico aveva dimostrato la sua capacità autoriale ricevendo il prestigioso Shogakukan Manga Award per il genere Shojo con la sua opera in 6 volumi, Kanon; difficile quindi inquadrare il progetto Utena senza dover giocoforza menzionare le sue molteplici identità: ogni medium in cui ha preso forma, infatti, presenta un cast di personaggi similare, ma le tensioni e i rapporti che dominano gli equilibri al suo centro vengono sempre rimescolati per offrire agli appassionati nuovi punti di vista e occasioni di riflessione sull’identità dei suoi protagonisti.
Una favola moderna
L’editore italiano ha voluto omaggiare Chiho Saito a vent’anni dalla prima pubblicazione del suo manga attraverso una nuova edizione, basata sulla Shinsoban (Nuova Edizione) nipponica approdata nei passati mesi nell’arcipelago del Sol Levante, di fatto portando per la prima volta in Italia l’opera senza stravolgimenti grafici; la precedente edizione “sottiletta” (Kappa Extra 6) della serie, raccolta in 5 volumetti, prevedeva un editing grafico piuttosto semplice, atto a cancellare la presenza di elementi grafici e e onomatopee in giapponese con lettering in italiano, il tutto corredato da un ribaltamento di tutte le tavole (comprese le illustrazioni a pagina intera tra i capitoli del fumetto) per rendere l’opera fruibile ai lettori dell’epoca.
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La nuova edizione Star Comics appartenente alla collana Ghost, invece, presenta un formato dal taglio decisamente più generoso (14,5 x 21 cm, 384 pagine e sovracoperta), pagine a colori su carta lucida e un adattamento nuovo di zecca decisamente più fedele alla sceneggiatura originale. Una chiara dichiarazione d’intenti che non fa altro che testimoniare la cura profusa dall’editore nel trattare un titolo cult come quello preso in oggetto. Si capisce che la volontà è quella di consegnare ai lettori un’edizione che possa in qualche modo rappresentare un netto passo in avanti rispetto alla precedente, garantendo agli appassionati un livello qualitativo e una fedeltà dell’edizione italiana finalmente comparabile a quella offerta da editori esteri.
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La storia vede come protagonista Utena Tenjou, una sorta di Principessa Zaffiro di Tezukiana memoria portata nella metà degli anni ’90. Liceale forte e orgogliosa, la ragazza rifiuta di conformarsi agli usi e i costumi di un Giappone deumanizzato per poter rivivere ogni giorno il suo forte idealismo scevro da qualsiasi pregiudizio di genere: veste una divisa maschile, si lancia in qualsiasi attività dimostrando il proprio valore, ma non rinuncia alla sua femminilità e a vivere le emozioni che qualsiasi ragazza della sua età potrebbe provare nel corso dell’adolescenza. Orfana dei genitori, la giovane vive con la zia e dopo un primo, goffo fraintendimento, decide di seguire le tracce lasciate da un misterioso “principe” che durante la sua infanzia la ispirò al punto tale da rivoluzionare il suo modo di intendere la vita. Un incipit pieno di mistero, che non potrà fare altro che portarla a calcare i passi nel cortile della prestigiosa Accademia privata Ohtori, già palcoscenico della sperimentale serie televisiva omonima e di tante altre incarnazioni cross-mediali (videogioco visual novel per SEGA Saturn e adattamenti musical compresi!). Il primo numero butta le basi della storia e presenta quelli che sono senza ombra di dubbio i volti principali della vicenda, ma include anche un inedito capitolo extra a tinte comiche intitolato “La magnifica trasmutazione del curry”, il cui soggetto è ripreso anche nell’ottavo episodio della serie animata.
Il formato di questa nuova edizione permette di ammirare in maggiore dettaglio la qualità visiva dell’opera di Chiho Saito, chiaramente ben radicata nell’immaginario Shojo-manga dell’epoca, ma capace di regalare aggraziatissime fisionomie a personaggi che, nella serie televisiva, finiscono spesso per risultare stilizzati fino all’annichilimento della forma. L’opera della Saito rimane estremamente gradevole anche all’alba del 2020, offrendo uno scorcio tutto sommato interessante su uno scenario visivo e artistico che ha ormai virato su forme e stilemi differenti, ammantando quindi l’opera di un gusto, ormai, squisitamente retrò che ben si sposta con le tematiche favolistiche spesso richiamate da dialoghi e dall’universo tutto dell’opera Be-Papas. Un universo che, quindi, trascende il genere shojo per conquistare un’identità quasi senza tempo…