Uno dei temi più sfruttati nella sci-fi è il viaggio nel tempo, una sorta di idea fissa che ogni autore prima o poi accarezza. Tralasciando il mondo dei libri, basta pensare a quanti film abbiano trattato questo tema: con Ritorno al futuro abbiamo scoperto che è possibile cambiare gli eventi, ma se guardiamo L’esercito delle 12 scimmie ci arrendiamo all’ineluttabilità del corso degli eventi.
22.11.63, sia nella sua versione cartacea che nel serial di cui parliamo, si colloca in una sorta di compromesso tra le due visioni descritte; il passato si può cambiare, ma la domanda è un’altra: è giusto cambiarlo?
Bisogna ammettere che 22.11.63 parte bene, come abbiamo detto nel nostro primo pezzo. La storia trae spunto dall’omonimo libro di Stephen King, e ne mantiene l’ossatura, ma offre degli spunti nuovi, andando però a tagliare alcune parti che avrebbero meritato una maggiore considerazione. Alcuni personaggi vengono introdotti di sana pianta, cosa che se da un lato può far piacere a chi non ha letto il libro, spiazza il lettori di King; ma vale il discorso dei cinecomic, è un adattamento, quindi anche chi ha divorato il volume di King deve accettare che ci si prenda certe licenze! L’idea di dare un taglio nuovo non sarebbe male, se non fosse che in alcune puntate sembra che il ritmo si perda, la storia faccia fatica ad avanzare, ma in alcuni punti la drammaticità degli eventi arriva a delle vette tali che lo spettatore perdona alcuni scivoloni agli sceneggiatori e si lascia rapire dalla storia.
Gran parte del successo di un serial deriva dal cast, e su 22.11.63 ci sarebbe da fare qualche commento. James Franco sembra partire bene nel suo ruolo, ma in certi frangenti sembra perdere fiducia nel suo personaggio, quasi si chieda cosa debba fare; sono i momenti che coincidono con i cali narrativi, ma che fortunatamente vengono meno quando si tratta di offrire una recitazione coinvolgente, come nel caso del dramma casalingo di Sadie. Franco ha dalla sua che non ci sono altri protagonisti che possono rubargli la scena, visto che escluso Chris Cooper o Josh Duhamel non ci sono personaggi carismatici che possano rivaleggiare con il suo Jake; anche la splendida Sadie, pur essendo interpretata da una meravigliosa Sarah Gadon, non riesce a emergere, ad avere uno spazio meritevole durante la serie, ma ottiene il giusto riscatto nella puntata finale, di cui parleremo tra poco.
UNA CORSA CONTRO IL TEMPO PER CAMBIARE LA STORIA, MA COSA SARESTE DISPOSTI A PERDERE PER SALVARE IL MONDO?
Ma la serie si basa sull’omicidio di Kennedy, quindi non possiamo trascurare il cattivo di turno: Lee Harvey Oswald. A dargli vita è Daniel Webber, che personalmente ho trovato poco calato nel ruolo, non convincente; la sceneggiatura ha cercato di dare una visione di Oswald complessa e sfaccettata, cercando di mostrare un suo lato umano, ma Webber non è riuscito a dare sufficiente caratura a quello che è stato l’uomo nero per generazioni di americani.
Nonostante alcune pecche, 22.11.63 rimane comunque un buon prodotto, che si distingue nella massa di produzioni che in questa stagione hanno mostrato una certa carenza in fase emozionale.
Ma la vera anima di 22.11.63 è la risposta alla domanda con cui abbiamo aperto questo articolo.
Jake cerca in ogni modo di cambiare il passato, convinto che salvare Kennedy renderebbe il mondo migliore; la natura stessa dell’universo cerca di impedirgli questo cambiamento, mettendo ostacoli su ostacoli sul suo cammino, eppure lui non si arrende, arrivando anche a sacrificare persone a lui vicine. La tenacia con cui si ostina a voler migliorare il mondo è impressionante, ma alla fine la domanda deve avere una risposta e Jake la trova: cambiare il passato lo porta su binari inattesi, anche peggiori, e soprattutto ha un costo.
E Jake paga un prezzo molto alto, visto che per salvare Kennedy perde la sua Sadie. La scena nel Book Depository di Dallas è il momento di massima empatia della serie, rappresenta il sacrificio massimo fatto da Jake in nome di un futuro migliore: per il mondo, sacrifica anche il suo amore. E il risultato è devastante, Jake perde completamente la propria anima, il suo sguardo si spegne nonostante abbia raggiunto l’obiettivo. Ironia della sorte, tornando nel “nuovo” 2016 scopre che il suo sacrificio è stato vano, il mondo che trova è drammaticamente peggio di quello che avrebbe voluto cambiare. È la risposta che cercava, il passato non va cambiato, il messaggio che il misterioso uomo con la tessera gialla appare lampante; Jake rassegnato torna nel 1960 non solo per resettare il mondo, ma con un nuovo scopo: stare con Sadie.
La scena in cui Jake incontra una giovane Sadie è meravigliosa, sembra l’incontro perfetto tra due anime destinate a stare assieme, senza più ormai barriere a separarle. Peccato che l’uomo con la tessera gialla avvisi Jake che comunque vada il passato cercherà di tornare sulla via prestabilita, una sorta di inevitabile predestinazione: puoi stare con lei, ma se non è previsto lei morirà comunque. La decisione di Jake spacca il cuore, pur sapendo che la sua anima gemella è davanti a lui, pur intrecciando le mani alle sue, ha il coraggio di amarla al punto di lasciarla libera di vivere un vita felice, senza di lui. In questo momento Jake smette di essere l’eroe che cambia il mondo, vestendo il ruolo dell’uomo semplice che sceglie di amare una donna anche a costo della propria felicità, nella convinzione che questa scelta sia la migliore dimostrazione d’amore per lei. E il finale di 22.11.63 è proprio il finale di una meravigliosa storia d’amore, con il giovane Jake che incontra una ormai anziana Sadie, durante una festa in suo onore; è toccante vedere come l’uomo guardi quell’anziana signora con gli occhi innamorati con cui adorava la giovane Sadie. Tutto il suo amore si rivela in una sola domanda “Ha avuto una vita felice?“, la sola cosa che conta per un uomo innamorato, la consapevolezza che le proprie scelte, i propri sacrifici hanno permesso alla persona amata di vivere felice, la miglior prova d’amore che si possa dare!
22.11.63 parte come una storia di viaggi nel tempo, ma non si focalizza solo quello, andando a costruire anche una storia tra due persone separate dalla vita ma unite dal destino. Se nel libro King riesce a costruire magnificamente questo aspetto, non sono da meno gli sceneggiatori del serial che riescono a ideare un’ultima puntata emotivamente spettacolare e che chiude degnamente la serie. Per i più fedeli lettori di King, un piccolo consiglio: aguzzate la vista per trovare i tipici riferimenti alla mitologia dello scrittore, come la scritta Redrum che appare nelle scale nell’ultima puntata!