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THE REVENANT: UN FILM REALISTA SPLATTER. A DI CAPRIO OSCAR COME MIGLIOR ATTORE, NIENTE PER IL FILM
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The Revenant è la storia (vera) di un esploratore, Hugh Glass, che accompagna quasi alle fonti del fiume Missouri (Montana, North e South Dakota) un gruppo di cacciatori di pelli. Vengono attaccati dagli indiani Ree e in 33 muoiono. Hugh si salva e cerca di condurre i superstiti a “casa” con l’aiuto del figlio che lui ha avuto da una ragazza nativa anni prima. Glass viene attaccato da un gigantesco Grizzly e resta in fin di vita. Il gruppo procede verso l’accampamento. Restano con il ferito un uomo di nome Fitzgerald (Hardy), il figlio di Glass e un ragazzo molto giovane e inesperto Bridger. Fitzgerald, uomo privo di pietà e solo attaccato al danaro (il cattivo) prova a soffocare Glass immobile e in attesa di morire per le troppe ferite. Il figlio interviene e sotto gli occhi vigili del padre moribondo su una lettiga di rami, viene accoltellato a morte da Fitzgerald che voleva uccidere l’esploratore e tornare subito all’accampamento per riscuotere i soldi delle pelli cacciate. Il figlio muore e viene coperto da neve e terra. Fitzgerald attende il ritorno dal fiume di Bridger e in fretta e furia gli dice di scappare: arrivano gli indiani Ree. Abbandonano Glass, vivo ma immobile e il cadavere del figlio. Il ragazzo non sa nulla. Così inizia l’avventura leggendaria di Hugh che si salva e torna fino all’accampamento dopo diverse peripezie per portare a termine l’obbiettivo e il movente che regge l’intreccio della storia : la vendetta.
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Devo dire se mi è piaciuto o non mi è piaciuto. Dico solo: “Sì ci sta!”, nulla più. Niente di indimenticabile o sensazionale. Amo di più gli eroi, amo di più i contenuti, amo di più la poesia che un realismo documentarista, amo di più sognare che ragionare. E’ una storia vera e da storia vera è raccontato, anche se l’odio troppo facile contro un cattivo troppo cattivo e molte scene splatter mi fanno pensare che il realismo crudo del film tenda più a puntare la telecamera su eccessive immagini ad effetto che su un intreccio o su significati più complessi da approfondire. Vale, però, la pena vederlo. Perché è ben descritto il modo di esistere e vivere degli uomini del ‘800, perché la storia non originalissima è ambientata in un mondo “vero” e per un grandissimo Di Caprio. Ergo il mio giudizio è sufficiente, un 6 ma senza +. Perché alla fine ho sempre la sensazione di non recepire a pieno i pensieri e i moventi dei film di Inarritu. Ho visto tutti i suoi film e durante la visione mi stufa una lentezza che sembra più posa che poesia, il girare e volteggiare della telecamera che a volte sembra forzato (più logico in Birdman che in The Revenant). Devo fare un cenno ad una grande fotografia degna di un grande film e soprattutto capace di dare il giusto spazio ad uno dei protagonisti: la natura.
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UN REALISMO SPLATTER, PERCHÉ RACCONTARE LA VERITÀ CON TANTE SCENE CRUENTE?
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Posso dire con sincerità una cosa, che poi è la morale di tutto, quando qualcuno mi ha detto : “Voglio andare al cinema a vedere The Revenant”, non ho detto con entusiasmo:” Mondiale! Un film stracazzuto!!”, anzi, ho storto la bocca in un sorriso, come chi sta pensando: ”Oh magari agli altri piace tantissimo.”.
Di Caprio è bravissimo, in rete si trovano mille curiosità e aneddoti su cosa abbia dovuto fare per diventare Hugh Glass. Le curiosità si sprecano ma evidenziano il grande coraggio dell’uomo Leonardo Di Caprio ma non rendono invece merito all’attore che è. Merita assolutamente l’Oscar, probabilmente da tempo merita un Oscar. E’ il suo anno e il suo momento! Lo stesso film e la stessa storia recitata da un altro attore avrebbe abbassato l’opera di Inarritu ad un documentario. Posso già affermare con tranquillità che Di Caprio prenderà l’Oscar e il film no. Di Caprio è stato capace di districarsi fra una realtà fortemente documentata e troppo reale e un dramma da tragedia tenendo con capacità fede ad entrambi. La scena in cui sviscera il cavallo morto e come Luke Skywalker s’infila nella pancia della bestia per passare la notte al caldo, i suoi occhi vigili mentre ammazzano il figlio e le sue movenze da uomo delle montagne, hanno fatto sicuramente la fortuna del film.
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The Revenant mi ha lasciato qualche spunto di riflessione. Ogni riflessione che lascia un racconto è spesso il risultato della sua efficacia. Ho ragionato su come sia ben raccontata da Inarritu la condizione degli uomini del ‘800, che vivevano nella foresta e cacciavano pelli; il loro vivere secondo natura, la loro resistenza, la loro bestialità e la vita di una guida delle montagne. La bellezza della verità di un’umanità dura, che lotta e combatte senza super poteri, senza capacità ulteriori. Lo scontro finale nel momento in cui si completa la trama, nel momento in cui si consuma la vendetta, è un duello reale e goffamente reale, rispetto alle solite lotte del grande schermo fra esperti di arti marziali, street fighters o da killer con capacità straordinarie. Fitzgerald e Glass lottano armati di lame. Dall’altra parte del fiume alcuni nativi a cavallo osservano lo spirito degli occidentali. Alla fine, il cattivo moribondo scorre nel fiume, Di Caprio seduto, sembra rappresentare veramente il motto: ”Aspetta sulla sponda del fiume il cadavere del tuo nemico.” Sembra che la saggezza antica, bistrattata dal pensiero occidentale, viva!
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TANTO DiCAPRIO E POCO INARRITU
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Chi trionfa in The Revenant? La natura sempre uguale? L’uomo occidentale mosso e avvinto da pulsioni d’interesse e danaro, capace di mentire e sfruttare il prossimo? I nativi che agli inizi dell’ottocento potevano ancora competere con archi, frecce e mestiere contro i violenti europei? I nativi con la loro placida esistenza secondo natura che compartecipa all’essere secondo un approccio analogico?
Alla fine sembra che nel film vinca più il protagonista che il regista, più Di Caprio che Inarritu. Sembra che siano meglio i nativi, benché anche loro trattavano di business di pelli con i francesi, che gli europei avidi e spietati. Sembra che vinca la fotografia e la bellezza dei paesaggi rispetto a uomini brutti e bestialmente caricaturati. Sembra che vinca la vita sulla morte e il buono sul cattivo. Sembra che la vendetta sia sempre il movente che più trasformi gli spettatori in tifosi. Sembra che vinca una fotografia netta e gelida rispetto ad una regia leziosa troppa desiderosa di protagonismo. Sembra che vinca la verità di una storia vera piuttosto che il verosimile ricercato nelle fasi splatter: interiora madide, viscere sanguinanti e fegati masticati e ingoiati. Alla fine chi vince? Vince il fiume che divide nel finale Europei in lotta (Glass e Fitzgerald) che come bestie vogliono vendetta, dai placidi nativi che non s’immischiano e osservano, sapendo che anche quegli uomini “bianchi” fanno parte dell’umanità. Vince allora il fiume che scorre e scorre fino ad arrivare a noi, ai giorni nostri. “Tutto scorre”. Vince il tempo, vince l’inevitabilità della morte e vince il divenire sull’essere, ma anche e soprattutto la certezza che la nostra esistenza non sia che un piccolo granello di sabbia nell’universo del tempo e dello spazio, ma nonostante questo resti unica.
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La sensazione finale: un film che fra due mesi avrò dimenticato” font_container=”tag:p|font_size:18|text_align:justify|color:%23ffffff” google_fonts=”font_family:Roboto%3A100%2C100italic%2C300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C500%2C500italic%2C700%2C700italic%2C900%2C900italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/6″][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][vc_column width=”1/3″][vc_custom_heading text=”SCHEDA FILM” font_container=”tag:p|font_size:18|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Condensed%3A300%2C300italic%2Cregular%2Citalic%2C700%2C700italic|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal” css=”.vc_custom_1443638238443{padding-top: 0px !important;padding-right: 0px !important;padding-bottom: 0px !important;padding-left: 0px !important;}”][vc_column_text]
- RILASCIATO: 16.01.2016
- GENERE: Biografico, Thriller, Avventura, Drammatico, Western
- DURATA: 156 minuti
- REGIA: Alejandro González Iñárritu
- SCRITTO DA: Alejandro González Iñárritu, Mark L. Smith
- SOGGETTO: Revenant di Michael Punke
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