Lo scorso mese abbiamo letto la conclusione della terza stagione di Orfani, Nuovo Mondo, con un albo che definire un colpo al cuore è riduttivo.
Il corso di Orfani prevede ora una miniserie di tre numeri che prende il via proprio da questo finale, dove la morte della Juric diventa il punto di partenza del lavoro di Emile Bogdan, lo scrittore assunto dalla stessa Juric per redigere la sua biografia. Presente ai funerali in pompa magna della defunta Presidente, Bogdan inizia a intuire come la morte della donna sia solo l’inizio di una nuova lotta di potere, ci cui vediamo subito due attori entrare in scena.
UNA MINISERIE DI TRE NUMERI CI PORTA AD INDAGARE NEL PASSATO DELLA jURIC, ALLA RICERCA DELLA SUA VERA NATURA
Ma al centro della miniserie Juric c’è Jsana, la sua storia e il percorso di vita che la ha condotta ad essere il personaggio controverso che abbiamo conosciuto in Orfani. Onestamente, non ho mai avuto una visione nitida del suo ruolo, sarebbe troppo facile cucirle addosso il ruolo della cattiva, il personaggio da odiare; la Juric ha una vena di perfidia innegabile, ma non si lascia mai schiavizzare da questa sua tendenza, la rende uno strumento utile per mantenere la sua concezione di ordine, ha una sua coerenza che non viene mai meno.
L’introduzione alla biografia della Juric, scritto da Bogdan, sembra voler avvalorare questa tesi, confrontando le idee illuministe sull’ “uomo neutro” e Hobbes, con una doverosa citazione a Zanardi di Pazienza; in questa pagina si trova forse il vero fulcro di questa miniserie, l’indagine all’origine di Jsana, prima che fosse la Juric che abbiamo conosciuto.
E le origini del personaggio non sono certo semplici. Conosciamo la piccola Jsana durante l’esodo della sua gente, una fuga verso una salvezza che sembra essere sempre lontana, figlia di un destino spietato che la priva della sua famiglia, unica superstite della disperazione.
Ma anche vivere ha un prezzo, ed è la lezione che Jsana impara duramente. La sua nuova vita inizia con la sua adozione da parte di Sandor Kozma, presidente dell’ente benefico EMR, dedito alla salvaguardia dei profughi.
Difficile non leggere in questo albo un forte collegamento con le realtà attuali, con il dramma dei flussi migratori; ma anche con lo sfruttamento di queste tragedie da parte di affaristi, un’ipocrisia dell’aiuto disinteressato che nasconde giri di soldi e truffe. Jsana impara molto bene come la facciata sia una maschera che nasconde il vero mondo, quello delle stanze e degli incontri riservati, dove si stringono accordi che spesso corrompono anche i benintenzionati.
Ma al centro c’è sempre Jsana, che cresce in un ambiente bipolare, da un lato un padre adottivo con una morale repressiva che cerca di proteggerla in modo eccessivo, dall’altro un mondo più subdolo, in cui ipocrisia e malaffare sono le regole. In tutto questo, si intravede un inizio di quella che sarà la personalità della Juric, nella capacità di Jsana di capire le persone, il suo acuto spirito di osservazione che si associa al suo machiavellico ingegno, tutto per il fine ultimo, il proprio. Fa impressione vedere come l’espressione di Jsana bambina tradisca già delle sensazioni che ci attenderemmo da una donna adulta, merito dell’ottimo lavoro di de Angelis ai disegni, che riesce a dare al linguaggio corporeo dei protagonisti una valenza superiore, ricreando spesso quella discordanza fra apparenza e intenzione. Ma il disegnatore si supera quando riesce a dare al viso infantile di Jsana una durezza e un senso di controllo che richiama fortemente all’idea che ci siamo fatti della Juric.
Questo è possibile grazie alla trama pensata da Recchioni e da Paola Barbato. Se il sottofondo che ci ha accompagnato per la scorsa stagione permane con il suo attingere alla triste situazione internazionale contemporanea, il lavoro svolto sulla personalità di Jsana e di coloro che la circonda è ben calibrato, quasi una grande recita in cui la marionetta designata diventa il vero burattinaio, facendo lentamente cadere tutti nel proprio gioco.
Il rispetto dei tempi della storia, una narrazione appassionante e che indaga a fondo nell’animo di Jsana sono i giusti strumenti per aprire questa miniserie dedicata ad uno dei personaggio più iconici dell’intera saga di Orfani. Il finale dell’albo, con lo scioccato Bogdan è il giusto eco di quello che prova il lettore, che solo ora realizza quanto ci sia da scavare nel passato della Juric per comprenderla pienamente.
Questo percorso di crescita viene incarnata benissimo dalla copertina di Nicola Mari. Il contrasto tra Jsana in primo piano, con l’espressione dura su quel visino infantile, e l’ombra alle spalle della Juric inflessibile è perfetto; Mari ha la capacità di dare ad ogni sua tavola una vita propria, infondendo ai personaggi un’anima che non si può non percepire.