Presence – La recensione

Se un film horror inizia con una famiglia che si trasferisce in una casa più o meno antica, sappiamo tutti cosa sta per succedere. Negli anni sono usciti un’infinità di film su case infestate, più nello specifico su famiglie che si trasferiscono per poi scoprire che la nuova casa è già abitata da fantasmi. The Conjuring, Sinister, Amytiville Horror, ma anche la serie di Mike Flanagan The Haunting of Hill House… o Casper per pensare ad un film che ha accompagnato l’infanzia di tutti noi.


Nonostante tutti i titoli che ci possono venire in mente, i film horror con questo tema continuano ad uscire e conquistare il pubblico. Per diventare film di successo, e non essere semplicemente l’ennesimo film all’interno di una lunga lista, è necessario che queste storie abbiano qualcosa di originale. E Presence, il nuovo film di Steven Soderbergh, in arrivo nelle sale italiane il 24 luglio, ha quel qualcosa. Una famiglia composta da una madre in carriera, un padre comprensivo e due figli adolescenti si trasferisce in una bellissima villa antica. All’interno della casa però si muove una Presenza che nessuno sembra essere in grado di vedere, ma solo di percepire. Questa Presenza passa molto tempo ad osservare la figlia adolescente della famiglia, che sta passando un brutto periodo in seguito alla morte della migliore amica. Ed è proprio lei la prima a percepire la Presenza, ma non è spaventata da questa perché convinta che quello sia il fantasma dell’amica e che, quindi, le sue intenzioni siano buone. Presence è il nuovo film di Steven Soderbergh, regista di Erin Brockovich, Ocean’s Eleven, Magic Mike (…), che segna il suo ritorno nell’horror dopo Unsane, film del 2018 girato interamente con iPhone.


Anche se la trama di base può sembrare qualcosa di visto e rivisto, Presence è un film speciale nelle scelte registiche e nella narrazione proprio perché è raccontato interamente dal punto di vista della Presenza. Il film si apre con una prospettiva in prima persona della Presenza che vaga per la casa vuota all’alba, aspettando l’arrivo dell’agente immobiliare e della famiglia che poi si trasferirà. Quel punto di vista viene poi mantenuto per tutta la durata del film, trasmettendo allo spettatore uno strano senso di smarrimento e impotenza di fronte agli avvenimenti che colpiscono la famiglia, che vengono raccontati tramite piani sequenza brevi o più lunghi. Non pensatelo come il classico horror su una famiglia che si trasferisce in una casa infestata però, perché Presence è diverso non solo per la narrazione, ma anche per la storia raccontata che riesce a fornire una caratterizzazione approfondita dei personaggi nonostante il punto di vista limitato del narratore silente (che oscilla dall’essere un osservatore ad un personaggio vero e proprio). Il connubio tra l’aspetto paranormale e quello più drammatico del film funziona proprio perché riesce a trasmettere emozioni forti allo spettatore. Emozioni che faranno sì che la storia vi accompagnerà per giorni dopo la visione.

CONCLUSIONI: Presence è un film che funziona e che non è mai banale o scontato, nonostante la trama di base che sa di deja-vu. La narrazione e il punto di vista della Presenza è sicuramente l'aspetto che attira l'attenzione e che fa venire voglia di vedere il film, ma la verità è che non è l'unico punto forte del film e che probabilmente non sarà quello che vi porterà a continuare a pensare a Presence per giorni; perché una narrazione particolare funziona solo se la storia raccontata vale la pena di essere ascoltata. E Presence raggiunge l'obbiettivo.

VOTO FINALE: 8.5

SCHEDA FILM

  • USCITA: 24/07/2025
  • GENERE: horror
  • REGIA: Steven Soderbergh
  • DURATA: 85 min.
  • SCENEGGIATURA: David Koepp
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