Questo mese Nathan Never fa gli straordinari, visto che dopo lo splendido speciale Gli spiriti della Terra Nathan torna in azione con il numero 307 della serie regolare. Premetto che si tratta di una storia divisa in tre parti, ma che vorrei sfruttare per fare una considerazione sull’annata 2016 del nostro agente Alfa; si parla di un anno focale del personaggio, 25 anni di presenza in edicola meritavano una celebrazione di tutto rispetto, ed in questo la Bonelli non ha certo deluso. Le storie di questo 2016 sono state stupende, hanno riportato Nathan alla dimensione ed alla profondità che per qualche tempo ho visto latitare, senza contare i tre numeri centrali di questo anno ( Il giorno del giudizio, Vite sconosciute e I signori dell’eternità, e la stupenda miniserie Annozero di Bepi Vigna. Senza tanti giri di parole, Nathan Never in questo 2016 è tornato ad essere il Nathan che in parecchi sentivamo ormai lontano, non solo ripresentando il personaggio nella sua piena natura, ma anche evolvendosi, aprendo a nuove sfaccettature della sua anima, facendo un passo qualitativo che arricchisce di parecchio la serie.
All’interno di questo step rientra sicuramente il valore delle sceneggiature delle ultime storie; oltre al già citato trittico della conclusione della saga di Omega, sicuramente una menzione merita la doppia storia conclusasi lo scorso mese, Il viandante e Abisso di dolore, scritte da Riccardo Secchi. Possiamo quindi aspettarci molto da questa ennesima trilogia che inizia questo mese con Figli della violenza, visto che è nuovamente Secchi a dare anima a questa trama.
UN VIAGGIO NEL DEGRADO DEI LIVELLI INFERIORI OFFRE A NATHAN E LEGS L’OCCASIONE DI SALVARE ALCUNI RAGAZZI DA UNA FINE CHE SEMBRA ANNUNCIATA
Come puntualizzato nell’Alfacom di Luca del Savio, la fonte d’ispirazione di questa trama affonda nelle serie poliziesche moderne, citando The Wire, ma viene ampliata con una profonda analisi sociale che trova radici nella prima esperienza sociale di ogni persona: la scuola. Secchi mette in primo piano la valenza educativa della scuola, mettendo Nathan e Legs a contatto con dei giovani difficili, figli di una delle zone più degradate della città, che hanno deciso di ribellarsi a quella imposizione allo studio che sentono come una minaccia alla propria libertà.
Quello che mi stupisce è come Secchi scelga di tratteggiare il carattere dei giovani protagonisti. Non decide di rifarsi a stereotipi o figure classiche, ma attinge alla quotidianità, anche scomoda, che si legge sui giornali o che invade i telegiornali. Particolarmente azzeccata la costruzione del personaggio di Bea, una ragazza estremamente complicata e su cui sembra essersi accanita la vita, una persona spezzata nel suo animo, ma resa con una durezza e una sensibilità tali da fare empatizzare il lettore. I veri protagonisti non sono gli agenti Alfa, ma i giovani che devono proteggere, feriti dalla vita e che sono giunTi a quel fatidico bivio in cui devono scegliere se ribellarsi ad un destino che pare già scritto o se accettare di diventare l’ennesimo trafiletto di cronaca.
Ovviamente non mancano momenti in cui si approfondisce anche il nostro rapporto con Nathan. La nuova compagna, Angela, diventa sempre più importante e la loro relazione diventa sempre più presente nelle pagine degli albi; questa indagine che porta Nathan all’interno delle scuole può esser un ulteriore motivo di contatto fra i due, visto che Angela lavora in questo ambito. In I figli della violenza si inserisce anche il cambiamento sociale del mondo di Nathan, con l’insediamento del nuovo sindaco Martha Thaler, che sembra voler dare un nuovo corso alla vita della Città; questa abilità di Secchi di inserire diversi spunti in questo primo episodio è interessante, si aprono diversi intrecci che vanno a comporre un mosaico, in cui (fin’ora) le tessere si incastrano alla perfezione, tramite una serie di eventi che hanno una loro organicità. Leggendo questo albo sembra quasi in certi momenti di sentire quelle colonne sonore da poliziesco a cui siamo abituati, grazie anche alla scelta di inquadrature che ricordano molto certe serie che fanno del realismo un punto di forza.
Merito di questa profondità è anche dei disegni di Ivan Zoni, che riesce a trasferire su carta le idee di Secchi in modo adeguato. Non solo si vede il degrado della zona cittadina in piccoli dettagli che sono essenziali per arricchire l’atmosfera dell’albo, ma si vede nelle espressioni dei personaggi la reale povertà, fatta di dolore e annichilimento di sé per alcuni (stupenda la tavola dedicata a Bea e alla sua auto-distruzione) e di onnipotenza e strafottenza per altri (come nel caso di Cain Levine). A celebrare il tutto la copertina di Sergio Giardo, nuovamente in grado di mostrare tutto il contesto narrativo in modo cinematografico, scegliendo un approccio duro, onesto nei confronti della storia, mettendo Nathan e Legs in una posizione centrale, come dei guardiani che si ergono a difesa dei giovani disperati prima che la Città li schiacci del tutto.