Ho sempre avuto due passioni nel campo letterario, racconti storici e quelli di esplorazione. Quando poi si è aggiunta la mania dei fumetti è stato quasi automatico cercare anche in questo media tematiche simili, magari affiancandole nuovi spunti nati col passare del tempo. Come ho scritto nelle recensioni di Flora e Fauna e Amphibia e Insecta, Manifest Destiny rappresenta al momento il miglior comics americano (da noi pubblicato da saldaPress) dedicato al fumetto d’avventura, con incursioni da horror, un upgrade sdoganato dall’ottima rivisitazione di questa tematica effettuata da Robert Kirkman con i suoi The Walking Dead e Outcast.
La struttura narrativa di Manifest Destiny è sostanzialmente quella tipica del fumetto avventuroso, con il chiaro riferimento storico all’impresa di Lewis e Clark. Quello che stupisce in ogni nuovo albo è come la trama di Dingess si estende non solo dal punto di vista narrativo, ma anche nel presentare in modo più corposo e intimo le personalità dei personaggi.
CONTINUA L’IMPRESA DI LEWIS E CLARK, CON UN FINALE TRAGICO E CHE COLPISCE DURO
In Chiroptera e Carniformaves questa introspezione si concentra in particolare su due personaggi.
Sacagawea sino a questo punto è stata lasciata avvolta dal mistero, tranne una piccola apertura sulla sua reale presenza nella spedizione vista sul finire del secondo volume; in questo nuovo albo, viene mostrato, complice un delirio febbrile, il suo passato, la difficile scelta che sin da bambina la ha costretta ad un sacrificio, una sorta di dura predestinazione che arriva a compimento nell’istante in cui si unisce al gruppo di Lewis e Clark. Averla vista sempre dura e combattiva ha fatto sì che avessimo una visione molto particolare di Sacagawea, e Dingess sceglie questo momento per mostrare la vera anima dell’indiana, senza sconvolgere l’opinione che ci siamo fatti di lei, ma aumentando sensibilmente il rispetto per il suo coraggio. L’altra figura che viene spietatamente analizzata è il giovane Collins. Dingess lo usa come uno strumento per mostrare il vero animo che si annida nella spedizione; vederlo crescere come uomo, guadagnarsi il rispetto dei propri compagni è una componente appassionante dell’albo. Ma in Manifest Destiny si annida sempre la cruda realtà, che non risparmia nessuno.
Chiroptera e Carniformaves è il punto di massima tensione e bassezza morale finora raggiunta in Manifest Destiny, e Dingess costruisce questa sconvolgente e oscura rivelazione in modo perfetto. La spedizione entra in contatto con un popolazione di strani pennuti senzienti, che vivono minacciati da una creatura che vivi all’interno di una vicina arcata, l’ennesima delle strane strutture che Lewis e Clark incontrano nel loro viaggio; dopo un iniziale incomprensione tra umani e Fezron, si giunge ad una tregua, in cui le due diverse razze dimostrano di poter collaborare, e che consente a Collins di mostrare il proprio coraggio, con l’incoraggiamento di Clark. All’interno di questa situazione, l’ennesima morte di un membro della spedizione mette la leadership dei due capitani a dura prova, con un’insurrezione che viene sedato subito in un particolare duello. In questa occasione torna a vedersi la parte più violenta di Lewis, una sua peculiarità che viene evidenziata anche dalla signora Boniface, che giustamente evidenzia questa contraddizione interna al militare.
Accennavamo prima ad una discesa nel lato oscuro dell’animo umano. Con un colpo da maestro, Dingess la usa come conclusione per questo albo, la architetta in modo tale che sembra quasi un attimo cinematografico, il ritmo perfetto e la costruzione della scena impeccabile; nel leggerla, sono fondamentali le didascalie che rappresentano il rapporto di Lewis e lo sguardo di Collins, con una tavola finale incredibilmente emotiva.
Tutto questo acume narrativo, in ogni suo attimo, viene trasmesso in modo ottimo dal tratto di Matthew Roberts, preciso nel tratteggiare le tensioni emotive sui volti, senza perdere il suo tocco quando si tratta di dare intensità alle scene più muscolari. In questo albo particolare attenzione viene dedicata agli sguardi, complice l’insolita grandezza degli occhi dei Fezron, che diventano il metro giudizio delle azioni di questo albo.