È passato ormai qualche anno da quel Lucca Comics and Games 2018 in cui Sergio Bonelli Editore aveva annunciato una partnership con DC Comics per la realizzazione di storie team-up che avrebbero messo in contatto le mitologie dei due universi a fumetti. Tra il 2019 e i primi mesi del 2020 abbiamo avuto un primo assaggio di questa collaborazione, con l’albo Dylan Dog/Batman #0, sceneggiato da Roberto Recchioni e illustrato da Gigi Cavenago e Werther Dell’Edera. Nel dicembre del 2020, invece, è arrivato in fumetteria Zagor/Flash #0, scritto dalla coppia Giovanni Masi e Mauro Uzzeo, disegnato da Davide Gianfelice, colorato da Luca Saponti e con una copertina realizzata da Carmine Di Giandomenico.
Per l’occasione, abbiamo avuto la possibilità di intervistare i due sceneggiatori dell’albo e chiedergli qualcosa sulla lavorazione dell’albo e del futuro prosieguo di questo cross-over. Ci rendiamo conto che l’intervista venga pubblicata fuori tempo massimo, ma speriamo che comunque possa incuriosirvi. Vi lasciamo quindi all’intervista.
Ciao Giovanni, ciao Mauro, benvenuti su Nerdgate e complimenti per questo primo albo del team-up tra Zagor e Flash! Iniziamo con una domanda di riscaldamento, anche se un po’ insidiosa: qual è la vostra storia preferita (o una delle vostre preferite) di Zagor e quale, invece, la vostra storia/gestione preferita di Flash? E perché?
Giovanni Masi: Per Zagor ho una predilezione particolare per una storia di Nolitta e Ferri intitolata Il villaggio della paura che ha anche una tra le copertine più evocative di tutta la serie, quella dell’albo intitolato La Casa del Terrore. Sono un grande appassionato di quel tipo di racconto Horror e vedere Zagor alle prese con quel genere di storia mi ha sempre divertito moltissimo. Per Flash, ho iniziato a leggerlo con la run di Mark Waid e quel Flash lì mi è rimasto dentro, Mi ha sempre divertito moltissimo la Flash Family soprattutto le storie con Jay Garrick e Impulso.
Mauro Uzzeo: Ci sono decine e decine di storie dei rispettivi personaggi che mi hanno emozionato molto. Per Zagor poi, molte, hanno proprio contribuito tanto alla mia crescita personale (insegnandomi il valore del dubbio e dell’ascolto) quanto a quella professionale, aprendomi gli occhi sulle potenzialità immense del mezzo espressivo fumetto. Ricordo come fosse ieri lo shock per la rivelazione delle origini di Zagor legate all’eccidio commesso da suo padre. Oppure le riflessioni fatte in seguito alla lettura delle colpe de L’Avvoltoio, lo stupore di fronte alla prima apparizione di Titan e quel colosso metatestuale che è stata l’enorme saga Sclaviana che ha visto confrontarsi Zagor e Hellingen come fossero due eroi del Mito, fino alla rivoluzione attuata da Boselli e Burattini che ha traghettato Zagor nel nuovo millennio. Ma se dovessi ricondurre sessant’anni di storie a una soltanto, non avrei dubbi e la mia scelta cadrebbe su… IRON MAN! Pubblicata originariamente nel 1966, io la lessi ventidue anni dopo, nel novembre del 1988, quando uscì ristampata come quindicesimo albo della collana Tutto Zagor. Avevo appena compiuto nove anni e vedere il mio eroe preferito… SCONFITTO, di fronte a tutti, da quel nemico che sembrava imbattibile, mi sconvolse completamente. E ancora oggi, se ripenso al percorso che Nolitta e Ferri fecero fare a Zagor per recuperare le forze, allenarsi e combattere nuovamente con quel nemico che (solo grazie a uno spregevole trucco) era riuscito a sconfiggerlo, mi rendo conto che per me occupa le vette dell’epica di ogni tempo. Altro che Ulisse. Altro che Wolverine. Altro che Goku.
Per Flash invece non so citarti un albo specifico perché, a differenza di Batman o altri grandi eroi DC, secondo me non ha un suo Ritorno del Cavaliere Oscuro o un Killing Joke, né possiede una singola storia che evidentemente segna uno stacco netto rispetto a tutte le altre. La grandiosità di Flash, al contrario, sta proprio nell’essere stato raccontato come una gigantesca, infinita saga composta da storie anche molto molto lunghe che ne hanno sedimentato il mito.
Considerato questo assunto, riesco però a indicarti il singolo momento che più mi ha emozionato nella lunga vita editoriale dei velocisti. È legato a Wally West, ed è quando, combattendo contro Zoom nel tentativo di salvare la “sua” Linda, capisce che può raggiungere e superare i limiti della Forza della Velocità perché, a differenza del suo maestro Barry Allen (che proprio nella Forza della Velocità si perse durante la Crisi delle Terre Infinite) lui ha Linda. L’amore che prova per lei è la “costante” che non lo farà perdere nel flusso del tempo e che potrà riportarlo, ogni volta, a casa.
E quest’idea – che poi verrà plag… ehm, ripresa, dal serial Lost per una puntata della quarta stagione e per TUTTA la quinta stagione – io la trovo assolutamente meravigliosa.
Zagor e Flash nascono da ispirazioni e contesti diversi. Barry Allen è figlio della Silver Age del fumetto americano, con delle origini e storie intrinsecamente legate alla science-fiction. Zagor invece, pur nascendo a pochi anni di distanza da Barry, è il risultato dell’amore di Sergio Bonelli per il romanzo di avventura e per il genere western. Com’è venuta fuori, quindi, l’idea di far incontrare proprio questi due personaggi? E qual è, secondo voi, il carattere più interessante che li accomuna?
GM: In realtà, i due personaggi sono molto più simili di quello che può apparire ad una prima occhiata, come proviamo a spiegare negli editoriali del #0. Flash era un punto di rottura forte con i fumetti dell’epoca e si può dire che sia uno degli interpreti più importanti delle Silver Age. Dal canto suo, Zagor fa la stessa cosa con il fumetto Bonelli, modificando molte delle “regole” sugli eroi della casa editrice che andavano allora per la maggiore. Pensa alle gallery dei rispettivi avversari, sono tra le più colorate e fuori degli schemi che si siano mai viste. Diciamo che anche noi eravamo perplessi quando venne annunciato il team-up, ma dopo aver riletto le storie dei due personaggi, averne studiato bene le origini, è stato abbastanza facile trovare un punto di contatto tra loro. Sono due personaggi di grandissimo cuore e farli incontrare ci è sembrato molto naturale.
MU: Oltretutto, sono due eroi “della gente”. Perché se è vero che Superman vola alto nel cielo e Batman si confonde tra le ombre della notte, Flash è “nato per correre” tra le persone. E così fa Zagor. L’immagine iconica di Tex è lui a cavallo, quella di Zagor invece lo rappresenta a piedi insieme a Cico, pronto a esplorare i territori americani in compagnia degli amici di sempre. Sono due eroi che, a dispetto delle grandi esperienze vissute, non hanno mai perso il contatto con la realtà delle persone attorno a loro.
Il fumetto Bonelli e il fumetto supereroistico americano differiscono sotto diversi aspetti, formali e sostanziali. Queste varie differenze incidono in maniera consistente nel modo di immaginare e scrivere una storia. Secondo me, un esempio lampante dell’equilibrio che siete riusciti a trovare è nell’uso delle didascalie: le riflessioni di Barry sono confinate nei suoi tipici box rossi connotati dal simbolo di Flash, mentre quelle di Zagor sono contenute nei balloon di pensiero, a cui si accompagnano i box del narratore esterno. È stato difficile trovare un equilibrio tra queste due “anime” del fumetto?
GM: Ci fai davvero felici con questa domanda! Era una delle cose su cui abbiamo lavorato di più e, quando il lettore lo nota e apprezza quella scelta, sogghigniamo sempre soddisfatti. Quello che tu hai notato è stata una tra le scelte che abbiamo ponderato di più nella realizzazione di questa storia. Non volevamo fare un albo su di un universo alternativo, o fare della retro continuity, o modificare anche di poco i nostri due personaggi per farli apparire sulle pagine insieme. Volevamo fare una storia di Flash, in cui i lettori di Flash potessero ritrovare il loro personaggio preferito, e una storia di Zagor, in cui i lettori di Zagor potessero riconoscere il loro eroe. Certe dinamiche come i balloon di pensiero di Zagor e le didascalie di Flash sono importanti in questo discorso e così abbiamo deciso di mantenere tutti gli elementi caratterizzanti dei due nostri protagonisti.
MU: Allo stesso tempo ci ha aiutati molto la scelta di far disegnare la storia a Davide Gianfelice. Davide ha un’esperienza enorme nel fumetto americano – anche proprio sul Flash della DC Comics – ma allo stesso tempo sono oltre dieci anni che lavora assiduamente per la Sergio Bonelli Editore, quindi lui è stato il perfetto anello di congiunzione per lo stile visivo che abbiamo voluto dare a questa storia. Nessuno avrebbe potuto farlo meglio di Davide.
La vostra collaborazione è ormai una macchina ben oliata e quindi immagino che il processo di scrittura sia ormai il quanto più organico possibile. Com’è stato quindi lavorare con Davide Gianfelice?
GM: Mauro aveva già lavorato con Davide su Orfani, mentre per me è stata una prima volta. Ma Davide è un tale professionista che non abbiamo avuto nessun tipo di intoppo. Anzi, ha migliorato e di molto la nostra visione e il suo Zagor e il suo Flash sono davvero incredibili insieme.
MU: Con Davide c’è uno scambio costante che va dall’approccio ai design a quello legato alla scansione delle vignette – e quindi alla regia – di ogni singola tavola. E ogni volta è un’esperienza di arricchimento verso il lavoro che stiamo svolgendo insieme. Per tutti e tre è centrale che ogni nostro sforzo sia convogliato a realizzare – almeno nelle intenzioni – il più divertente cross-over di tutti i tempi!
Vorrei soffermarmi ancora un attimo sul vostro approccio alla scrittura. Voi siete due autori che hanno lavorato sia per il cinema, sia per la televisione, sia nel campo dell’animazione e seppur questi media contaminino il fumetto (e viceversa), il modo di pensare e strutturare una storia per ciascuno di questi settori dell’intrattenimento è ben diverso. Sono linguaggi differenti, che molte volte si servono di strumenti unici che non possono essere utilizzati indifferentemente in un ambiente e nell’altro. Quanto è stata utile, nelle vostre produzioni a fumetti, l’esperienza acquisita sugli altri media? E c’è qualcosa, invece, che vi portate dietro dal fumetto e che incide sulla vostra scrittura per cinema e tv?
GM: Personalmente, ritengo che il fumetto sia forse la cosa più difficile da scrivere tra tutte quelle che hai elencato e questo per una problematica strettamente tecnica. Nel fumetto, uno sceneggiatore spesso indica anche la regia, che è ovviamente compito del disegnatore poi mettere su carta, ma comunque lo sceneggiatore ha un’idea molto più precisa del linguaggio visivo che caratterizza una storia rispetto a uno sceneggiatore cinematografico. In più, un fumettista sa di non avere strumenti come il sonoro, ma ha varie tecniche a disposizione per simularlo, come le onomatopee. Quindi, un buon sceneggiatore di fumetti parte leggermente avvantaggiato se vuole poi trasferirsi su altri linguaggi rispetto a uno sceneggiatore di cinema che passi al fumetto, per dire. Questo non significa che in automatico se sai scrivere fumetti sai scrivere anche cinema, o animazione. Sono tutti linguaggi differenti, come giustamente hai sottolineato, quindi devi poi imparare bene il linguaggio che stai applicando in quel momento. Ecco, se dovessi dire cosa ci portiamo dal fumetto agli altri media è sicuramente una grande flessibilità e la capacità di variare molto la scrittura per ottenere il risultato. Viceversa, il cinema è una macchina produttiva che spesso presuppone il coinvolgimento di molte più persone, quindi da quel tipo di scrittura ci siamo portati nel fumetto l’importanza del team e la capacità di collaborare su più piani e con più professionalità.
MU: Ognuna delle forme d’intrattenimento che citi ha un suo linguaggio specifico che contiene punti di forza e debolezze. Perché se è vero tutto quello che dice Giovanni sulle difficoltà tecniche della sceneggiatura per il fumetto, c’è anche da dire che la scrittura per il cinema deve tener in conto tutta una serie di questioni legate al budget produttivo che, di fatto, poi determinano quello che in un film si può o non si può vedere. Il fumetto invece, come medium “povero”, ti chiede solo parole, matite, inchiostri e colori al servizio di ogni tua idea più bizzarra.
E la sostanziale differenza che ho notato in questi anni è che, forse proprio per i grandi compromessi legati alla scrittura “a budget”, gli sceneggiatori televisivi e cinematografici mostrano generalmente meno idee degli sceneggiatori di fumetti. Sembrano spaventati dall’osare. Dal lasciarsi andare all’invenzione pura e, spesso, preferiscono percorrere strade già battute per non spaventare eccessivamente produttori e investitori.
D’altro canto, molti sceneggiatori di fumetti, sembrano invece avere paura di esplorare tutto quello che col fumetto si può fare. La ricchezza di questo linguaggio che è prettamente visivo e che, proprio per questo, per quanto mi riguarda, dovrebbe vedere maggiore collaborazione tra sceneggiatore e disegnatore. Ricordandosi che entrambi collaborano al servizio di un bene più alto che è il racconto che stanno dando al lettore.
Tornando all’albo, questo è il secondo #0 che nasce dalla collaborazione tra SBE e DC Comics. Nell’industria del fumetto americano, quando si verifica un evento editoriale del genere che va ad interessare più personaggi, è prassi che gli sceneggiatori impiegati si consultino in summit e riunioni al fine di coordinarsi e di ottenere un risultato quanto più omogeneo, seppur allo stesso tempo intrinsecamente differenziato. Com’è funzionato invece in questo caso? Avete collaborato con Roberto Recchioni al fine di rendere quanto più coerente e consistente il feeling di queste storie team-up?
GM: In questo caso ci siamo confrontati direttamente con la DC comics e la Redazione di via Buonarroti piuttosto che con gli altri team artistici degli altri team-up.
MU: Sergio Bonelli Editore e DC Comics hanno voluto che ognuno di questi tre team-up si concentrasse esclusivamente sulla storia dell’incontro tra i due personaggi dei diversi universi. Non c’è stata la richiesta di collegarli in qualche modo e aggiungo FORTUNATAMENTE, perché già così è stato molto divertente ma anche estremamente complesso, non oso immaginare che lavoro avrebbe potuto comportare collegare tutto quanto!
Senza fare troppi spoiler dell’albo, Zagor e Flash si ritrovano faccia a faccia con alcune delle loro più importanti nemesi. Facciamo uno swap, come direbbero gli americani: quale è il villain della Rogue’s Gallery di Flash che, secondo voi, meglio si presta ad essere un antagonista di Zagor e viceversa? E perché?
GM: Io avrei visto benissimo Captain Boomerang contro Zagor in un albo di Zagor disegnato da Ferri. E viceversa, un Flash contro gli Akkroniani starebbero molto bene in una storia con Barry Allen e Jay Garrick come protagonisti.
MU: Io sarei curiosissimo di veder combattere Zagor contro Gorilla Grodd e Flash contro Thunderman!
Flash è senza dubbio il personaggio che meglio si presta ad un crossover tra universi differenti, vista la sua storia editoriale. Molto apprezzato è stato infatti il richiamo, nella cover di Carmine Di Giandomenico, a The Flash #123, albo che introduce l’esistenza del multiverso nelle pubblicazioni DC e in cui Barry Allen incontra il suo alter ego della Golden Age: Jay Garrick. Senza dare via troppo della storia completa, avremo modo di incontrare altre versioni di Zagor e Flash?
GM: Qui siamo in zona spoiler, anche se ti ripeto, ci siamo concentrati molto su Barry Allen/Flash e Zagor come protagonisti.
MU: Parlerò soltanto in presenza del mio avvocato!
Concludiamo con la domanda più difficile in assoluto: preferite Barry Allen o Wally West?
GM: Difficilissima questa! Anche perché dipende moltissimo dal periodo storico e da chi scrive le storie di chi. Quindi ti rispondo… Jay Garrick.
MU: Perché difficile? La risposta mi sembra ovvia, scontata, giusta, sacrosanta: WALLY WEST!
Ma ammetto che attualmente è più divertente scrivere Barry Allen. Gliene stanno facendo passare troppe a quel ragazzone dai capelli rossi.
Mauro e Giovanni, vi ringrazio della chiacchierata e vi faccio un grosso in bocca al lupo per il prosieguo di questo cross-over!