La fantascienza è indubbiamente il genere che nell’ultimo secolo e mezzo ha affascinato e appassionato grandi e piccini. Dalla letteratura tramite i romanzi di Jules Verne e di Isaac Asimov, al cinema con Metropolis e Blade Runner, persino la tv con serial come Doctor Who e Ai Confini della Realtà. Il fumetto non è stato da meno: negli Stati Uniti il genere non solo ha dato vita a diverse serie antologiche, ma ritroviamo anche la fantascienza in diversi elementi del fumetto supereroistico come le origini di Superman (tutto il contesto Kryptoniano) o anche quelle dell’Uomo Ragno e dei suoi villain più famosi, tutti vittima di esperimenti scientifici. Anche in Giappone il fumetto di fantascienza ha trovato terreno fertile, caposaldo è sicuramente Akira di Katsuhiro Otomo. Insomma tutto l’intrattenimento del 900 si è interessato a storie di questo tipo e ancora oggi, seppur non nello stesso modo, il genere sci-fi è rimasto attuale. Una serie a fumetti che riprende diversi classici del passato, creando una storia mai banale e sempre interessante è Descender, scritta da Jeff Lemire, disegnata da Dustin Nguyen, pubblicata negli USA da Image e qui da noi da BAO Publishing, in comodi volumi cartonati.
Di Jeff Lemire ne abbiamo già abbondantemente parlato nelle recensioni di Black Hammer e Royal City, ma è affascinante vedere come lo scrittore canadese riesce a saltare da un genere all’altro, offrendo sempre storie di ottima qualità. Dustin Nguyen, invece, ha iniziato a disegnare su alcune testate edite da Wildstorm, per via del suo particolare stile ad acquerello, per poi passare su serie DC Comics come Batman o Detective Comics fino a giungere a Li’l Gotham, serie di cui è co-scrittore e disegnatore e che mette in scena la Bat-Family in uno stile più che originale. Nel 2015 Lemire e Nguyen cominciano a pubblicare Descender, acclamata da pubblico e critica non solo per gli splendidi testi, ma anche per via del comparto grafico: gli acquerelli di Nguyen e il tema sci-fi danno vita ad una commistione inedita e splendida.
Il vasto universo, in termini narrativi e spaziali, di Descender è coabitato da uomini, alieni e macchine, queste ultime al servizio dei primi due gruppi citati. Un giorno come tutti appaiono dei giganteschi robot senzienti che attaccano i nove pianeti che formano Il Concilio galattico riunito (o UGC), causando un genocidio. I colossi di metallo, definiti Mietitori scompaiono nel nulla, mentre il caos impazza nel UGC. Dalle ceneri della distruzione germogliano paura e odio contro ogni forma di macchina senziente, portando al divieto di legge di utilizzare questo tipo di tecnologia. Dieci anni dopo il catastrofico evento facciamo la conoscenza di Bandit e Tim-21, il primo una sorta di robot canino, il secondo un androide dalle sembianze di un ragazzino che si risveglia da un sonno durato, per l’appunto, dieci anni, su una luna ormai deserta. La funzione dei Tim è quella di essere di compagnia per bambini e anziani, in particolar modo 21 era stato regalato al giovane Andy.
Il creatore della tecnologia Tim è il Dottor Quon, un genio della robotica ora caduto in disgrazia, che aveva trovato in questi modelli il suo miglior lavoro, poiché capaci di acquisire progressivamente consapevolezza e un certo grado di empatia. Quon viene contattato da un capitano dell’esercito che gli comunica che un team di scienziati è riuscito a individuare la matrice del codice robotico dei Mietitori. Questa sorta di DNA è lo stesso del modello Tim, il cui unico esemplare rimasto in funzione pare essere 21. Il codice del giovane androide permetterebbe al UGC di trovare un modo per sventare il ritorno dei giganti di metallo. Tim-21 e Bandit vengono trovati da una squadra composta dal Capitano Telsa, il pilota Tullis e lo stesso Dottor Quon, al quale si aggiunge Trivella, un robot che compie l’omonima funzione e aiuta il gruppo a scappare da vari mercenari presenti sulla luna. Durante il viaggio di ritorno, la squadra viene attaccata da dei terroristi uniti dall’odio verso le macchine.
Una volta catturati, il Dottor Quon viene torturato per via del suo legame tra i Mietitori e i Tim. Lo scienziato rivela di non essere il vero autore delle sue creazioni e confessa che 15 anni prima, durante uno scavo archeologico su un pianeta, vennero scoperti oggetti e costruzioni di una civiltà scomparsa da milioni di anni. Tra i ritrovamenti c’è un robot con un codice macchina avanzatissimo, ma lo stesso androide si riattiva e cerca di mettere i due scienziati in guardia su una possibile minaccia, il messaggio però non è di facile traduzione. Il Professor Solomon, maestro di Quon, è contrario ad usare la scoperta per produrre creature robotiche, ma l’allievo disobbedisce e si appropria della tecnologia dalla quale svilupperà il suo successo. E queste sono solo le premesse di Descender, la serie vi regalerà una storia che prende a piene mani dai romanzi di Asimov ed altri classici che hanno costruito il genere sci-fi. Oggetto della recensione odierna è in particolare il volume 6 della serie, il “finale”, ma tranquilli non ci saranno spoiler.
Questo ultimo sotry-arc, “La guerra delle macchine”, risponde a tanti dei quesiti che Jeff Lemire aveva lasciato in sospeso durante i precedenti cinque volumi, tra cui anche il perché del nome “Descender”. Ma questo finale non è un lungo spiegone, anzi, prevede una narrazione al cardiopalma e la tensione è palpabile: macchine e uomini si apprestano ad una battaglia che può prevedere un solo vincitore… ma chi è il vincitore morale in tutto ciò? Durante tutta la serie Lemire ci dà modo di approfondire i punti di vista di entrambi le fazioni, ma senza mai riuscire a farci preferire l’una o l’altra e ciò è voluto. Non c’è chi ha ragione o chi ha torto in una guerra, questa è solo violenza perpetrata da ambi i fronti. In questo ultimo volume l’autore canadese ci avvicina alla soluzione, che non è altro che una via di mezzo: una società dove macchine e uomini convivono come pari, ma la società raccontata in Descender è ancora lontana da questo risultato. Ci sarà il tempo di porre rimedio agli errori del passato? O è troppo tardi?
E’ un momento cardine per i protagonisti, sono chiamati a fare scelte fondamentali e richiedono di scavare nel profondo della loro natura per apprendere i propri errori e reagire alla fine di tutto ciò che conoscono. Tim-21 si dimostra il più umano tra tutti i personaggi e per un momento Lemire ci fa ragionare su questo paradosso: i sentimenti non sono qualcosa che contraddistingue l’umanità dalle macchine, ma qualcosa che le accomuna. Dopo una serie di pagine, però, ci strappa questo pensiero per farcene appuntare un altro: come gli esseri umani differiscono l’uno dall’altro, così è anche per le macchine. L’affetto di Tim-21 verso Andy è frutto di un bug della sua programmazione o è un sentimento sincero?
Per tutta la serie gli acquerelli di Nguyen danno vita a tavole eccezionali e l’uso dei colori è fondamentale: il blu e i suoi derivati permeano le pagine di queste volumi mostrandoci freddezza, non solo dello spazio profondo, ma anche di diverse scene di violenza; per poi passare al rosso che preannuncia la distruzione. In questo sesto volume l’artista si mette in gioco regalandoci un comparto grafico mozzafiato, empatico e cruento. Non da meno sono le cover, in particolare quella scelta come copertina da BAO per il sesto volume ed in grado di trasmettere la vastità dello spazio nel quale si muove tutta la storia di Descender. E’ certo che la serie non sarebbe stata la stessa cosa senza l’apporto di Dustin Nguyen.
E’ un vero finale quello che ci attende? Beh la serie Descender si conclude realmente con questo volume, ma non vuol dire che la storia che gli autori vogliono raccontarci sia finita. La legge della conservazione della massa prevede che “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” ed è così anche per Descender: a breve sia Lemire che Nguyen cominceranno a pubblicare Ascender, il seguito della serie sopra nominata.