Periodo delle castagne, delle ottobrate romane e da cinque settimane: ottobre ci ha regalato tanto tempo per giocare, nonostante il bel tempo. Ma che ci siamo sparati questo mese? A parte Battlefield 6, che stiamo consumando il più possibile, abbiamo recuperato GTA V, in vista del successore, F1 Manager e Ghost of Yotei. Benvenuti a Cosa abbiamo giocato, la rubrica videoludica più figa e originale del palazzo.
Iniziamo con il capolavoro di GTA V, l’ultimo titolo della serie uscito ormai dodici anni fa e presente da un po’ su Game Pass. Un viaggio che non avevo fatto, chissà per quale motivo poi, ma che ero consapevole avrei recuperato qui su Cosa abbiamo giocato. Mamma Rockstar è tendenzialmente sinonimo di innovazione e soldi, tanti soldi; così tanti da potersi permettere di far uscire un GTA ogni 12, 13 anni (se continua così anche 14).
Il titolo è un ballo continuo tra i tre protagonisti: Michael, Franklin e Trevor. Tra loro, vuoi casualmente, vuoi forzatamente, si viene a creare un legame anche lavorativo piuttosto profondo. Tra calcoli per la sopravvivenza, inesperienza e pazzia, la storia evolve in maniera davvero impressionante, regalandomi non solo un legame sempre più profondo coi personaggi ma anche una certa riluttanza delle fasi finali. Sì, la scelta finale a cui il titolo mi ha posto è stata inopportuna. Non devi chiedermi chi eliminare. Non puoi farlo così. Rockstar, non ho pianto come a Red Dead Redemption 2 ma ci sono rimasto veramente molto male.
È proprio qui che ho realizzato quanto la casa madre di Grand Theft Auto sappia costruire le storie, sappia caratterizzare i personaggi, anche senza farlo in maniera plateale. Ebbene sì, ho fatto fuori Trevor. Il viaggio regalato da questo titolo è stato impressionante, lungo e divertente, profondo e completo. GTA V ci ha fatto vivere la solitudine, la frustrazione e la paura dei personaggi. Insomma, di certo non vi serviva questa rubrica per leggere questa novità impressionante.
Parliamo ora del primo gestionale sportivo su Cosa abbiamo giocato di F1 Manager, divertente e, soprattutto lunghissimo. Il titolo, provato su Steam Deck, mi ha fatto immergere nel mondo della Formula 1 e l’ha fatto appieno. Da appassionato più dei gestionali cittadini, l’approccio al titolo è stato delicato, quasi naturale. Non lo definirei un titolo intuitivo ma, sicuramente, ben guidato e spiegato, nonostante molte semplificazioni anche eccessive che avrebbero potuto evitare. Infatti, tutta la componente strutturale della scuderia da gestire, costruire e aggiornare – volta alla progressione tecnologica e monetaria – forse l’avrei anche evitata. Invece, quanto costruito nel reparto di progresso delle autovetture è piuttosto approfondito e interessante, tanto da permettere anche ad un neofita della F1 di conoscere qualche dettaglio interessante.
Ma passiamo al succo. Le gare. Le gare sono fighissime. Lo posso dire tanto, non è una recensione. Sono lunghe, perché sono molto lunghe se le gestiamo dal vivo e non usiamo sempre la velocità massima. Gestire una gara completa porta via qualche ora. Dalle prove libere alla gara, passando per i tre turni di qualifica, possiamo scoprire -gara per gara- l’assetto ideale, gestire carburante e pneumatici e monitorare prestazioni e morale. Insomma, è un titolo che si presta molto bene ad un largo bacino di utenti e che permette un’immersione totale nel mondo della F1.
Se invece andiamo a parlare di Ghost of Yotei (ovviamente giocato su Playstation 5 sul Samsung OLED S95F), di cui trovate la recensione qui, parliamo di un’avventura che, stand-alone, sarebbe interessantissima. Tuttavia, è un sequel (non nella storia ma nella modalità) di Ghost of Tsushima, ed è risultata un’avventura, sì appagante ma more of the same e, a lungo termine, ripetitiva. Ovvio che il titolo in sé è divertente e, soprattutto, il gaudio provato dal combat design è enorme, al contrario della brutta copia che è AC: Shadows.
La storia riesce ad avvicinarsi molto al giocatore, cercando di toccare corde interessanti, anche se già largamente viste. La vendetta familiare, la scoperta, il perdono e la fiducia fanno da ingredienti principali dell’arco narrativo e regalano spunti interessanti di riflessione. Nonostante ciò, il legame che ho avuto con la protagonista non è stato di quelli memorabili; non mi ha lasciato nulla di veramente impresso nella memoria. Comunque, è un gioco che consiglierei perché come prodotto videoludico è di alto livello e regala, tra le altre, scorci sul Giappone medievale impressionanti.
Quindi, su Cosa abbiamo giocato di questo mese abbiamo avuto modo di provare 3 console differenti e tre titoli completamente lontani gli uni dagli altri.