Nel mese di Natale, della fine dell’anno e dei tantissimi regali, il mondo dei videogiochi ci ha regalato un bel periodo e una nuova esperienza nel titolo di Indiana Jones e L’Antico Cerchio. La recensione del titolo la trovate qui, tuttavia il cuore mi impone di inserirlo – anche se brevemente – in questa rubrichetta mensile. Nella libreria GamePass abbiamo avuto la voglia di provare, oltre a Indy, Resident Evil II.
Le emozioni che questi titoli ci hanno regalato sono state variegate, soprattutto se parliamo di RE2 per il quale le sensazioni del 1998 si sono ben trasferite nel remake del 2019. Come di consueto, salti e ansia da inseguimenti mi hanno fatto compagnia ma sono stati un bel contorno di un titolo che stimola – e ti costringe – ad esplorare tutta la mappa di gioco. Il progredire della storia e degli enigmi ambientali mi ha stimolato la curiosità anche se un po’ mi ha cozzato con una rigidità di gameplay ereditata ab orgine. Di fatto, il miglioramento del gameplay due decadi dopo è ben evidente e non ha bisogno di descrizioni. Tuttavia, permane un senso di rigidità e limitatezza per tutto il titolo.
Insomma, RE2 mi ha fatto fare un bel salto indietro nel tempo, seppur nella modernità e nell’adattamento alle richieste di mercato. Nostalgia e voglia di riscoprire un gioco sono state una bella combo nelle nottate natalizie di questo 2024.
L’altro titolo, come accennato, è l’iconico Indiana Jones che mi ha regalato le emozioni più grandi del mese. Un titolo che richiama chiaramente e perfettamente l’universo archeologico di Lucas attraverso le strategiche scene cinematografiche inserite durante il gioco. Non solo, l’ambientazione creata da Bethesda è perfettamente coincidente con il mondo cinematografico, attraverso tante possibilità, tanti enigmi ambientali e diversi scorci pazzeschi. La differenza tra RE2 e Indy, a livello di stimolazione del senso esplorativo delle mappe proposte, è notevole. Se nel primo ho provato un piacere esplorativo accompagnato da una necessità di progressione, nel secondo è stato solo un piacere. Cercare di scovare alcuni manufatti imbattendosi per caso in una grotta, in una porta o in una fessura è stato emozionante. Tuttavia, questo senso di scoperta scema nel momento in cui si trovano le mappe, che diventano un evidente aiuto anti-immersivo.
Proseguendo con le buone vibrazioni che mi ha suscitato, non posso non menzionare la colonna sonora. Una colonna sonora meravigliosa che ci accompagna per diverso tempo, con cadenze e profondità dinamiche, sempre aderente alla tradizione cinematografica. Un accostamento che, anche in maniera furba oserei dire, riesce a trasudare autenticità da ogni poro. Calzante e divertente, nostalgico e originale, l’accompagnamento musicale risulta forse uno degli elementi più emozionanti dell’intero titolo.
Ovviamente, la bellezza che questo prodotto mi ha trasmesso si è scontrata contro quel combact design, si iconografico ma lento e macchinoso. Inizialmente, per il cinefilo, anche il combattimento risulterebbe accattivante. Tuttavia, ad un certo punto l’appassionato lascia il posto al videogiocatore che vuole anche divertirsi. Il combattimento, così come lo stealth, spezzano quell’alone di immersività che tanti altri elementi regalano e mi hanno regalato l’unico momento in cui ho pensato “ce l’hanno dovuto mettere per forza”.
Concludendo, in questo fine 2025, il videogiocatore si è potuto regalare bei momenti con tutte le piattaforme disponibili. In una generazione sempre zoppicante ma con un 2025 promettente alle porte, le emozioni natalizie sono state tante e variegate. D’altronde giocare con una delle serie con cui si è cresciuti e trovarsi nei panni di un attore impressionante (qui l’intervista fatta per l’ultimo lungometraggio) sono regali che un appassionato sogna. Poi, se non rispecchia proprio le aspettative lo si accetta per quello che è.