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COPPERHEAD: UN NUOVO SCERIFFO IN CITTÀ
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A volte i nomi sono degli indizi incredibili, aiutano a farsi un’idea precisa di ciò con cui abbiamo a che fare e ci guidano alla ricerca di alcune sfumature che altrimenti rischiamo di perderci, assaporando solo in parte un libro, un film o un fumetto.
Copperhead. Ecco, un termine che ha molti significati; può esser un serpente estremamente velenoso, una minaccia che si nasconde pronta a colpirti quando meno te lo aspetti, rapido e letale, oppure un termine gergale americano un pò in disuso che indica un politico nordista che dopo la Guerra di Secessione americana sosteneva l’unita ma che non disdegnava la schiavitù. Ora vi starete chiedendo cosa c’entrino questi due significati con il comics di Jay Faerber e Scott Godlewski, ma vi assicuro che questi due aspetti sono ben radicati all’interno della società del pianeta Jasper.
UNA GIOVANE DONNA NOMINATA SCERIFFO IN UNA CITTÀ DI FRONTIERA, SU UN PIANETA IN CUI LA CONVIVENZA TRA LE DIVERSE RAZZE SEMBRA MOLTO !
Jasper è un pianeta colonizzato dalla razza umana, che ne ha preso possesso dopo una sanguinosa battaglia con le razza locali, ora soggiogate e relegate al ruolo di cittadini di seconda classe, in un apparente quieto vivere di cui tutti accettano le regole. A sconvolgere il tutto arriva il nuovo sceriffo, Clara Bronson, donna misteriosa accompagnata dal giovane figlio Zeke, poco felice di questa nuova vita in un mondo di frontiera.
Altra parola chiave, frontiera. Perché Jasper e la sua città di Copperhead ricordano fortemente quegli insediamenti tipici dei western, un’ambientazione che avrebbe fatto sorridere Sergio Leone e il suo texano dagli occhi di ghiaccio. Copperhead mescola infatti un’anima fantascientifica con il sapore di sceriffi e criminali, in un mix estremamente coinvolgente e che riesce a lasciare ugual spazio e profondità ad entrambe le tematiche. E non è facile, visto quanti spunti narrativi vengono inseriti da Faerber in questo primo volume. Dalla difficoltà di Clara a farsi accettare come donna con potere in una città sconosciuta, al segregazionismo e al razzismo, passando per la violenza domestica e la difficoltà del reintegro nella società dei reduci di guerra; i personaggi di Copperhead, anche i ‘buoni’, soffrono di sindrome da pregiudizio, non nascondono le proprie idee, anche quando il loro ruolo vorrebbe da loro una maggiore responsabilità. Questo li rende sbagliati? No, solo umani, li avvicina incredibilmente al lettore, sono uno specchio in cui si sfoglia l’albo si può vedere, e magari vedendo le loro difficoltà e i loro sfrozi nell’integrarsi trovare un’ispirazione, o anche un semplice spunto di riflessione.
Lo spunto fantascientifico serve anche a questo, a costruire una storia che sappia affrontare i problemi offrendo una nuova chiave di lettura, e Faeber lo fa magnificamente; la caratterizzazione dei personaggi è stupenda, gli alieni, i diversi, sono incredibilmente umani, come Buroxifinicus (chiamatelo Boo, datemi retta!), il vice di Clara, alieno con una latente sindrome da stress post traumatico in conseguenza della guerra, che soffre di un’umanissima gelosia nel veder un’umana prendere il suo posto come sceriffo, anziché ottenere l’agognata promozione.
Come non citare gli Artie, gli esseri creati in laboratorio dagli umani e ora relegati a minaccia ed emarginati, se non addiirttura soppressi? Faerber li veste di quel senso di spaesatezza e rifiuto che nella società americana hanno vissuto i reduci di tanti guerre (in primis il Viet Nam), rendendoli subito un punto fermo nel mito di Copperhead. La vera protagonista del fumetto è proprio questa città di frontiera, dove dopo una forzosa unione di razze viene ancora tollerata la schiavitù (messa in altro nome, ma quella rimane!) e dove interessi e loschi figuri sono pronti in qualunque momento a scattare dall’ombra e colpire, come un serpente velenoso.
Dire che Copperhead ricorda ambientazioni sci-fi come Tatooine o Arrakis per via del deserto sarebbe facile, ma a me ha fatto respirare più l’aria di Marshall Bravestar, Trigun, de Il buono, il brutto e il cattivo; l’ambientazione è la parte western, la fantascienza son le razze aliene e l’idea di mondo nuovo, ma che porta con sè tutti i problemi ed i vizi della cara, vecchia società terrestre. È un fumetto a tratti divertente, sempre emozionate e immancabilmente duro, spietato, con personaggi che a volte si attaccano ai pochi beni rimasti, come famiglia e dignità.
E tutto magnificamente reso dal tratto di Scott Godlewski, che confesso non conoscevo ma che mi ha già conquistato; pochi fronzoli e tanta sostanza, un disegno pulito, con il giusto dettaglio e l’espressività necessaria a trasmettere tutta la profondità di una trama accattivante. Ron Riley firma i colori, perfetti in ogni occasione, impressionanti.
Copperhead: Un nuovo sceriffo in città è infatti il primo volume di questo comics edito in originale da Image Comics che ancora una volta SaldaPress decide di offrire al pubblico italiano, seguendo la tradizione di importare per le nostre collezioni titoli importanti e di grande spessore. Non ci resta ora che metterci in paziente attesa e attendere che le sabbiose atmosfere di Copperhead ci riaccolgano!
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- USCITA: dicembre 2016
- SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Jay Faerber, Scott Godlewski
- DISEGNI: Scott Godlewski
- COLORI: Ron Riley
- COPERTINA: Scott Godlewski
- LETTERING: Paolo Tempesta
- CASA EDITRICE: SaldaPress
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