Clair Obscur: Expedition 33 mangia tutto

16 Dic 2025

Clair Obscur: Expedition 33 mangia tutto

Iniziamo subito dicendo che il risultato finale dei TGA, di cui abbiamo parlato qui, non sorprende più di tanto e non sorprende troppe persone. Fin dalla sua uscita, Clair Obscur: Expedition 33 è sempre stato sulla lingua di ogni videogiocatore e ogni critico videoludico, dai content creator più forti alle redazioni più piccoline (eccoci qui). Non sorprende vedere un titolo di una qualità elevatissima sotto ogni punto di vista arrivare sopra a tutti. D’altronde ha una capacità di creare un legame tra giocatore e personaggi/o – vuoi che sia da gameplay, vuoi che sia per la storia – tale da far commuovere. 

Ma non siamo qui a parlare del titolo, di cui abbiamo parlato nell’articolo mensile Cosa abbiamo giocato a giugno, in veste di recensione. Tutt’altro, siamo qui per parlare del fenomeno Clair Obscur: Expedition 33. Il titolo di Sandfall Interactive è l’emblema (assolutamente non l’unico) che non si devono per forza fare titoli da tremila A per avere appeal. Non serve per forza il graficone fotorealistico (anche se è ottimamente realizzato anche a livello grafico) per farci immergere in un mondo. Basta, semplicemente, trovare la perfetta crasi tra elementi partecipanti al gioco e bilanciarli con idee fresche e un tocco di furbizia. Il team francese (tocca fare i complimenti ai cugini d’oltralpe) ha realizzato un JRPG a turni con esplorazione in tempo reale, con una non così evidente componente J (Japanese), con scelte che hanno convinto tutti.

Parliamo di combat design, con l’inserimento del contrattacco in una dinamica a turni dal valore importantissimo per sconfiggere tantissimi nemici altrimenti imbattibili (almeno per me). Potremmo menzionare il tempismo necessario per parate, in primis, e per schivate. Abbiamo una forte, ma non fortissima, componente RPG presente nel titolo per personalizzare i personaggi come più si desidera. Ci troviamo in un mondo quasi onirico in un equilibrio decadente con quello fisico, con una lore popolata da pochi ma meravigliosi personaggi. Insomma, una scommessa di un team – non così piccolo, non così povero e non così Indie – che è stata premiata così tante volte (9 per la precisione) da entrare nella storia dei TGA. È, infatti, il titolo ad aver avuto più riconoscimenti di sempre nei TGA.

Sarebbe poi da snocciolare la questione coerenza di appartenenza a determinate categorie, come il Best Debut Indie, o l’effettivo primato come nel Best RPG. Effettivamente, l’inserimento di Clair Obscur: Expedition 33 nella categoria Indie stona un po’ con quello che sono, effettivamente, le spalle del team. Quando si parla di 31 persone e un cane, con centinaia di collaborazioni, e dieci milioni di $ in costi di sviluppo si potrebbe pensare che non sia proprio un Indie. Sì, sperimenta nuove dinamiche nei combattimenti a turni e affronta una storia di nicchia, tuttavia il collocamento in questa categoria è leggermente forzato. Per carità, per me Clair Obscur: Expedition 33 dovrebbe vincere anche il miglior gioco sportivo/di corsa, però considerarlo Indie è stato, forse, eccessivo.


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