Annunciato pochi mesi fa con non poca sorpresa di tutti, Call of Duty Modern Warfare 3 arriva sul mercato con diversi problemi specialmente legati alla campagna, figlio di uno sviluppo travagliato e frettoloso, ma andiamo con ordine.
Recensire MW3 senza parlare di tutti i suoi retroscena non è di certo impossibile, ma non vi darebbe gli strumenti per capire appieno il titolo in questione.
La prima cosa da sottolineare è che l’ultimo capitolo della saga inizialmente doveva uscire in forma di espansione di Modern Warfare 2 e le prove sono molteplici, a partire dall’assenza del trofeo di Platino fino al fatto che il nuovo arrivato al momento dell’installazione richiede di scaricare tutto il gioco precedente.
Purtroppo l’avarizia di Activision ha cambiato il progetto in corsa, ed un recente report di Bloomberg ha fatto luce sulla cosa.
I piani iniziali prevedevano che Sledgehammer Games si dedicasse ad Advanced Warfare 2, ma le imposizioni dall’alto hanno costretto il team a sviluppare Modern Warfare 3 come capitolo stand-alone in soli 16 mesi con annesso crunch, ed i risultati emergono tutti nella campagna.
A CACCIA DI MAKAROV
Dopo questo lungo preambolo a mio parere necessario, passiamo ora ad analizzare la modalità storia di MW3, che vede il ritorno dell’iconica Task Force 141 formata da Price, Soap, Ghost e soci, impegnata a dare la caccia a Vladimir Makarov, lo stesso villain russo presente nel capitolo originale.
Con delle premesse del genere, vi starete chiedendo, cosa può essere andato storto? Beh, diverse cose.
Innanzitutto è bene sottolineare che ci troviamo di fronte alla campagna più breve nella storia di Call of Duty, con una durata che si aggira attorno alle 4 ore scarse; certo, la qualità viene sempre prima della quantità, ma quando entrambe le cose vengono a mancare c’è qualcosa che non va.
Tolta la prima, interessante missione, la struttura delle successive fa emergere quanto detto sopra, ovvero uno sviluppo frettoloso che ha portato a livelli poco ispirati e che danno la sensazione di un forte riciclo dei titoli precedenti, il tutto contornato da una componente narrativa fiacca ed incapace di catturare il giocatore, priva della spettacolarità cinematografica a cui la saga ci ha abituati nel corso degli anni.
Uno dei problemi più grandi risiede nella libertà concessa al giocatore per affrontare le missioni, in una modalità che richiama fortemente le missioni coop Spec Ops del titolo precedente. Si ha quindi la possibilità di scegliere se adottare un approccio furtivo oppure uno più aggressivo, il problema è che il gioco non sprona minimamente al primo metodo, portando il giocatore ad affrontare tutto a testa bassa crivellando ogni cosa.
Come ciliegina sulla torta è bene sottolineare, a riconferma dei problemi di sviluppo dietro le quinte, che MW3 non chiude le vicende della trilogia, facendo alludere ad un ulteriore capitolo (che sarà il “vero” terzo capitolo? Chissà), lasciando l’amaro in bocca a chi come me voleva una soddisfacente conclusione.
MULTIPLAYER
Passiamo ora ad analizzare il comparto multiplayer, che da sempre rappresenta il fulcro della saga. I ragazzi di Sledgehammer Games hanno giocato la carta nostalgia, andando a riprendere tutte le mappe del Modern Warfare 2 del 2009 riproponendole con una veste grafica al passo coi tempi. Il risultato è indubbiamente ottimo, dal momento che tali mappe già ai tempi risultavano eccelse ed annoverano fra di esse alcune delle migliori dell’intera saga (Rust e Terminal, giusto per citarne un paio), mettendo il giocatore in zone dal respiro meno ampio rispetto a quelle del predecessore, riducendo la dispersione ed aumentando così la freneticità.
Pad alla mano, le piccole modifiche da segnalare rispetto a MW2 risiedono in un TTK (Time to Kill) aumentato ed un generale rallentamento dei movimenti del personaggio, oltre al ritorno di tecniche quali lo slide-cancel ed il reload-cancel, che la community sicuramente apprezzerà.
Armi ed equipaggiamento sono in totale continuità con il capitolo precedente, permettendo a chi ha investito tante ore in MW2 di equipaggiare i fucili a cui è affezionato, una cosa che ho particolarmente gradito.
Le modalità di gioco vedono oltre a quelle classiche l’introduzione di Tagliagole: in essa tre squadre dovranno combattere fra di loro per ottenere il controllo della bandiera, creando così dinamiche interessanti ed abbastanza inedite.
Ad oggi uno dei problemi più gravi che affligge la modalità multigiocatore risiede nella gestione dei punti di spawn, che in alcune occasioni sono mal calibrati e finiscono per far morire il giocatore con spawn-kill decisamente poco piacevoli; la speranza è che delle patch correttive sistemino la cosa.
OPEN WORLD E…ZOMBIE
Proseguendo sulla scia del parziale riciclo unita all’effetto nostalgia, la modalità zombie di Call of Duty Modern Warfare 3 propone ai giocatori una sorta di DMZ amalgamata ad Epidemia (presente in Black Ops Cold War).
Verremo quindi catapultati nella fittizia regione medio-orientale dell’Urzikstan, nella quale 24 giocatori suddivisi in otto squadre avranno l’arduo compito di svolgere missioni ed attività di vario tipo in giro per la mappa, ovviamente il tutto a tema zombie.
Nel complesso la modalità risulta divertente e variegata grazie alle numerose attività da svolgere per aumentare il proprio punteggio nell’arco dei 45 minuti concessi ai giocatori, mettendo sul piatto delle situazioni più complesse rispetto a quelle dei capitoli “classici” dove il tutto si riduceva a delle orde di zombie da abbattere.
I fan storici della saga saranno felici di sapere che faranno il loro ritorno il Pack-A-Punch, la Ray-Gun e le lattina di soda che dona potenziamenti al giocatore, sottolineando come le caratteristiche base della modalità Zombie non sono state eliminate o snaturate.