Un nuovo volume arricchisce la già vasta ed estremamente eterogenea collana Prospero’s Books di casa Tunué: Ballata per Sophie è infatti da poco disponibile in libreria al costo di 23€.
Ai testi il portoghese Filipe Melo, artista eclettico, scrittore, musicista e regista.
Comparto grafico a cura dell’argentino Juan Cavia, non solo capacissimo illustratore, ma nella vita anche art director e designer.
Un duo ben assortito che, con l’opera in questione, conquista l’approvazione di lettori e critica, ricevendo svariate nomination per prestigiose rassegne di settore internazionali (Eisner Award e Harvey Award, solo per citarne due).
Ballata per Sophie è un tomo massiccio, cartonato e curato a livello di cartotecnica, come l’editore ci ha ormai abituati. Considerando poi il formato e una foliazione di oltre 300 pagine a colori, il rapporto qualità prezzo si fa sicuramente interessante.
L’opera, uscita all’estero nel 2020, come intuibile dal titolo, ruota tutta attorno alla musica. Il protagonista della stessa è Julien Dubois, rinomato artista francese ritiratosi in vecchiaia a vita privata. Quella che leggeremo è la sua storia, la sua verità, raccontata in intimità alla giovane Adeline Jourdain, stagista di Le Monde, giunta alla villa del Maestro con l’intento di intervistarlo.
Nonostante la diffidenza iniziale dell’eccentrico anziano a poco a poco un rapporto di fiducia sembra instaurarsi tra i due e, giorno dopo giorno, sessione dopo sessione, l’incredibile storia del protagonista viene rivelata.
Nei lunghi flashback che compongono i capitoli lo ritroveremo prima giovane e promettente pianista, alle prese con un insegnante caprone e una madre pretenziosa. Verremo a conoscenza della stima e rivalità che instaurerà con François Samson, anch’egli pianista, ma dotato di talento innato e genialità ineguagliabile.
Passano gli anni e Julien cresce. L’amore per il piano è ancora forte, ma minato dall’occupazione nazista. È questo un momento delicato, e il nostro lascia la casa che ha sempre abitato pur di allontanarsi dalla madre, ora concubina di un militare del Reich. Vi tornerà a guerra finita, dopo molte peripezie. Solo allora comincerà a vestire i panni di Eric Bonjour, showman e cantante di musica leggera che riscuoterà successo internazionale. Un personaggio costruito, finto, opera della mente dello stesso insegnante caprone che seguiva Julien in gioventù. Al crescere della fama, però, cresce anche il senso di profonda insoddisfazione e alienazione. Inizia così un periodo travagliato, in cui all’abuso di alcol e droghe sembra poter porre un freno solamente l’amore.
Senza voler ulteriormente scendere nei dettagli della trama, possiamo affermare che molte sono le tematiche trattate all’interno di questa graphic novel.
La più importante, probabilmente, è quella dell’accettazione di sé stessi, della ricerca di un equilibrio personale che ci permetta di vivere in serenità facendo ciò che più amiamo, al di là del successo e dell’approvazione altrui. Julien vive con vero tormento il ruolo di Eric Bonjour. Ne odia l’immagine e la musica al punto tale da arrivare a compiere più tardi un gesto abbastanza estremo. Non basta infatti la fama a rendere una persona meno sola e più realizzata. E troppo spesso questa dinamica la vediamo riproporsi nella nostra quotidianità, dove il senso di frustrazione per un impiego svolto senza stimoli e soddisfazioni può essere forte.
A livello grafico Ballata per Sophie è un’opera estremamente valida. Il tratto di Cavia, apparentemente rapido e spigoloso, si ammorbidisce attraverso l’uso sapiente del colore.
In tutte le scene in cui vediamo Julien raccontarsi a Adeline questo appare come pastello, dando alle tavole un senso di quiete, nonostante l’apparente scontrosità del musicista.
È però nell’illustrare i ricordi che Cavia compie una vera e propria magia: tutto viene ricoperto da un retino abbastanza evidente e, soprattutto, la palette vira su bicromie e tricromie molto forti e dal notevole contrasto. A seconda della situazione narrata abbiamo accostamenti di gialli, celesti e rossi, più o meno accesi in virtù delle emozioni del protagonista. Unica eccezione un momento di profondo sconforto, in cui a farla da padrone sono tonalità di grigio piuttosto tristi, spente.
I testi, per quanto ben scritti e funzionanti, però non sorprendono; Melo ha forse messo troppa carne al fuoco per poter spingere il lettore a empatizzare davvero con i personaggi di questa storia. E la ricerca del colpo di scena a tutti i costi sul finale si trasforma così in un qualcosa di prevedibile, scontato, maldestro. Peccato. Graficamente, comunque, un ottimo lavoro.