Antlers: Spirito insaziabile – La recensione

Il primo film horror del regista Scott Cooper ruota attorno a un insegnante che tenta di aiutare uno studente con una vita domestica molto inquietante

29 Ott 2021

Antlers – Spirito Insaziabile, film diretto da Scott Cooper e ispirato dal racconto di Antosca The Quiet Boy, racconta la storia di Julia Meadows (Keri Russell), un’insegnante delle scuole medie in una cittadina remota dell’Oregon. La donna viene colpita da uno dei suoi studenti, Lucas Weaver (Jeremy T. Thomas), un ragazzo molto riservato, chiuso in se stesso e timido, che sembra soffrire di abbandono. Col passare dei giorni, Lucas è sempre più malnutrito ed esausto e trascorre le lezioni disegnando immagini da incubo, ossessionato da qualcosa di sconosciuto. Anche Julia è perseguitata da un’infanzia di abusi che l’ha allontanata da casa sua e dal fratello, lo sceriffo Paul Meadows (Jesse Plemons), per 20 anni. Per questo motivo è determinata a non lasciare che Lucas subisca il suo stesso destino. Decide di seguire Lucas in giro per la città e visita la sua casa alla ricerca del padre, Frank (Scott Haze), e del fratello minore. Ma cosa sta succedendo esattamente a casa del ragazzo? Perché continua a portare a casa animali morti?

Cercando di avvicinarsi a lui, l’insegnante scopre una terribile verità: Lucas nasconde in casa una creatura ancestrale, un antico male tenuto a bada solo precariamente dagli sforzi del giovane Lucas. Julia viene a sapere della sua esistenza troppo tardi, quando la cittadina è ormai in grave pericolo.

Antlers è l’adattamento di un mito indigeno delle Prime Nazioni, la storia del Wendigo, creatura malvagia legata al tema del rispetto della terra e delle sue risorse, descritta all’interno del film dall’ex sceriffo Warren Stokes (interpretato dall’attore canadese nativo americano Graham Greene). Il film adotta lo stesso approccio di Alien e Jaws alla sua creatura, costruendo molto lentamente la rivelazione finale. Il design della creatura è magnifico e anche prima di vederla nella sua forma definitiva, risulta essere inquietante. La pellicola vanta inoltre alcune immagini davvero orribili, con cadaveri mutilati e presentati in modi tanto difficile da guardare quanto splendidamente girati. Questa creatura mitica è usata anche come metafora dei mali che affliggono questa città, dove i problemi non sono soprannaturali ma molto umani. Droga, disoccupazione e abusi domestici sono mostri che già affliggono la vita nella cittadina. I bambini si presentano a scuola con chiari segni di abbandono, ma tutti sembrano chiudere un occhio per evitare di assumersi la responsabilità degli altri. Il mostro, noto per la sua fame insaziabile, rappresenta l’epidemia di oppioidi presente in questa zona rurale. Ciò include Frank Weaver, padre di Lucas, che incontriamo per la prima volta mentre ruba del metallo da una miniera locale. Lo scopo è di poterlo vendere e ricavarne dei soldi per la droga. Ma questa creatura insaziabile è anche usata come commento simbolico all’industria mineraria locale del carbone, che è stata riattivata nell’era Trump. Infine, la metafora riguarda anche il trauma dell’abuso e delle cicatrici che lascia nelle persone e nei loro rapporti.

La sceneggiatura evita la specificità delle violenze subite da Julia e Paul, così come evita di enfatizzare eccessivamente le vere problematiche americane. Gli spettatori più attenti noteranno le notizie alla radio in sottofondo, che menzionano oppioidi e miniere in cima alle montagne, e le lamentele occasionali di Paul sul suo lavoro, riguardo a sfratti e arresti per droga, dettagli che contribuiscono a riflettere la realtà di quel mondo. Scott Cooper e gli altri sceneggiatori, Antosca e C. Henry Chaisson, hanno affrontato tali questioni senza abusarne e senza sfruttarle in maniera troppo esplicita ed eccessiva. I problemi dell’America rurale sono intesi come parte integrante della narrazione, che però rimane principalmente una storia di orrori sopportati da padri, figli e fratelli.

Antlers: Spirito insaziabile – Traumi dal passato

Uno degli aspetti migliori di Antlers è il modo in cui appare: l’intero film è coperto da oscurità o nebbia e il contrasto tra la vastità dell’Oregon e alcuni luoghi chiusi regala una profonda sensazione di claustrofobia. Le uniche fonti di luce o colore che sfuggono alla nebbia sono i rossi infuocati degli spari o i colori accesi dei lampeggianti delle auto di pattuglia. Tutto ciò aiuta a creare un’atmosfera inquietante. L’eccezionale fotografia di Florian Hoffmeister e la sottile colonna sonora di Javier Navarrete completano un pacchetto che sicuramente piacerà anche ai non appassionati del genere horror, ma che apprezzano le pellicole precedenti di Scott Cooper. Il secondo punto di forza è quando il film si concentra su Lucas e sul modo in cui i bambini possono essere costretti al ruolo di adulto, dovendo prendersi cura dei loro genitori. La recitazione di Jeremy T. Thomas è sorprendente, in un ruolo che fa preoccupare per il suo benessere e trasmette resilienza e paura. Meno riuscito è l’approccio del film a Julia e al suo trauma infantile. I rapidi flashback ai traumi sessuali del suo passato sono utili esclusivamente a illustrare la sua maggiore sensibilità nel riconoscere il pericolo di Lucas, perché ha già attraversato un po’ di quell’orrore. Questo però non porta ad alcuna evoluzione del personaggio. Russell e Plemons sono attori fantastici, ma rimangono nello stesso registro triste per l’intero film.

Veniamo ora ai punti meno riusciti del film. Antlers parla della mostruosità dell’abuso familiare? O tratta le tristi conseguenze affrontate da una società che insensibilmente abbandona i più svantaggiati, lasciandoli a soffrire in silenzio? Oppure tratta di come gli americani bianchi dovrebbero pagare il prezzo per aver rubato e poi abusato della terra e della cultura indigene? Il problema principale è che Antlers risulta essere una storia piuttosto semplice, mascherata inizialmente in qualcosa di molto più complesso. Il risultato è che ci si stanca rapidamente nell’attesa di più sostanza o di un significato che non arriveranno mai. Il film promette molto di più di quanto sia effettivamente in grado di fare. Finisce così per fallire sia nel raccontare il dramma umano, sia nel criticare le problematiche sociali. È un film di mostri che continua a esortarci a prenderlo sul serio, senza però fornirci alcuna ragione valida per farlo.

Infine, ciò che rende Antlers ancora più deludente è il modo in cui sceglie di mettere in primo piano la sua ispirazione indigena, con riferimenti espliciti alla mitologia dei nativi americani, per poi mantenere i personaggi delle Prime Nazioni quasi del tutto assenti. Nonostante inizi con una voce fuori campo che recita un avvertimento in una lingua indigena, il film si concentra esclusivamente sui problemi che affliggono i personaggi bianchi, mentre i personaggi indigeni rimangono ai margini della storia. Il messaggio relativo al rispetto della terra e delle altre culture si perde e il film finisce così per commettere lo stesso peccato che sembra voler inizialmente condannare.

CONCLUSIONI: I film horror con storie di traumi e dolore, se fatti bene, possono aggiungere uno strato di terrore esistenziale che rimane a lungo nello spettatore, più di qualsiasi mostro o assassino. Antlers: Spirito insaziabile è un film horror soddisfacente, inquietante e piuttosto cupo quando si concentra sulla sua creatura principale. È anche un dramma umano stimolante quando si occupa di negligenza dei genitori, ma i due tratti non si uniscono mai in modo coeso e soddisfacente, impedendogli di essere un film grande come avrebbe potuto essere.

VOTO FINALE: 6.5

SCHEDA FILM

  • USCITA: 28/10/2021
  • GENERE: Horror
  • REGIA: Scott Cooper
  • DURATA: 109 min
  • SCENEGGIATURA: Henry Chaisson, Scott Cooper, Nick Antosca
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