La Zona Fantasma di Junji Ito – Recensione

La Zona Fantasma di Junji Ito è un volume autoconclusivo che raccoglie quattro storie complessivamente diverse ma con una mano che cerca di mostrare le inquietudini, la rabbia, l’ossessione, la paura e la confusione attraverso l’espressività degli occhi oltre a quella, ovviamente, facciale. Un tratto che mette in risalto il carattere un po’ dark che si vuole dare alle varie storie. Vengono rappresentate in ordine: La collina delle lacrime; Demonia; Il torrente di spiriti di Aokigahara; Dormiveglia. Nel dettaglio dei vari capitoli trovo rispettivamente: quello che mi ha incuriosito, quello che mi ha messo più inquietudine, quello che mi ha lasciato ben poco e quello che mi ha convinto di più come solidità della storia.

La Zona fantasma


La collina delle lacrime ci porta dentro una tradizione che, non propriamente nipponica, riesce ad immergersi perfettamente con la società del paese del Sol Levante, quella delle Préfiche. Queste sarebbero delle figure che fin dall’antichità venivano pagate per piangere ai funerali ma che, nel manga, sono state descritte come figure quasi mitologiche, isolate in un villaggio difficile, se non impossibile, da trovare. Proprio qui, si sviluppa la storia di due prossimi sposi che vedono stravolgersi l’esistenza nel giro di quattro mesi dall’incontro con una Préfica, che descrive l’importanza che rivestono quest’ultime per i morti facendoci poi capire anche il titolo dato. Si, le lacrime sono un elemento costante del capitolo, forse un po’ troppo, rischiando di banalizzare la storia in alcune scene e facendogli perdere quel senso di angoscia che si vuole trasmettere e che riesce ad essere ben percepito grazie alla scelta di avere pochi dialoghi ma tante scene. Ho notato, infine, una discordanza temporale tra il narratore, il marito di Mako, e gli avvenimenti, dapprima localizzati un mese per poi passare a tre mesi dalla voce narrante, forse voluto ma non spiegato in maniera consona oppure semplicemente un errore di “sceneggiatura”.


Demonia, invece, si sviluppa in un collegio cattolico mostrando da subito, ma velatamente, il suo carattere inquietante che si sviluppa in un crescente climax di eventi sempre più intensi, con un incupimento dei volti volto a sottolineare l’ambientazione tetra. Come detto precedentemente, questo titolo è quello che più mi ha inquietato. Pensare ad un collegio in cui si mandano delle ragazze, gestito totalitariamente da marito e moglie con una dinamica da setta, lascia un senso di ansia. La storia, ben costruita, ci proietta alla ricerca della reincarnazione della vergine Maria da parte del rettore. Proprio tale ricerca converge sulla nostra protagonista, guarda caso Maria, facendo evolvere così la situazione in quello che poi risulta essere una fuga per la sopravvivenza dalla seconda moglie del rettore. Proprio qui sorge un elemento che mi fa storcere il naso; questo potere soprannaturale di trasformare in statue di sale le persone viene utilizzato un po’ senza spiegazione lasciandomi un senso di incompiuto e non di mistero.

La Zona Fantasma


Il Torrente degli spiriti di Aokigahara, la meno soddisfacente tra le storie, mi ha lasciato con tanti dubbi in mano e poca curiosità. Una coppia di quasi-suicidi vede la propria decisione, al contrario del primo capitolo, rivoluzionata completamente dalla scoperta di un fiume di spiriti che, misteriosamente, riesce letteralmente a leccare via dai protagonisti i mali, oltre che pelle e imperfezioni. Il risultato, oltre che essere benefico per la malattia del protagonista, è anche levigatorio sul suo corpo e su quello degli altri due. Nonostante all’inizio abbia scritto “coppia”, c’è anche un terzo protagonista, appoggiato là, che non ha dato nessun valore aggiunto alla nostra storia. Il finale vede i personaggi non più desiderosi di morire, ma di vivere all’interno di questo torrente ogni qual volta appariva, confinandoli ad un’esistenza limitata, per quanto piacevole. La storia vuole essere anche meno ansiogena e inquietante rispetto a tutte le altre, e lo si percepisce dall’evoluzione e dai volti dei personaggi, meno scuri, meno caratterizzati negativamente.

Dormiveglia, invece, mi ha davvero colpito. Una storia particolare, che tiene sulle spine fino alla fine, ribaltando totalmente la situazione in cui si trova il protagonista, Takuya, per poi farla convergere nuovamente a quello che inizialmente siamo portati a pensare. Un andamento ciclico del racconto in cui il protagonista, senza capire come, si trova a ricordare scene vissute da un serial killer arrivando a credere di essere proprio lui il colpevole degli efferati omicidi. I colpi di scena sono principalmente due e fanno avere, ognuno, una svolta alla storia lasciando poi al lettore, in questo caso il sottoscritto, la curiosità di come evolverebbe tutto in un ipotetico sequel. Bello anche il tentativo, ben riuscito, di creare ragionamenti deduttivi che hanno fornito un altro elemento dinamico ad una storia molto scorrevole e molto ben costruita.
Ovviamente, i volumi che fungono da raccolta di titoli contengono storie che, essendo autoconclusivo, sono più difficili da rendere solide e strutturate ma, nonostante tale limitazione, ciò che sono andato a leggere oggi mi è risultato scorrevole – nonostante gli argomenti non proprio natalizi- e piacevole, per quanto “Il Torrente di spiriti di Aokigahara” non mi abbia entusiasmato come storia (de gustibus). Complessivamente, in tutti troviamo dei disegni molto piacevoli con uno stile tendente, permettete l’accostamento, a Death Note.

La Zona Fantasma è disponibile per l’acquisto online e in fumetteria.