Panini lo scorso 26 novembre ha pubblicato Harleen, un volume unico di grande formato contenente i tre numeri che compongono questa serie. Scritto e disegnato dal fumettista croato Stjepan Šejic questa storia è dedicata al personaggio di Harley Quinn e alla sua storia d’amore con Joker, raccontando le origini del personaggio e offrendo una nuova prospettiva sul suo rapporto con il clown re del crimine di Gotham. Il primo albo di Harleen è stato pubblicato negli Stati Uniti lo scorso 25 settembre.
Il volume inizia con una frustrata dottoressa Harleen Quinzel che tiene una conferenza scientifica a un pubblico irrequieto. Quinzel crede che ci possa essere un modo per cercare, diagnosticare e quindi curare la psicopatia. Non nel senso più ampio del termine, ma più come la mancanza di empatia mentale che può innescare tendenze psicopatiche nei criminali di Gotham. Incaricata di intervistare i detenuti sia dell’Arkham Asylum che del Penitenziario di Blackgate, è nel primo luogo che la sua strada si incrocia con il più famigerato e famoso cattivo della DC Comics: Joker. Quello che spicca davvero in questo albo sono gli elementi narrativi che Šejić utilizza per far avanzare la narrazione. Raccontato in tempo reale, così come attraverso la voce fuori campo di una Quinn già oltraggiata, Sejic permette al lettore di vedere sia il passato che il presente senza sentirsi mai confuso. Ciò è abilmente ottenuto con dialoghi serrati e puliti, integrati con chiari segnali per la voce fuori campo. Ed è anche qui che Harleen si sente ancora umana. Abbiamo tanti casi in cui i personaggi cadono nella malvagità, rimuovono tutta la confusione e la morale dal proprio indice comportamentale, ma il fatto che Harley Quinn mostri ancora la comprensione di Harleen del mondo che la circonda, consente al personaggio una visione più tridimensionale. I disegni sono incredibilmente stupendi e nitidi, abbiamo un Joker “attraente” e giovane con una Harley altrettanto giovane e bella con tratti riconducibili anche alla sua controparte cinematografica Margot Robbie.
Non c’è molto spazio per la compassione nel reparto di psichiatria, ma ad Harleen le viene concesso un finanziamento dalla Wayne Enterprises per studiare alcuni dei “pazienti” Tra cui, appunto, il Joker. Come dice lui stesso, il Joker può essere pazzo, ma non stupido, quindi quando una donna emotivamente isolata che vuole sinceramente aiutarlo entra nel suo mirino, “permette” di aiutarlo – anche se non proprio come pensava. Oltre al classico racconto della ragazza che si innamora della persona sbagliata e non riesce a fuggire da quella situazione, ci sono molti elementi interessanti in questa novel, quello che più ha lasciato il segno è l’idea del lato oscuro delle persone nonostante l’aspetto ed il comportamento rispettabili. Questo non è un territorio nuovo nemmeno quando si tratta di storie di Joker; il famoso “Killing Joke” è tutto incentrato sull’idea che basta un brutto giorno per spingere una persona normale nella follia assoluta, per non parlare dell’idea che Batman non sia esattamente sano di mente, quindi mi è piaciuto il modo in cui Šejic si sia avvicinato a questo concetto. E’ anche molto importante la natura abusiva del rapporto tra Harley e il Joker che non è stata resa “glamour” in questo volume (come magari l’abbiamo vista nel film Suicide Squad), semmai è sempre molto più inquietante, poiché Harley viene spinta in un luogo disperato dove l’unica mano tesa verso di lei appartiene a qualcuno che quasi l’ha uccisa. Quindi è molto apprezzabile che Šejic abbia fatto la sua Harley consapevole di quanto sia sbagliata la sua situazione, dimostrando anche di non sentirsi in grado di sfuggirle.
Un breve elogio anche al volume fisico cartonato (di 208 pagine) che presenta una sovracopertina molto bella con il suo formato “maxi” 21.6X27.7.