Wolfenstein: Youngblood – Recensione

Vi presentiamo il nuovo capitolo della serie wolfen stein, ecco il nostro pensiero in merito

Con Wolfenstein: Youngblood i ragazzi di Bethesda decidono di sfruttare le possibilità date da uno spin-off per sperimentare sotto diversi aspetti, in vista del già confermato terzo capitolo della saga.

20 ANNI DOPO

Attraverso un timeskip di ben 20 anni da The New Colossus, ci ritroviamo catapultati negli anni ’80, con una missione importantissima: scoprire dove si trova B.J. Blazkowicz, che risulta disperso.
Per farlo entreremo nei panni delle sue figlie gemelle, Jess e Soph, che dopo anni di duri allenamenti nella fattoria di famiglia sono pronte a tutto pur di ritrovare loro padre, arrivando fino a Parigi, città nella quale si sono perse le sue tracce.
Mettiamo subito in chiaro una cosa: dal punto di vista strettamente narrativo, Wolfenstein: Youngblood è ben lontano dai due capitoli precedenti, dato che le scene di intermezzo sono esigue, i comprimari a malapena abbozzati e la trama basilare.

Non è però da considerarsi come un grosso difetto, dato che il titolo è uno spin-off sperimentale che compensa la semplicità della storia con un gameplay ricco di novità ed un prezzo di lancio contenuto.

wolfenstein: youngblood

Per andare avanti con l’avventura lo schema sarà il seguente: dall‘hub di gioco (una base nelle catacombe) dovremo parlare con uno degli npc che ci affiderà una missione secondaria, una volta svolta dovremo ripetere l’operazione fin quando non raggiungeremo il livello necessario ad affrontare le tre missioni principali.
La falla più grande di questo sistema è da ricercarsi nel fatto che per svolgere le varie secondarie ci ritroveremo spesso e volentieri a visitare aree di gioco viste e riviste, e la cosa porterà ad un inevitabile “rushing”, anche a causa della presenza permanente dei nemici, che respawneranno ogni volta che ricaricherete l’area.

SPARA TU CHE SPARO IO

Come facilmente intuibile, la novità principale per la saga sta nel fatto che potremo giocare in cooperativa, facendo partecipare giocatori da tutto il mondo, affidandoci al (valido) bot o invitando un amico attraverso il Buddy Pass.
Quest’ultimo metodo è ottimo poiché non richiede che anche l’altro giocatore acquisti il gioco, dato che sarà sufficiente che scarichi una versione apposita e accetti l’invito (il ps plus però è richiesto).

Detto questo, se avevate timore che la saga di Wolfenstein in cooperativa potesse non funzionare, dovrete ricredervi: l’azione di gioco aumenta a livello di ritmo senza sfociare in un caos ingestibile, la possibilità di rianimarsi non fa abbassare la difficoltà, e le opzioni tattiche per approcciare il nemico aumentano, il tutto condito da una forte sintonia fra le gemelle.
Le fondamenta di tutto ciò si ritrovano nel solidissimo gunplay a cui la saga ci ha abituati, che rende ogni combattimento appagante e pregno della violenza tipica del franchise.

PROGRESSIONE E COLLABORAZIONI ARKANE

In Wolfenstein: Youngblood la crescita delle protagoniste è basata su un sistema di livelli (che vanno a toccare anche i nemici e le missioni): sarà possibile potenziarsi aumentando i punti vita, la corazza, e sbloccando varie abilità come ad esempio la possibilità di prendere da terra armi pesanti.

In aggiunta a questo (basilare) sistema di progressione, attraverso le monete sparse per i livelli di gioco potremo personalizzare e potenziare le armi, andando a mettere mano sulle varie componentistiche, scegliendo così di concentrarsi su potenza di fuoco, precisione o capienza delle munizioni.
Nel complesso il modo in cui miglioreremo le nostre protagoniste non è nulla di rivoluzionario ma svolge comunque il suo sporco lavoro, e fa dei discreti passi avanti rispetto ai precedenti capitoli.

Per quanto concerne il level design, è doveroso sottolineare come il tocco di Arkane Studios sia evidente, dato che ci ritroveremo ad affrontare mappe di gioco più articolate rispetto al passato e dotate di una piacevole verticalità (grazie anche alla possibilità di effettuare doppi salti) che in alcune situazioni permette un maggior ventaglio di approcci per svolgere le missioni.

wolfenstein: youngblood

A tal proposito, una delle feature che più si allontana dall’anima classica di Wolfenstein riguarda la possibilità di poter diventare invisibili per un breve periodo di tempo, aprendo le porte ad un approccio stealth il quale però spesso e volentieri viene meno, a causa del quantitativo enorme di nemici che ci scopriranno in breve tempo.
Quindi alla fine della fiera ho sfruttato l’invisibilità sopratutto per andare da una zona all’altra del mondo di gioco evitando i nemici presenti in aree che avevo già ripulito; spero che in futuro questa abilità venga integrata meglio, o piuttosto accantonata.

GLI ANNI ’80 SECONDO I NAZISTI

La direzione artistica di Wolfenstein: Youngblood risulta decisamente altalenante, dato che se negli interni troveremo varie aree ispirate e pregne di atmosfera, lo stesso non si può dire degli ambienti esterni; Parigi infatti è fortemente militarizzata e perde un po’ di personalità, con strade che pullulano di strumentazioni militari e soldati ed una tonalità di colori basata su un grigio poco accattivante.
Inoltre, gli anni ’80 con tutto ciò che ne consegue sono poco percepibili, e solo alcune piacevoli canzoni ci ricorderanno il periodo in cui è basato il gioco.

A portare sullo schermo tutto ciò troveremo il solidissimo motore grafico idTech, che dona un impatto visivo molto buono e sopratutto una stabilità di prim’ordine, grazie ai 60 fps granitici.

CONCLUSIONI: "Wolfenstein: Youngblood è un valido spin-off sfruttato dalla Bethesda per sperimentare sul fronte del gameplay, basato su una modalità cooperativa ben congegnata che unita ad un prezzo di lancio ridotto ne fanno un titolo che tutti i fan della saga devono avere nella propria libreria."

VOTO FINALE: 6.5

SCHEDA GIOCO

  • DATA RILASCIO: 26.07.2019
  • GENERE: Sparatutto in prima persona
  • SVILUPPATORE: Machine Games, Arkane Studios
  • PUBLISHER: Bethesda Softworks
  • PIATTAFORME: Playstation 4, Xbox One, PC 
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