EMOZIONI ARTIFICIALI

17 Feb 2016

[vc_row][vc_column][vc_column_text]

EMOZIONI ARTIFICIALI

[/vc_column_text][vc_separator color=”custom” border_width=”4″ accent_color=”#dd3333″][vc_column_text]

Ci sono momenti nella storia del cinema che colpiscono, ti rimangono nella memoria.

Sicuramente in questa categoria rientrano i monologhi, e oggi parliamo dell’origine del monologo, quello che sappiamo tutti a memoria, che nemmeno Baglioni è riuscito a rovinare (sentitevi L’ultimo omino dall’album Io sono qui, fortunato Baglioni a non esser qui mentre lo ascoltavo, mortacci sua!).

[/vc_column_text][vc_column_text]

[/vc_column_text][vc_column_text]

Con questo monologo ci saluta uno dei personaggi più iconici della fantascienza, Roy Batty, l’androide cattivo di Blade Runner, interpretato da un maestoso Rutger Hauer.

Inizialmente il brano finale era molto più lungo, al punto che Rutger Hauer lo considerò pesante e noioso; in una sua biografia, l’attore racconta come decise di accorciarlo, inserire il riferimento alle battaglie presso le porte di Tannhauser per dare credibilità al ruolo di soldato speciale di Roy; sempre lui decise che a chiudere il monologo fossero le parole “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, è tempo di morire”. Quando lo recitò sul set scese il silenzio, raccontano Scott e Peoples nel documentario della BBC Dangerous Days: on the edge of Blade Runner, la potenza e il pathos della voce di Hauer stregarono tutti e non pochi membri della crew piansero dall’emozione; fu sempre Hauer a portare una colomba sul set, intenzionato a farla volare poco prima della sua morte, ma le piume appesantite dall’acqua impedirono questa scena, che con maestria lui trasformò in un tenero abbraccio tra il replicante e il docile volatile.

blade runner

Seguiteci per altre Nerd Pilss

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Lascia un commento