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UNA DIAGNOSI PER NATHAN NEVER
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Questa non è una recensione. E’ una diagnosi. La prognosi è di circa tre anni. 42 mesi per la precisione. Il paziente si chiama Nathan Never.
Non è una recensione perché non c’è bisogno. Siamo alle solite. Storie con poco spessore, personaggi poco approfonditi, fantascienza poco o per nulla presente.
Ripongo, e riponiamo, tutte le mie e le nostre speranze nelle tre miniserie che dovranno rilanciare il nostro eroe, di alti e bassi nella vita ce ne sono tanti, ma lui ha bisogno proprio di una bella rinfrescata. Di partire da sè stesso insomma, come ognuno di noi quando affronta o ha affrontato un periodo difficile nella propria vita. Aspettiamo il numero 300 con cui si concluderà (come sempre più vogliono i rumors) la vicenda di Omega, antagonista mal gestito e di poco spessore, relegato spesso a testate collaterali (arridatece Aristotele Skotos e Mr. Alfa!!).
Una diagnosi, abbiamo detto: il nostro amico è malato, di una malattia che si trascina dietro da un bel po’ di anni. Non so quando sia iniziata. Siamo praticamente cresciuti insieme, ero poco più che un bambino quando ci siamo conosciuti, forse era il disincanto degli anni adolescenziali e della prima maturità, accompagnata da una ricerca del mondo e da un romanticismo (quello con la “R” maiuscola) che è proprio di quell’età. Non me ne sono accorto quando si è ammalato, perché una persona cambia e quando cambia e ti accompagna da una vita non te ne accorgi. Ma si vede che c’è qualcosa che non va.
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Non una recensione, sarebbe troppo ingloriosa.
Storie che un tempo avrei bollato come discrete ora sembrano stupefacenti. Errori di pianificazione, personaggi spariti nel limbo o liquidati come carta straccia, trame poco interessanti o mal sviluppate, “omaggi” ad altre testate o ispirazioni anch’esse mal sviluppate (mi viene in mente uno su tutti la storia di Giustizia per Elodie Carter, di alcuni mesi fa, che faceva pesantemente eco ad una storia di Topolino – senza nulla togliere a Topolino – di fine anni Ottanta, per essere precisi Topolino e la telefonata fantasma) Ma una critica ad un amico fa bene. Magari è quello che serve a dargli una sterzata.
Ma alla fine qual’è (o quale potrebbe essere) la cura? Come già detto prima , ripartire da se stessi, con le miniserie. Ridurre e razionalizzare le testate collaterali (come promesso da tempo), dando più qualità alla serie regolare. Io, e non solo io, speravo in una chiusura di Asteroide Argo con l’albo in uscita a gennaio (non me ne voglia Bepi Vigna, che tanto stimo), invece mi trovo le tavole di preparazione dell’albo del 2017… vabbé…
[/vc_column_text][vc_custom_heading text=” La speranza è che tornino delle miniserie di spessore come quella sulla Fratellanza Ombra” font_container=”tag:p|font_size:14|text_align:center|color:%23dd3333″ google_fonts=”font_family:Roboto%20Slab%3A100%2C300%2Cregular%2C700|font_style:400%20regular%3A400%3Anormal”][vc_single_image image=”13441″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]
In ultima istanza una riflessione. Ho letto non troppi giorni fa, a proposito dei dati di vendita dell’ultimo mese del mercato americano, che è un settore in piena crescita. Non voglio fare adesso un analisi di questo, ci sarà tempo in altro luogo e momento, ma intravedo un problema, per l’Italia, con un mercato ancorato alla tradizione, poco in evoluzione, o in evoluzione sbagliata, poco sperimentalismo… Anche per questo bisognerà fare una diagnosi…
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