Una delle mie letture preferite è da sempre Rat-Man. Il supereroe creato da Leo Ortolani (e che per mia somma tristezza sta arrivando alla fine della sua onorata carriera) ha sdoganato in modo perfetto il concetto di fumetto comico e irriverente, animato da una vena di politIcally uncorrect che ha fatto decisamente la sua fortuna; non solo, ma ha avuto anche l’ardire di mettersi in ridicolo anche figure sacre del panorama del mondo delle nuvole parlanti, con un mix fra al venerazione e la derisione.
A inserirsi in questo contesto tocca ora a The Sparker, alias Stefano Conte, che con SaldaPress si presenta ai lettori con il primo volume di Volt, dal profetico titolo di Che vita di Mecha…. Non è la prima volta che The Sparker cerca di farsi notare, avendo provato la strada dell’autoproduzione, ma in occasione della scorsa edizione di Lucca Comics è arrivato il primo numero di Volt con il logo della SaldaPress, che speriamo sia l’inizio di una proficua (e prolifica) collaborazione.
UN GIOVANE ROBOT FUMETTISTA DEVE AFFRONTARE UNA SFIDA SENZA EGUALI: LAVORARE IN UNA FUMETTERIA!
Perché Volt è dannatamente divertente.
Alla base c’è un umorismo che colpisce direttamente tutti coloro che bazzicano il mondo dei fumetti, ma in modo particolare i frequentatori delle fumetterie. Scegliere di prendere un qualcosa di reale e trasformarlo in fumetto è una bella sfida, devi riuscire a bilanciare lo slancio creativo con la realtà, far ridere il lettore ma partendo da fatti comuni, sfruttando scene che chi sfoglia l’albo ha sicuramente vissuto almeno una volta nella vita. In questo The Sparker ha colpito pienamente il segno, riuscendo a creare un personaggio, Volt, che incarna una sensazione e uno spirito che molti di noi appassionati lettori di fumetti abbiamo vissuto almeno una volta nella vita.Il nostro Volt, ormai anziano e segnato da una vita come Guardiano, racconta ai suoi nipoti quando anni prima aveva un sogno: diventare un fumettista! A ostacolare il suo sogno c’era un nemico implacabile, invincibile: la madre. Il rapporto tra i due è semplicemente esilarante: da un lato il giovane robot cerca di inseguire il suo sogno, dall’altro la madre vuole che lo sfaticato figlio la smetta con malsane velleità artistiche e si cerchi un lavoro. Per meglio rendere l’idea dell’oppressiva figura materna, viene realizzata come una versione in gonnella di Darth Vader, il che apre ovviamente a citazioni al signore dei Sith che vengono inserite in modo così preciso e intelligente da far crepare dal ridere. La sorte vuole che tramite escamotage vari Volt venga assunto in una fumetteria, dando inizio ad una serie di avventure che mostreranno il lato comico degli appassionati di comics, e in cui non faticheremo a riconoscerci.
Il tratto stile cartoon con forti riferimenti ai manga è uno dei punti forti di Volt. Il suo approccio stilistico si sposa benissimo con lo spirito comico della storia, consentendo a The Sparker di estremizzare le espressioni dei personaggi, aggiungendo ancora più carisma alla storia. Ma è proprio la storia il punto forte, il suo realismo nascosto (ma neanche troppo) dietro le mille citazioni dei capisaldi della cultura nerd (da Star Wars, a Il Signore degli anelli e alla cultura manga) è la chiave del fascino di Volt, mostra come The Sparker abbia una più che diretta conoscenza del tema trattato! Geniali anche le sezioni a fine albo, Noi Robot, una rivisitazione in chiave comica dei mitici robottoni anni ’80, Le cinetiche mangavventure di Mangaman (il fumetto di Volt H. Power) ma soprattutto che Vita di Mecha, sezione in cui vengono raccolte strisce ispirate a racconti dei lettori o titolari di fumetterie, in cui si vede come Volt non sia poi così lontano dalla realtà!