Un salto nel passato: lo spettacolo horror di Jens Lehmann

21 Gen 2023

Un salto nel passato: lo spettacolo horror di Jens Lehmann

“Un buon portiere vale mezza squadra”, recita un vecchio detto. Lo sapeva bene il Milan, che verso la fine del secolo scorso ha attraversato una crisi d’identità assoluta tra i pali. Prima della stagione 1998/99, il Milan credeva di aver risolto il problema della retroguardia ingaggiando l’astro nascente tedesco Jens Lehmann.

Tuttavia, l’esperienza in rossoblù del futuro Arsenal si rivelò breve e infruttuosa. È stata condannata da una partita sfortunata, in cui Lehmann è stato responsabile di tutti e tre i gol con cui la Fiorentina ha smantellato il Milan a San Siro. Forse era troppo presto e troppo poco per considerarlo inadatto alla Serie A, ma fu così.

L’arrivo a Milano

Il Milan e Lehmann si sono stretti la mano nella sessione invernale del mercato e il custode tedesco è tornato in patria, al Borussia Dortmund, prima di trovare fortuna in Premier League.

Ma come ha fatto Lehmann ad approdare nel Belpaese, in un’epoca in cui vedere un portiere non italiano a guardia dei pali era una rarità assoluta in Serie A? Per anni, il re indiscusso del Milan tra i pali è stato il gigantesco e irascibile Sebastiano Rossi. A 32 anni, però, Rossi cominciava a perdere smalto.

I rossoneri avevano cercato di tamponare la situazione ingaggiando Angelo Pagotto, promessa dell’U-21, dalla Sampdoria e Massimo Taibi dal Piacenza. Nessuno dei due, però, era riuscito a reggere la pressione, forse schiacciato dalla presenza di Rossi, e aveva finito per commettere alcuni errori banali che avevano portato Rossi a riconquistare il posto da titolare tra i pali.

Con l’avvicinarsi della campagna 1998/99 e le scommesse che fruttavano su NetBet, il Milan iniziò quindi a guardare fuori dai confini italiani e mise gli occhi sul tedesco dal cuore di pietra. Lehmann si era fatto conoscere in Italia due anni prima, quando aveva guidato il suo club d’infanzia, lo Schalke 04, alla conquista della Coppa UEFA ai rigori contro i rivali rossoneri dell’Inter.

Lehmann durò ancora meno di Pagotto e Taibi

La sua personalità glaciale e la sua compostezza teutonica sembravano esattamente ciò che serviva per sopportare la presenza intimidatoria di Rossi e, allo stesso tempo, per fare bene in campo. Eppure, per qualche motivo, il risultato fu lo stesso: Lehmann durò ancora meno di Pagotto e Taibi. Il 26 settembre 1998, il Milan accolse la Fiorentina a San Siro nella terza giornata. Entrambi i club avevano iniziato il campionato con due vittorie. Lehmann aveva avuto vita facile contro Bologna e Salernitana, quindi affrontare i viola e il loro formidabile attaccante Gabriel Batistuta sarebbe stata la sua prova del fuoco. E così è stato. Una giornata storta può capitare a tutti e, infatti, se la prestazione di Lehmann in quella giornata fu orribile, lo stesso si può dire di quella di Alessandro Costacurta. (La cui carriera al Milan parla da sola).


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