Top Gun: Maverick – la recensione

Tom Cruise torna nel suo ruolo migliore in Top Gun: Maverick

Questo film è un remake di un noto film uscito nel 1986, uno di quei film che oggi definiremmo storico, iconico, ma anche un’americanata, e questo sequel fedelissimo alle origini non è da meno. Top Gun: Maverick presenta la stessa essenza del primo film, sia nel bene che nel male. Ed abbiamo anche aspettato abbastanza per vederlo.

Forse non sarà totalmente oggettivo, ma a me Tom Cruise non ha mai fatto impazzire, sia perché non ho simpatia verso chi è legato ad un culto di fanatici, ma anche perché non l’ho mai seguito da vero fan, non è uno di quegli attori dei quali aspetto un qualsiasi film, ma una cosa va detta: Tom Cruise ha quasi sempre scelto i film “giusti”, molti sono diventati dei cult anche involontariamente, come Top Gun, ma anche Born on the Fourth of July, Jerry Maguire e The Last Samurai, tutti film dove Tom da il meglio, su ruoli cuciti appositamente su di lui. Inoltre, nonostante io non sia un fan dei suoi film action, bisogna dire che vedere un quasi sessantenne fare tutti quegli stunt, non ci lascia indifferenti. Ed ecco, in questo film, abbiamo un Tom Cruise nella sua forma migliore.

Top Gun: Maverick, come detto poc’anzi, riprende totalmente l’essenza del primo film sotto ogni aspetto, e non solo con Tom Cruise: si apre con colori caldi, con una musica meravigliosa, e subito riconosciamo l’impronta del film precedente, quasi da sembrare un sequel fatto qualche giorno dopo, tranne, e mi sembra chiaro, per l’evoluzione degli effetti speciali, capaci di creare delle scene talmente adrenaliniche, che ti viene la voglia di invadere la Russia.

Sì, la Russia, perché come il film precedente, anche questo è assolutamente contro quel continente che oggi crea non pochi problemi. Il paese non viene mai nominato, ma sappiamo tutti che i Mig sono russi, e vorrei anche mostrarvi un’altra cosa, e qua spenderemo due righe in quella che molti esperti definiscono geopolitica (tecnicamente io sarei esperto geopolitico proprio in merito alla Russia, pensate che risate) ma che in verità si chiama geografia:

Vedete a sinistra gli Stati Uniti d’America e a destra la Russia? Ecco, a meno che non siate terrapiattisti, sapete benissimo che non bisogna andare da sinistra verso destra, perché facendo il giro contrario, abbiamo una distanza di 95 km. Al netto di questo, il “paese nemico” senza nome si raggiunge dalla costa ovest, tramite mare, e mostra un territorio montuoso ed innevato. Oltre a questo, divise nere stereotipate, linguaggi sconosciuti e riferimenti ad aerei che superano il mach 10 racchiudono il quadro abbastanza schierato, e lascio agli spettatori il peso del dare una lettura positiva o negativa di questo aspetto, che come confermato prima, è totalmente americano.

Per continuare il fattore feels, abbiamo il cast (tutti bravi dobbiamo dire) che ritorna anche in maniera indiretta, come Rooster figlio di Goose, ma ritorna anche Ice, e vedere nuovamente Val Kilmer sullo schermo è stata un’emozione non da poco.

Il ritorno di tutti i vecchi elementi rendono Top Gun: Maverick il sequel perfetto in un periodo dove ogni giorno esce un remake o un sequel, senza mostrare elementi che stonano dal film precedente, sempre considerando il tenore di questo film, ossia “l’americanata”, in cui troviamo l’ex pilota con i sensi di colpa, il senso paternalistico, la nostalgia, la malinconia, e tutto il solito pacchetto che ci porta questo genere di film, ma che alla fine dei conti, ci piacciono, e Tom Cruise ci fa sempre simpatia, bravo ragazzo.

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CONCLUSIONI: In un mondo di sequel e remake, Top Gun: Maverick si impone su tutti, presentandosi come un film perfetto, chiaramente nel suo genere, intrattenendo con una storia senza fronzoli ma per questo funzionale, con scene spettacolari e girate alla perfezione, con un montaggio frenetico accompagnato da una musica perfetta. Non mancano i momenti teneri, ma quelli non ci interessano.

VOTO FINALE: 8

SCHEDA FILM

  • USCITA: 25/75/2022
  • GENERE: Azione
  • REGIA: Joseph Kosinski
  • DURATA: 137 minuti
  • SCENEGGIATURA: Ehren Kruger, Christopher McQuarrie, Eric Warren Singer
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