THE WITCHER LA SIGNORA DEL LAGO

OGNI SAGA HA UNA FINE

9 Dic 2015

Iniziare a leggere un ciclo di romanzi è sempre una sfida, non si sa mai se il primo volume sarà la partenza di una splendida avventura o se, al contratio, ci allontanerà da un mondo che sta prendendo vita, ma che ci offre poco appeal.

Quando Andrej Sapkowski iniziò la storia di Geralt non credo che immaginasse quanto questa sua saga avrebbe profondamente influenzato la scena fantasy europea; sarebbe fin troppo facile citare l’ottimo videogioco in tre capitoli della CD Projekt RED (abbiamo parlato qui qualche tempo fa del terzo capitolo ), che ha comunque giovato molto alla fama del personaggio di Geralt, ma il fascino dei libri di Sapkowski ha influenzato anche un nutrito numero di cosplayer che nell’ultima edizione del Lucca Comics hanno scelto il volto (e le cicatrici!) dello strigo per la propria maschera.


ARRIVA L’EPIOLOGO PER LE AVVENTURE DI GERALT DI RIVIA, E SPAKOWSKI NON RENDERA’ L’ADDIO TROPPO SEMPLICE!


Da pochi giorni è uscito il settimo volume della saga letteraria di Geralt, La signora del lago.

Mi spiace dirlo, ma pare che siamo di fronte all’ultimo capitolo delle avventure dello strigo e della sua combriccola di avventurieri; è vero, ogni saga ha diritto ad un finale, ma quando si respira un profumo di avventura così intenso e piacevole, dispiace pensare che siamo arrivati alle note finali di un’epopea tanto appassionante.

Nel libro in questione, il lettore può finalmente scoprire come termina l’estenuante ricerca di Ciri, la giovane striga tanto cara a Geralt, che ha messo in gioco tutto il suo mondo pur di proteggere la ragazza dal suo destino. Mosso da un senso di paterno nei confronti di Ciri, Geralt, nel corso della saga, ha avuto modo di farsi molti nemici, intenzionati ad ostacolarlo, ma ha anche avuto modo di conoscere persone eccezionali e stringere amicizie che hanno saputo emozionare ed appassionare chi, come il sottoscritto, divorava famelico le pagine di Sapkowski.

La signora del Lago ha il duro compito di chiudere questo lungo inseguimento, in un frenetico balletto di battaglie, ricongiungimenti e colpi di scena; nonostante abbia tanto da dire, la capacità dell’autore di sapesi trattenere, di controllare e scandire con accortezza il ritmo della storia è la chiave del successo del libro.

Le inevitabili rese dei conti con i cattivi, il continuo confrontarsi con i mille intrighi politici di regni e Gilde e le relazioni personali che spesso intralciano la missione sono il modo perfetto per riuscire a dare ai personaggi una connotazione reale; vedere come Geralt patisca le mille traversie che lo hanno colpito, sentire nei suoi dialoghi come traspare la stanchezza per le lunghe cavalcate o le ginocchia malandate rende lo strigo incredibilmente umano, proprio lui che da tutti viene considerato un mostro per le proprie capacità.

È questa la forza di Geralt, il sapersi porre come un duro, un personaggio apparentemente roccioso, conscio di non esser visto come un individuo qualunque, ma anzi odiato per la sua diversità, nonostante nel suo intimo patisca questa sua anormalità; in quanto strigo non potrà mai aver figli, gode di una vita più lunga, che lo porta a vedere morire degli amici e ad aumentare il suo senso di isolamento. Nemmeno l’amore per la sua Yennefer, una potente maga, sembra potere avere un’aura di normalità essendo i due amanti spesso su diversi fronti in momenti cruciali della storia.

E poi abbiamo Cirilla, la piccola Ciri che durante il ciclo di libri cresce, acquisisce i suoi poteri e diventa la preda più ambita di tutti i regnanti; la giovane è il fulcro della vita di Geralt, che vede in lei la figlia che non potrà mai avere, quasi fosse la sua occasione di fare la scelta giusta, proteggendo una delle poche persone che siano per lui famiglia.

Ne La signora del Lago l’autore non risparmia nulla a Geralt, sia nel dolore fisico dei tanti scontri che nelle mille ferite dell’anima con cui colpirà il proprio protagonista; anche alla giovane Ciri verranno inferte coltellate profonde, come se lo strigo e la giovane siano destinati ad adempiere al proprio destino nel modo più duro e spietato possibile.

Non sono solo gli eventi descritti ad essere impietosi coi due eroi, ma anche lo stile di Sapkowski, col suo essere diretto, senza perdersi in giri di parole, anzi spesso usandone poche ma efficaci per dare un ritmo serrato allo scorrere della storia; durante gli scontri i colpi inferti e le mosse dei lottatori vengono descritti con una semplicità ed una precisione millimetriche, quasi a voler risparmiare ai personaggi ogni ulteriore fatica. Anche nei dialoghi si vede la cura e l’identità dei personaggi, lasciando le locuzioni e la raffinatezza ai signori, mentre i personaggi di lignaggio inferiore non lesinano in volgarità e turpiloqui; è una cura del dettaglio gradevole, il sapere ritrarre un personaggio così perfettamente indica quanto un autore abbia men in mente il proprio mondo, ma soprattutto come voglia intensamente che il lettore entri a farne parte, sentendolo anche suo.

Spakowksi ha pensato per la sua saga una chiusura aspra, intensa ed al contempo tenera, un miscuglio di emozioni ed eventi che sia una sorta di commiato senza rancore tra l’autore ed il suo pubblico. Per quanto sia dura salutare un personaggio così carismatico come Geralt di Riva, è giusto che un ciclo di storie abbia un finale, e quando la fine arriva con un libro come La signora del Lago non si può che accertarlo, con un filo di nostalgia, ma con la soddisfazione che anche il nostro eroe abbia finalmente la giusta ricompensa!

CONCLUSIONI: La signora del Lago chiude uno dei più bei cicli fantasy degli ultimi anni. Spakowsi riesce a chiudere tutte le trama imbastite nei sei volumi precedenti, non risparmiando ai propri personaggi quella durezza che caratterizza il mondo in cui vivono; è però la loro ostinazione, quel senso di famiglia che li muove a dare a tutto il libro un'anima intensa e magnetica. Degno finale di una saga stupenda! CATARTICO

VOTO FINALE: 7.5

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