The Outer Worlds (Switch) – Recensione: Ora è portatile, ma ne vale la pena?

Riuscirà l'apprezzatissimo RPG in prima persona dei creatori di Fallout a risplendere di luce propria sull'ibrida Nintendo?

Da autori come Tim Cain e Leonard Boyarsky, entrambi impegnati nello sviluppo della serie Fallout, non potevamo che aspettarci un RPG di spessore, ed è così che lo scorso ottobre Obsidian Entertainment portava su PC, Xbox One e PS4 The Outer Worlds, un’esperienza ruolistica chiaramente figlia dei più grandi successi in seno a Bethesda.

Solo nell’ultima settimana, però, il promettente titolo prodotto da Private Division ha potuto fare il suo debutto su Nintendo Switch, portando con sé l’universo di Alcione e tutte le sue storie offerte ai possessori delle altre piattaforme di gioco. Apriamo questa recensione premettendo un dettaglio fondamentale: il gioco è arrivato sull’ibrida della casa di Kyoto senza subire alcun taglio a livello contenutistico, e malgrado un profilo tecnico piuttosto deludente, il lavoro svolto da Obsidian rimane piacevole e apprezzabile. Non è facile descrivere questa conversione per console Nintendo senza farsi prendere la mano dallo sconforto, poiché è evidente come l’hardware di Switch e il lavoro svolto dal team preposto all’operazione di porting non riesca nell’intento di tradurre con efficacia la bontà del titolo originale.

In realtà, considerando l’inclusione del titolo nel sempre più abbordabile servizio ad abbonamento Xbox Game pass di Microsoft, è anche difficile poter suggerirne l’acquisto a coloro fossero interessati e fossero anche in possesso di un PC sufficientemente performante o di una Xbox; poiché al netto degli evidenti punti a favore della produzione firmata dai due pilastri della scena Western RPG, The Outer Worlds su Nintendo Switch rimane un titolo… a malapena funzionante. Ma andiamo con ordine e vediamo di analizzare maggiormente in profondità il titolo Obsidian, qui portato su Switch da Virtuous (già autori dei porting di Bioshock: The Collection, sempre per Nintendo Switch).

The Outer Worlds 1

Dallo spazio con furore

The Outer Worlds catapulta i giocatori in un universo alternativo, in cui la storia ha portato alla nascita di megacorporazioni pronte a tutto pur di controllare la vita delle persone; il futuro del titolo Obsidian è sì ambientato in pianeti iper-colorati, ma la decadenza di un capitalismo sfrenato – chiaramente critica a ciò che accade nel nostro presente – ha plasmato una realtà che sembra quasi cristalizzata ai primi del ‘900. Nei panni di un colono risvegliato all’improvviso da un sonno criogenico, spetta a noi fare la conoscenza di un universo fortemente sofferente, ma mai intriso di bieco pietismo come ci si potrebbe invece aspettare. Uno degli aspetti maggiormente critici della produzione Private Division è infatti quello relativo alla scrittura: in tal senso, Obsidian può vantare un grande numero di sceneggiatori di talento, e il tutto non fa altro che confermare la grande qualità dell’esperienza ruolistica messa in campo.

Il passaggio a Nintendo Switch non è riuscito certamente a cancellare la bontà generale dei dialoghi, o le ramificate possibilità narrative dell’opera originale, e in tal senso la sua portabilità non può altro che fare gola ai giocatori dinamici e sempre in viaggio in cerca di qualche titolo story driven di spessore. The Outer Worlds ha il DNA di un solido RPG ben scritto e il tutto è reso abbastanza evidente da missioni principali e secondarie sempre intavolate in modo tale che possano essere approcciate secondo lo stile di gioco che più aggrada chi tiene il joypad in mano: molto spesso tensioni fra fazioni (qualcuno si ricorda Fallout: New Vegas?) e intrecci minori possono essere risolti con l’uso di un’accorta dote oratoria piuttosto che affidandosi al gunplay o alle bieche botte da orbi. Non a caso, il gioco sfoggia dialoghi ben scritti, spesso brillanti e ben interpretati da attori americani, fortunatamente tradotti testualmente in modo professionale anche nell’edizione italiana.

The Outer Worlds 2

L’apparato RPG, inoltre, offre una grande varietà di opzioni di personalizzazione del proprio avatar, che oltre ad essere plasmabile secondo le proprie velleità estetiche, può anche contare su un fitto sistema di statistiche numeriche, un background selezionabile all’inizio del gioco e una sistema di perk, chiamato “vantaggi”, che permette di dare maggiore spessore al proprio avatar per prepararlo ad un altro aspetto grandamente curato dagli interni di Obsidian: il loot. Il gioco è letteralmente ripieno di armi, armature e accessori da trovare, smantellare, personalizzare con qualità uniche, tutte rintracciabili sulla mappa o alla fine di una tortuosa quest, magari trovata per caso mentre si esplorava una delle tante città esplorabili. Certo, manca l’idea di aggirarsi per un open world interconnesso come in titoli come il già citato Fallout o altri RPG occidentali già apparsi su Switch, come The Witcher 3; sebbene la nave spaziale in dotazione al protagonista funga da hub mobile per pianeti percorribili di grandezza variabile, non sarà mai possibile lanciarsi nell’esplorazione di pianeti lontani come ci si aspetterebbe da una premessa narrativa come quella inaugurata dalle prime ore di gioco. La scelta, in realtà, non è poi malvagia: la mole di contenuti è comunque ricca e le avventure percorribili sono intriganti e modificano attivamente lo svolgimento della storia principale – o quella dei compagni arruolabili -. Una produzione più contenuta come quella di The Outer Worlds dimostra, anche messa a confronto con titoli maggiormente ambiziosi e vantanti valori di produzione più alti, di poter dire la sua in quanto ad esperienza squisitamente ruolistica, vantando anche un ritmo praticamente esente dei caratteristici tempi morti dei videogiochi con vaste mappe esplorabili.

The Outer Worlds

Eppur… si muove!

Di contro, l’esperienza più propriamente ludica soffre di una certa blandezza esecutiva, vuoi per un gunplay che scimmiotta quello già non eccezionale di Fallout (con tanto di copia spudorata del sistema VATS) e un sistema di collisioni un po’ impreciso che non aiuta di certo gli scontri di mischia ad essere ricordati come memorabili. Progredendo nel gioco e sbloccando abilità sia per sé che per i compagni, si assiste comunque ad una stratificazione di meccaniche che allontana lo spettro, forse un po’ simplicistico, rappresentato dalle prime ore col joypad in mano, ma se si avesse mai giocato un RPG in prima persona del filone Bethesda degli ultimi 15 anni, The Outer Worlds ne rappresenterebbe una goffa copia carbonepubblicata a prezzo pieno nel 2020. Un peccato, considerata la grande attenzione profusa nel dettagliare un sistema di statistiche e di personalizzazione dei personaggi che ha molto da insegnare a videogiochi anche più blasonati. Il consiglio che vi possiamo dare, in ogni caso, è quello di provare ad alzare l’asticella del livello di sfida selezionando un livello di difficoltà più alto rispetto a quello predifinito: aiuta il gioco a rendere maggiormente incisivo il carrozzone di statistiche e variabili messo in piedi da Obsidian e rende il gioco maggiormente apprezzabile di quanto invece sarebbe a difficoltà normale.

In virtù di un livello di produzione chiaramente non paragonabile a quello di colossi dell’intrattenimento come quelli dei già citati titoli western RPG, The Outer Worlds contava nella sua incarnazione originale un comparto tecnico più che altro sorretto da un’indovinata direzione artistica, fatta di suggestioni fluo-retrò e una palette cromatica la cui saturazione era volutamente esagerata per ornare panorami alieni dai tratti insoliti e per certi versi simili a quelli visti in videogiochi come No Man’s Sky. Su Nintendo Switch, il comparto tecnico è stato fortemente ridimensionato, con un livello di dettaglio ambientale azzoppato da una risoluzione dinamica che fatica a mostrare su schermo quel che accade senza trasformare il tutto in un’accozzaglia di colori smorti e frame-rate ballerino, specie durante gli scontri a fuoco. Il gioco è stato sviluppato in Unreal Engine 4, e proprio per questo si pensava che la conversione potesse sfruttare la grandissima versatilità dimostrata dal prodotto Epic Games. Il risultato finale, purtroppo, è spesso molto sfocato, al punto di rendere alcuni scontri a distanza addirittura impraticabili, con elementi poligonali che continuano a fare pop-up e texture che non si caricano in tempo quando ci si avvicina ad elementi strutturali maggiormente dettagliati. A condire il tutto ci sono poi dei tempi di caricamento piuttosto lunghi, insostenibili se si comincia a fare avanti e indietro fra un luogo e l’altro durante il compimento di quest e missioni secondarie. Immergersi in un RPG d’atmosfera come The Outer Worlds dovendo sottostare a compromessi di questo tipo potrebbe risultare, insomma, estremamente ostico, soprattutto se il pegno da pagare è quello di essere intenzionati a giocare il titolo seduti comodamente nel proprio salotto d’innanzi ad un display dal polliciaggio generoso. D’altra parte, chi fosse interessato ad un titolo simile e fosse in possesso solamente di Nintendo Switch, magari utilizzata in modalità portatile durante a viaggi o nel mezzo del traffico metropolitanto, potrebbe comunque chiudere un occhio sul profilo tecnico per ritrovare la bontà di un vasto RPG di spessore che rimane, in ogni caso, integro in questa sua incarnazione portatile. Difficile stimare quanto cara si possa pagare la portabilità di un’esperienza simile.

CONCLUSIONI: The Outer Worlds è un solido RPG in prima persona che potrebbe sembrare un po' derivativo e forse non all'altezza di confrontarsi con altre produzioni RPG ad ampio respiro già disponibili per Nintendo Switch, ma nasconde sotto il cofano di una vettura d'epoca un motore ruolistico ben oliato da professionisti del settore. L'edizione Nintendo Switch sviluppata da Virtuous rende un po' difficoltoso consigliarvene l'acquisto, soprattutto in virtù della sua inclusione a prezzo molto più ragionevole nel servizio a sottoscrizione mensile Xbox Game Pass, ma se nel caso si possedesse solamente la console Nintendo o si fosse alla ricerca di un'esperienza story driven da consumare agilmente in tutta portabilità, questo potrebbe uno dei titoli papabili.

VOTO FINALE: 6.9

  • Scrittura di spessore
  • Storytelling dinamico
  • Molte possibilità di personalizzazione del proprio stile di gioco
  • Direzione artistica piacevole
  • Il primo gioco Obsidian che non soffre di bug a non finire
  • Sistema di combattimento non esattamente freschissimo
  • Comparto tecnico fin troppo sacrificato
SCHEDA GIOCO

  • DATA RILASCIO: 05/06/2020
  • GENERE: RPG in prima persona
  • SVILUPPATORE: Obsidian Entertainment / Virtuous (porting)
  • PUBLISHER: Private Division
  • PIATTAFORME: Nintendo Switch, PS4, Xbox One, PC
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